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NEL SALOTTO DI CASA SCHUMANN

ANDREA MASSIMO GRASSI, CLARINETTO
MICHAEL FLAKSMAN, VIOLONCELLO
ANNA QUARANTA, PIANOFORTE

In collaborazione con
«Musica Insieme» e con «Il Saggiatore musicale»

dove: Laboratori delle Arti/Auditorium
quando:
lunedì 7 aprile, ore 20.30

 

Il programma intende rievocare le serate trascorse nel novembre 1894 da Johannes Brahms nella residenza francofortese di Clara Schumann, allorché il compositore ebbe più volte occasione di far musica insieme a Richard von Mühlfeld e a Joseph Joachim, suonando brani di Mozart e Schumann e presentando le proprie recenti composizioni con clarinetto.

 

Programma

J. Brahms, Sonata in Mi bemolle maggiore op. 120 n. 2 per clarinetto e pianoforte
R. Schumann, Fantasiestücke op. 73 per violoncello e pianoforte
J. Brahms, Trio in La minore op. 114

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Nel 1891 Brahms si inoltrò nella stagione estrema della sua attività di compositore. Dopo aver completato il Quintetto per archi in Sol maggiore op. 111 nell’estate del 1890, non aveva più atteso ad opere nuove: convinto che la sua produzione non necessitasse di arricchirsi ulteriormente se non con lavori profondamente ispirati, giudicò, lui così incline ai rovelli malinconici, giunto il momento di mettere ordine nei propri affari e abbracciare uno stile di vita ancor più ritirato e tranquillo, libero dalla quotidiana fatica del comporre. Nel marzo 1891 si recò a Meiningen, attratto dall’eccellente orchestra che vi aveva sede, diretta allora da Fritz Steinbach e in precedenza da Hans von Bülow. In quell’occasione ebbe modo di ascoltare alcuni capisaldi del repertorio concertante e cameristico per clarinetto nell’interpretazione di Richard von Mühlfeld; le straordinarie qualità tecniche e di suono del virtuoso e la fascinazione nuova per il timbro caldo e brunito dello strumento furono di stimolo all’insorgere di una diversa disposizione d’animo: «pensai che per tutta la vita ero stato abbastanza diligente, che avevo raggiunto abbastanza, che avevo una vecchiaia senza guai e che ora potevo goderla tranquillamente. E questo mi appagava tanto che d’improvviso ebbi un ritorno di fiamma».

L’estate di quell’anno, durante la villeggiatura trascorsa a Ischl, Brahms lavorò a due nuove opere: il Trio op. 114 per clarinetto, violoncello e pianoforte e il Quintetto op. 115 per clarinetto e archi. In autunno si recò nuovamente a Meiningen, ove il 24 novembre tenne a battesimo di persona il Trio in un’esecuzione privata assieme a Mühlfeld e al violoncellista Robert Hausmann; la partitura fu presentata al pubblico il 12 dicembre a Berlino, riscuotendo enorme successo. Più conciso rispetto al Quintetto gemello ma equivalente per impegno compositivo ed elaborazione formale, il Trio è improntato più all’espressione che al virtuosismo; il primo movimento (Allegro) si articola su tre temi, accomunati dall’estrema semplicità, ma sottoposti ad una continua, capillare elaborazione. L’Adagio seguente risplende per il delicato equilibrio timbrico dei tre strumenti; il musicologo Eusebius Mandyczewski vi ravvisò addirittura un trasporto amoroso. Dopo l’Andantino grazioso, che ha le movenze di un Valzer viennese, un secondo Allegro chiude l’opera con l’irruente energia di uno Scherzo, temperata tuttavia da un carattere alquanto accigliato.

La collaborazione con Mühlfeld produsse tre anni dopo ulteriori frutti: risalgono al 1894 le due Sonate op. 120 per clarinetto e pianoforte, una coppia di composizioni gemelle inclinate, come spesso nel catalogo brahmsiano, a temperamenti contrastanti: tanto è severa e drammatica la prima in Fa minore, quanto lirica e accorata la seconda, in Mi bemolle maggiore. Quest’ultima comprende tre movimenti, il primo dei quali, Allegro amabile, è pacatamente orientato a cantabilità e lirismo. Di carattere opposto al precedente, l’Allegro appassionato centrale è elaborato in forma di Scherzo nella cupa tonalità di Mi bemolle minore; il movimento conclusivo consiste in un tema con cinque variazioni di limpido nitore; nell’ultima, in tempo Allegro, toni più veementi creano un clima espressivo più vicino al tipico finale di sonata, prima di cedere il posto al ritorno dell’atmosfera tranquilla dell’inizio. Una breve, vorticosa coda chiude la composizione.

Robert Schumann scrisse i Fantasiestücke op. 73 nel 1849, durante uno dei suoi ultimi periodi di felice fervore creativo. L’opera fu concepita per clarinetto e pianoforte, ma l’autore stesso contemplò la possibilità di eseguirla con viola o violoncello. Pur recando la stessa intitolazione delle opp. 12 e 111, non ne condivide la vocazione immaginifica e trasognata: nella stesura originale i brani erano raccolti sotto il nome di Soirée-Stücke. I tre pezzi sono accomunati dal medesimo impianto formale di Lied con da capo e Coda, e dallo stesso ambito tonale, La minore (il primo) e La maggiore (gli altri). La successione dei movimenti, Zart und mit Ausdruck (delicato con espressione), Lebhaft, leicht (animato, leggero), Rasch und mit Feuer (rapido e con fuoco), imprime al trittico una direzione agogica che procede dalla malinconica cantabilità del brano d’esordio sviluppando un’energia e una concitazione crescenti.

Nell’accostare i Fantasiestücke ai due capolavori brahmsiani il programma intende rievocare le serate trascorse nel novembre 1894 da Brahms nella residenza francofortese di Clara Schumann, allorché il compositore ebbe più volte occasione di far musica insieme a Mühlfeld e a Joseph Joachim, suonando brani di Mozart e Schumann e presentando le proprie recenti opere con clarinetto.

Enrico Marchiori
Laurea magistrale in Discipline della Musica

coordinamento e redazione
Michele Vannelli

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ANDREA MASSIMO GRASSI, milanese, si è diplomato in clarinetto nel Conservatorio «G. Verdi» sotto la guida di Primo Borali, perfezionandosi in seguito con Vittorio Luna e Antony Pay, e per la musica da camera con Masha Ianuchewskaya, Maureen Jones e Dario De Rosa. Si è esibito in Italia e all’estero (USA, Russia, Germania, Spagna, Francia e Portogallo) suonando anche in numerose sedi universitarie statunitensi. Conseguito il Dottorato di ricerca in Filologia musicale all’Università di Cremona, affianca all’attività concertistica la ricerca musicologica, con seminari-concerto e master class. Ha pubblicato tra l’altro il volume Fräulein Klarinette. La genesi e il testo delle opere per clarinetto di J. Brahms (ETS, Pisa) e l’edizione Urtext del quintetto per clarinetto e archi di Brahms (Henle Verlag, München).


Il violoncellista statunitense MICHAEL FLAKSMAN partecipò giovanissimo alle masterclass di Pablo Casals al Festival di Marlboro; laureatosi all’Università di Harvard, è stato allievo, a Parigi, di Nadia Boulanger per la composizione e in seguito, a Stoccarda e a Salisburgo, di Antonio Janigro, del quale divenne collaboratore e infine successore. Ha vinto importanti premi internazionali; risiede a Mannheim, dove è titolare della cattedra di violoncello nella Hochschule für Musik und Darstellende Kunst. Ha tenuto masterclass in tutta Europa, in Oriente e negli Stati Uniti; è direttore artistico del Festival di Ascoli Piceno e del Festival «Carl Orff».


ANNA QUARANTA è nata a Salerno, dove ha conseguito i diplomi di Pianoforte e di Musica corale e direzione di coro; perfezionatasi con Alexander Hintchev, Boris Bekhterev e Bruno Canino, ha tenuto numerosi concerti come solista e in formazioni cameristiche. Addottoratasi in Musicologia nell’Università di Bologna, svolge anche intensa attività di ricerca: già docente a contratto di Storia della musica moderna e contemporanea nell’Università di Salerno, ha partecipato a vari convegni nazionali ed internazionali e ha pubblicato saggi su periodici e in volumi miscellanei. Ha in preparazione una monografia su Sergiu Celibidache.

 

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