LA TRADIZIONE RIPENSATA
giovedì 22 marzo, ore 20.30
Laboratori delle Arti/Auditorium
LA TRADIZIONE RIPENSATA
Alessio Bidoli, violino; Bruno Canino, pianoforte | musiche di Igor Stravinskij, Sergej Prokof’ev, Maurice Ravel, Francis Poulenc
INGRESSO GRATUITO CON RITIRO DI COUPON DALLE ORE 19.30
In collaborazione con la Fondazione “Musica Insieme” di Bologna
Le quattro opere in programma si rifanno tutte – sia pur con diverse temperie e differenti intenti – a quella corrente estetica denominata neoclassicismo, che ebbe come principale elemento distintivo il recupero e la rielaborazione di tratti stilistici e procedimenti compositivi della tradizione musicale del XVIII e del XIX secolo. La Suite italienne di Stravinskij (1925) è una rielaborazione per violino e pianoforte di cinque degli undici movimenti della suite orchestrale tratta dal Pulcinella, di certo la composizione più rappresentativa degli esordi della svolta neoclassica europea “après la guerre”. Nelle Cinque melodie (1920) di Prokof’ev risalta in particolare la cantabilità lirica del periodare melodico, cantabilità che spesso ricorda il patetismo ‘vocale’ di tante pagine strumentali, soprattutto violinistiche, del tardo Ottocento. La Tzigane (1924) di Maurice Ravel, riassume e nel contempo ulteriormente incrementa il repertorio di effetti, figure, invenzioni e gesti sonori del virtuosismo trascendentale del XIX secolo. La Sonata per violino e pianoforte di Francis Poulenc (1943) costituisce un originale tentativo di contemperare elementi propri del sonatismo cameristico brahmsiano e della ricerca timbrico-armonica dell’ultimo Debussy.
Programma:
Francis Poulenc (1899 - 1963)
Sonata per violino e pianoforte Op. 119
Allegro con fuoco
Intermezzo (Très lent et calme)
Presto tragico
Igor Stravinskij (1882 - 1971)
Suite Italienne
Introduzione
Serenata
Tarantella
Gavotta con due variazioni
Scherzino
Minuetto e Finale
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Sergej Prokof’ev (1891 - 1953)
Cinque melodie Op. 35 bis
Andante
Lento ma non troppo
Animato ma non allegro
Allegretto leggero e scherzando
Andante non troppo
Maurice Ravel (1875 - 1937)
Tzigane, rapsodia per violino e pianoforte
Lento, quasi cadenza
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Il programma del concerto getta un ponte fra Russia e Francia, attraverso le opere di quattro maestri che avevano visto i loro nomi riuniti sotto le affiches dei Ballets Russes di Diaghilev e che delle due culture rappresentano il legame con la tradizione unito al gusto per la ricerca.
Il concerto si apre con la Sonata op. 119 che il parigino Poulenc compose nel 1942-1943 in memoria del poeta spagnolo Federico García Lorca. Autore prolifico di musica da camera, Poulenc arrivò con un certo ritardo a scrivere per violino, strumento che non amava nella veste di solista. Costantemente insoddisfatto anche a lavoro ultimato (che revisionò nel 1949), ebbe spesso a riferirsi a questa partitura come a un monstre, un completo fallimento, nonostante i «dettagli saporiti» dovuti alla violinista, e prima interprete della Sonata, Ginette Neveu, che lo aiutò nella redazione. Il primo movimento Allegro con fuoco è giocato sulla contrapposizione fra la sezione iniziale, dalle figure melodiche aspre e spezzate, e passaggi più distesi, in cui emerge un puro lirismo di matrice romantica. Segue l’Intermezzo (Très lent et calme), che prende avvio in un’atmosfera dolce e malinconica: dopo l’introduzione trapuntata dai leggeri ribattuti del pianoforte, il violino intona una melodia dal sapore antico. Nel Presto tragico il dialogo fra i due strumenti si fa eccentrico e movimentato, grazie a rapidi trapassi e ravvicinati richiami melodici da salon parigino, che sfociano in ultimo nell’intensa conclusione: la tragicità della composizione è riassunta nella brusca alternanza fra le dinamiche piano e forte delle poche e distanziate note finali.
Composto fra il 1919 e il 1920, il ‘balletto con canto’ Pulcinella è la prima composizione neoclassica di Igor Stravinskij, «d’après Pergolesi», vale a dire su musiche settecentesche rielaborate. Dopo la Suite orchestrale dal balletto (1922), il compositore ne dispose, in collaborazione con il violinista Samuel Dushkin, una versione cameristica per violino e pianoforte in sei parti: la Suite Italienne (1932-33). Con un netto colpo d’arco all’insù prende avvio l’Introduzione, la cui settecentesca grazia è distorta dalla lente del XX secolo. Nella seguente Serenata la voce del violino ricalca la soave melodia di «Mentre l’erbetta pasce l’agnella», aria del Flaminio di Pergolesi. Segue una movimentata e ritmicamente trascinante Tarantella che rievoca l’origine partenopea del materiale melodico di base. La Gavotta con due variazioni e lo Scherzino incastonato prima del Minuetto e Finale sono emblematici dell’originale trattamento cui il compositore sottopone musica preesistente per infondere nuova freschezza nel proprio frutto artistico.
Le Cinque melodie op. 35bis nacquero nel 1925 dalla richiesta del violinista polacco Pawel Kochanski di trascrivere per violino e pianoforte i Cinque canti senza parole che Prokof’ev aveva composto nel 1920 per voce e pianoforte: il legame fra vocalità e gestualità violinistica è evidente nella genesi del lavoro. Si tratta di cinque brani che in modi diversi mettono in luce la capacità di Prokof’ev di tracciare melodie cantabili pervase da uno schietto lirismo, non privo di tratti grotteschi. Il primo numero Andante è seguito da un asciutto, ritmicamente scandito e tripartito movimento Lento, la cui sezione melodica centrale contiene rimandi a sonorità esotiche. Seguono i più mossi Animato ma non allegro e Allegretto leggero e scherzando, dal sapore di una danza serena. L’Andante non troppo, dedicato al violinista Joseph Szigeti, conclude con grandi e intense arcate melodiche questa breve ma ricca raccolta.
Dedicata alla violinista Jelly d’Arányi, che la eseguì per la prima volta a Londra nel 1924, la rapsodia Tzigane di Maurice Ravel è un «pezzo di virtuosismo» ispirato al colorito mondo musicale degli tzigani magiari.La composizione si apre con una lunga cadenza del solista, seguita da un intervento del pianoforte che introduce il tempo Moderato in cui i due strumenti intonano un motivo di danza popolare, successivamente variato. La danza prosegue e culmina in una successione di affondi virtuosistici e seducenti melodie, fino al vorticoso accelerando conclusivo.
Alfredo Bruno
Laurea magistrale in Discipline della Musica e del Teatro
coordinamento e redazione
Valeria Conti
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Alessio Bidoli ha suonato come solista in prestigiose stagioni concertistiche tra le quali segnaliamo Settembre Musica, la Società dei Concerti di Milano, gli “Amici del Loggione del Teatro alla Scala”, la Fondazione Musica Insieme di Bologna, il Festival della Cultura di Bergamo, e il Madesimo Music Festival di Sondrio. Ha registrato con la pianista Stefania Mormone per “Amadeus”, in duo con Bruno Canino per le etichette Sony Classical e Warner Classics.
Bruno Canino ha suonato come solista e pianista da camera nelle principali sale da concerto e festival internazionali in Europa, in America, in Australia, in Giappone e in Cina. Suona in duo pianistico con Antonio Ballista, e collabora con illustri strumentisti quali Salvatore Accardo, Uto Ughi, Pierre Amoyal e Itzhak Perlman. Dal 1999 al 2002 ha ricoperto il ruolo di direttore della sezione musicale della Biennale di Venezia. Si è dedicato in modo particolare alla musica contemporanea, lavorando, fra gli altri con Pierre Boulez, Luciano Berio, Karlheinz Stockhausen, György Ligeti, Bruno Maderna, Luigi Nono, Sylvano Bussotti, dei quali ha spesso eseguito opere in prima esecuzione assoluta. Ha suonato con alcuni dei maggiori direttori degli ultimi decenni e con molte delle più rinomate orchestre internazionali. Tra le sue registrazioni più recenti l’integrale pianistica di Emmanuel Chabrier.
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- a cura di Paolo Cecchi e Carla Cuomo con la consulenza di Maurizio Giani