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Tavola rotonda: "Bergman e i suoi attori. Fra cinema e teatro"

06/12/2018 dalle 15:00 alle 17:30

Dove DAMSLab/Teatro (Piazzetta P.P. Pasolini 5b, Bologna)

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Una​ scena ​tratta ​dal ​flm "Fanny e Alexander" (1982), di Ingmar Bergman

nell'ambito del progetto de La Soffitta 2018 | Teatro
BERGMAN 100

a cura di Roberta Ferraresi

BERGMAN E I SUOI ATTORI: FRA CINEMA E TEATRO
Tavola rotonda | interventi di Roberta Ferraresi, Giuseppe Liotta, Vanda Monaco Westerståhl, Franco Perrelli, Sara Pesce | INGRESSO LIBERO

 

Quali dinamiche s’innescano nel lavoro dell’attore fra interpretazione e ricerca su di sé, fra il prodotto recitativo e i processi che vi conducono, fra la sua vicenda biografica, esistenziale, etica e i personaggi che incarna? Come questo rapporto viene percepito dall’interno della prospettiva attoriale e dall’esterno dal punto di vista del pubblico, spesso con la definizione di veri e propri modelli di riferimento nell’immaginario collettivo? Quale valenza manifesta, all’interno di questioni di questo tipo, la dimensione del femminile? Che eredità ha trasmesso la ricerca espressa dalle pratiche artistiche e culturali scandinave, fra peculiarità e punti di contatto rispetto alle coeve avanguardie europee e occidentali? Quali mutamenti di prospettiva possono presentarsi da una simile messa in dialogo?
Sono queste alcune delle domande che emergono dall’opera di Ingmar Bergman che, travalicando il suo percorso d’arte e di vita, si convertono in interrogativi di trasversale interesse per i saperi teatrali e cinematografici – è questo l’orizzonte teorico e storico in cui andranno a confrontarsi gli studiosi invitati a intervenire al convegno organizzato in occasione del centenario della nascita del regista.

 

 

 

 

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IL PROGETTO:

BERGMAN 100
a cura di Roberta Ferraresi

“Il mio mestiere è il teatro”, amava ripetere Ingmar Bergman, dichiarando un legame con il mondo delle arti sceniche che, oltre a segnarne gli esordi, contrappunterà significativamente la sua intera carriera. Più noto come uno dei maggiori registi cinematografici del Novecento, capace di incidere radicalmente sulla “settima arte” con un percorso che attraversa tutto il secolo fino a toccare il nuovo millennio, Bergman infatti è stato per tutta la vita anche drammaturgo, regista e direttore teatrale.
Se non si contano i riferimenti espliciti all’interno del suo lavoro cinematografico – il primo lungometraggio, Kris (1946) si apre non a caso con la frase “si alzi il sipario”, mentre la sceneggiatura de Il settimo sigillo (1956), il primo grande successo, viene da un suo atto unico, e rimane emblematico il teatrino dei burattini di Fanny e Alexander (1982), rimando dichiarato all’imprinting del regista –, la tematizzazione del discorso teatrale in Bergman si articola anche a un livello più profondo e, all’interno del suo percorso, il dialogo fra cinema e scena costituisce uno dei tratti distintivi di natura poetica, tecnica ma anche più ampiamente teorica ed etica, di vita.
Al centro, quale territorio elettivo di contaminazione fra i due “mondi” sta senza dubbio la figura dell’attore – o, meglio, dell’attrice, vista la pregnanza della figura femminile nell’universo bergmaniano. Ed è questo il fulcro intorno a cui ruota il progetto che dedichiamo al regista nel centenario della nascita, volto a indagarne l’opera fra teatro e cinema nella pratica – con uno spettacolo ideato da Vanda Monaco Westerståhl – e dal punto di vista storico-teorico, con un convegno di studi che coinvolge esperti dell’una e dell’altra disciplina.

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