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IL ROMANZO DELLA SCHIERA

Laboratorio condotto da Gabriele Vacis

dove: Laboratori delle Arti/Teatro
quando: da lun 19.01.2015 a sab 24.01.2015


Ho iniziato a lavorare sulla schiera molto tempo fa.

In Elementi di struttura del sentimento, uno spettacolo che ho fatto nel 1984, c’era una scena da cui è nato l’esercizio. Sei attrici camminavano dal fondo del palcoscenico al proscenio, facevano una piccola azione e poi tornavano indietro. Il ritmo cresceva su una musica che durava più di sei minuti, e il movimento diventava parossistico. Quella scena conteneva gli elementi necessari a creare azione. Era un “luogo”. Nel tempo è diventato un esercizio.

Gli attori si accostano l'uno all'altro formando una schiera. Quindi camminano per un numero indicato di passi variabile a seconda delle dimensioni del luogo in cui si lavora, per esempio dodici passi. Al dodicesimo passo nella direzione iniziale ci si volta e si continua a camminare per dodici passi nella nuova direzione, quindi ancora in direzione opposta e così via. L'obiettivo di questo esercizio è trovare un'unità di presenza tra le persone che camminano, escludendo ogni affettazione attraverso la massima economicità di ogni gesto, la progressiva esclusione di ogni movimento non strettamente necessario a camminare naturalmente. La ripetizione regolare dei dodici passi perimetra, delimita, misura lo spazio. Gli attori che camminano definiscono così un ambiente fisico: il tessuto gestuale su cui si può improvvisare. Il tempo con cui i passi della serie si succedono costituisce il ritmo dell'esercizio. Ma ci sono altre due componenti necessarie: la direzione dello sguardo e la concentrazione delle forze. La prima è il volume del movimento, e la seconda il tono.

In effetti l'altezza, l'ampiezza e la profondità dello sguardo determinano il volume del paesaggio, dell'ambiente che si intende evocare: e tanto più è precisa, consapevole la visione dell'attore, tanto più è nitida nello spettatore. Il tono non è altro che un'estensione della dizione comune tono muscolare. La schiera, che consiste nel camminare avanti e indietro per molto tempo e in modo sincronicamente perfetto con gli altri attori, è all'apparenza molto semplice, ma la prima difficoltà la si incontra quando ci si deve voltare, invertendo completamente la direzione di marcia. Il problema è non sbandare, mantenere l'equilibrio. Ecco perché è necessario sapere esattamente quali muscoli vanno attivati e quali rilassati per ottenere il massimo controllo dei propri movimenti ma anche la massima fluidità che permette anche scelte inusitate, scarti imprevedibili.

Questo esercizio è il punto di partenza e il punto di arrivo di un allenamento che vuole formare un attore consapevole, autore della propria presenza in scena: perché l'autore di uno spettacolo teatrale non è mai una persona, ma un ambiente, l'ambiente che si determina dalla relazione tra le persone.La Schiera è un esercizio importante poiché consente di comporre in modo semplice il ritmo, il tono e il volume del movimento al ritmo, tono e volume della voce. E' sufficiente che ai dodici passi si associ un dodecasillabo che si usa nello stesso modo e insieme alla marcia.

Per il seminario vorrei che gli allievi sapessero a memoria un testo a loro scelta di almeno trenta righe. Potrà essere un testo narrativo o un monologo, ma anche un articolo di giornale o un saggio. Potrà essere anche scritto da loro: meglio se lo sanno già da tempo, se lo hanno “in repertorio”.

Poi dovranno sapere a memoria una poesia lunga almeno quanto L’infinito di Leopardi. Questa dovrà essere un’opera d’autore, va bene Pascoli come Dylan Thomas, Rilke come la Merini. La poesia non può essere scritta da loro. Sia il testo che la poesia dovranno essere detti, completamente, senza incertezze. Dire, non recitare, mi raccomando. Vuol dire senza pause.

Infine bisogna che sappiano una canzone: va bene tutto, la Chanson d’amour di Fauré o Serenata rap di Jovanotti, Verranno a te sull’aure i miei sospiri ardenti di Donizetti o Sciur padrun da le bele braghe bianche, purché la sappiano dall’inizio alla fine. Non devono preoccuparsi se sono stonati.

 

Il laboratorio è gratuito e riservato agli studenti dell’Università di Bologna. Modalità di iscrizione: inviare curriculum e lettera di motivazione, dall’8 al 12 dicembre, a labmuspe@cronopios.it, indicando nome, cognome, n. matricola, n. telefono. I selezionati saranno direttamente convocati in tempo utile per la frequenza.

Calendario degli incontri:
19/01
(h  15-19 Laboratorio + h 21 Incontro con Gabriele Vacis. Intervengono Marco De Marinis e Gerardo Guccini. Al termine dell'incontro verrà proiettato La paura siCura); 23/01 (h 15-19 Laboratorio); 24/01 (h 15-19 Laboratorio + h 21 esito finale); Tutti gli altri giorni 20-21-22/01 (h 14-17.30 Laboratorio).

 

Gabriele Vacis è tra i fondatori del Laboratorio Teatro Settimo. Dal 1980 ha ideato e diretto festival ed eventi come Torino Spiritualità, la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi invernali 2006, il lancio della FIAT 500. Ha scritto e curato la regia di spettacoli teatrali, fra cui Il racconto del Vajont, opere liriche, trasmissioni radiofoniche e televisive. Ha ricevuto premi nazionali ed internazionali. È stato regista residente del Teatro Stabile di Torino, direttore artistico del Teatro Regionale Alessandrino. Attualmente è direttore de I Teatri di Reggio Emilia. Ha diretto il corso attori e il corso di regia della scuola d’arte drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Insegna Istituzioni di Regia all’Università Cattolica di Milano. È maestro al corso di Acting della Scuola Holden di Torino. Suo uno dei principali studi sull'attività seminariale di Grotowski  Awareness, dieci giorni con Jerzy Grotowski (ed. da Garzanti e da Bulzoni).