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27 Gennaio. Giornata della Memoria

“TRIANGOLI ROSA”:
LA PERSECUZIONE DEGLI OMOSESSUALI DURANTE IL NAZISMO

a cura di Marco De Marinis

In collaborazione con Il Cassero LGBT Center

quando: 27.01.2014, dalle ore 16
dove: Palazzo Marescotti

NAZISMO E OMOSESSUALITÀ:
L’APICE DI UNA LUNGA E CONTINUA REPRESSIONE

Conferenza di Marco Reglia

a seguire

PARAGRAPH 175


Fra le varie persecuzioni e strategie di sterminio di cui si resero protagonisti i regimi nazifascisti, quelle contro gli omosessuali hanno impiegato molto più tempo delle altre per essere riconosciute come tali. Ciò è dipeso da tante ragioni, fra le quali la principale sta sicuramente nel fatto che i pregiudizi e l’ostilità nei confronti degli omosessuali non cessarono certamente con la caduta di quelle dittature alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per tacer d’altro, basti pensare che nella Germania Federale il famigerato articolo 175, che permetteva la condanna del reato di omosessualità, è rimasto in vigore fino al 1969. Ormai gli studiosi sono abbastanza concordi nel ritenere che ad avviare e guidare la repressione contro gli omosessuali e progettare la loro deportazione sistematica fu quello stesso Himmler generalmente considerato l’architetto della “soluzione finale” del popolo ebraico. Come ha scritto Alessandra Chiappano, “l’odio di Himmler nei confronti degli omosessuali era violento: ad essi rimproverava il fatto di privare la nazione di figli, che erano invece necessari se la Germania voleva dominare il mondo. Partendo da queste premesse, di carattere ideologico e razziale, Himmler decise che gli omosessuali, al pari di ogni ‘diverso’, andavano sterminati”. Ciò detto, va aggiunto che molto raramente essi finirono nei campi di sterminio, a meno che non si trattasse di ebrei; quindi - come precisa la stessa studiosa - “per quanto orribile sia stata la persecuzione degli omosessuali, non è mai stata sistematica e totale come quella che ha coinvolto gli ebrei: in un qualche modo gli omosessuali hanno potuto sopravvivere, e molti si sono salvati, magari dandosi alla clandestinità”. Anche in questo caso, come per altri tipi di vittime della Shoah, in realtà è difficile stabilire il numero esatto delle persone che perirono nei campi di concentramento: le stime oscillano fra i 50.000 e i 250.000 omosessuali. Ma non si tratta ovviamente soltanto di una questione di cifre, comunque ragguardevoli, ma del carattere odiosamente mirato e deliberato della persecuzione, la quale vide fra l’altro gli omosessuali, i “triangoli rosa” (dal derisorio segno di riconoscimento che li marchiava), oggetto di discriminazioni anche fra le varie popolazioni dei lager: reietti fra i reietti, ultimi degli ultimi, invisi agli aguzzini e spesso alle stesse, altre vittime.

Per noi la Giornata della Memoria (sulla quale molti avanzano giuste perplessità, soprattutto per il modo in cui viene celebrata dalle istituzioni, scuola compresa) non rappresenta la rituale, convenzionale commemorazione di eventi orribili relegati in un passato che non potrà mai più tornare ma, ben diversamente, un’occasione per tener viva l’attenzione, ricordando la Shoah, sulle cause che la resero possibile e sul fatto che nonostante tutto molte di esse, dal razzismo alla xenofobia alla paura del diverso, sono ancora velenosamente e neppure troppo nascostamente presenti nel corpo delle società contemporanee, come la cronaca si incarica purtroppo di confermarci a ritmo quasi quotidiano. I lager esistono ancora, nel cuore dell’Europa civilizzata, o alle sue periferie meridionali, anche se ci fa spesso comodo chiudere gli occhi e non vederli, riservando più comodamente la nostra esecrazione per quelli di un passato che piace credere irripetibile.

Quanto agli omosessuali, è di nuovo la cronaca nera recente a ricordarci di quanti pregiudizi e di quante discriminazioni siano oggetto ancora oggi, nonostante tutto. Il nostro Parlamento, penosamente paralizzato da quella che Umberto Eco ha chiamato “la notte dei morti viventi”, non riesce neppure a produrre uno straccio di legge sull’omofobia e la Chiesa cattolica, nonostante le coraggiose aperture personali di Papa Francesco, è ben lungi dall’aver cominciato a ridiscutere le sue discriminatorie posizioni dottrinali.

 

IL PROGETTO

NAZISMO E OMOSESSUALITÀ:
L’APICE DI UNA LUNGA E CONTINUA REPRESSIONE

Conferenza di Marco Reglia

L’inasprimento del paragrafo 175 ed i lager rappresentarono uno dei picchi più violenti della repressione contro le mascolinità devianti, repressioni che esistevano prima e che continuarono ad esistere anche dopo l’Europa delle dittature.

a seguire

PARAGRAPH 175

Un film-documentario di Rob Epstein e Jeffrey Friedman (2000) | durata 81 min | Rupert Everett: narratore
Miglior documentario al Festival del Cinema di Berlino

Il film raccoglie la testimonianza di diversi uomini e donne che furono arrestati dai nazisti per omosessualità in base al paragrafo 175, la legge contro la sodomia del codice penale tedesco, che risaliva nella prima stesura al 1871, e che fu inasprita dai nazisti. Paragraph 175 racconta di un vuoto nella memoria storica ufficiale e ne rivela le conseguenze che ancora persistono, testimoniate dalle storie private di uomini e donne che le hanno vissute.