A QUATTRO VOCI ATTRAVERSO IL NOVECENTO
martedì 17 aprile, ore 21
Laboratori delle Arti/Auditorium
A QUATTRO VOCI ATTRAVERSO IL NOVECENTO
Quartetto Guadagnini: Fabrizio Zoffoli, violino; Cristina Papini, violino; Matteo Rocchi, viola; Alessandra Cefaliello, violoncello | musiche di Béla Bartók, Dmitrij Šostakovič e Anton Webern
INGRESSO GRATUITO CON RITIRO DI COUPON DALLE ORE 20
Il programma del concerto annovera tre capolavori cameristici del Novecento: il Quarto quartetto di Béla Bartók (1928), l’Ottavo quartetto di Dmitrij Šostakovič (1960), e le Bagatelle op. 9 di Anton Webern (1913). Il quartetto di Bartók è caratterizzato da un’espansione della macrostruttura formale, che si articola in cinque movimenti, e nella quale per la prima volta il compositore magiaro impiega la forma speculare ad arco sintentizzabile con lo schema ABCBA: un movimento lento centrale C è preceduto e seguito da due Scherzi (B), mentre all’inizio e alla fine della composizione compaiono due movimenti motivicamente affini in tempo Allegro (A). L’Ottavo quartetto di Šostakovič è concepito in un’opposizione dialettica tra il vitalismo ritmico e l’esuberanza fraseologica dei due tempi veloci, e i tre movimenti lenti con indicazione “Largo”, nei quali ricorrono in modo pervasivo l’imitazione canonica e una densa scrittura contrappuntistica, con esiti di straordinaria pregnanza espressiva, soprattutto nel movimento finale, caratterizzato da una cantabilità polifonica intessuta di una disanimata mestizia e di un pathos melanconico di sfuggente intensità.
Le Sei bagatelle di Webern durano complessivamente quattro-cinque minuti, eppure in esse la concentrazione formale, la coerenza motivico-tematica e la pregnanza espressiva comunicano una densità ed una felicità inventiva che paiono trascendere l’aforistica brevità della trama musicale. La configurazione intervallare delle composizioni weberniane neutralizza ogni riferimento tonale in virtù di una quasi sistematica esplorazione del totale cromatico, ed attentissima è la resa timbrico-sonora dei quattro strumenti, in una caleidoscopica, continua variazione dei modi d’attacco e delle dinamiche.
Programma:
BÉLA BARTÓK (1881 – 1945)
Quartetto per archi n. 4 in do maggiore (1928)
1. Allegro
2. Prestissimo, con sordino
3. Non troppo lento
4. Allegretto pizzicato
5. Allegro molto
DMITRIJ ŠOSTAKOVIČ (1906 – 1975)
Quartetto per archi n. 8 in do minore op. 110 (1960)
1. Largo
2. Allegro molto
3. Allegretto
4. Largo
5. Largo
ANTON WEBERN (1883 – 1945)
Sei bagatelle per quartetto d’archi op. 9 (1913)
1. Mäßig
2. Leicht Bewegt
3. Ziemlich Fließend
4. Sehr Langsam
5. Äußerst Langsam
6. Fließend
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Il Quartetto per archi n. 4 in do maggiore fu composto da Béla Bartók (1881-1945) nell’estate del 1928. Ricco di richiami al Terzo quartetto, questo lavoro si differenzia dal precedente per la sua struttura “ad arco”, che si articola in cinque movimenti, secondo lo schema ABCAB: un movimento lento centrale C è preceduto e seguito da due Scherzi (B), mentre all’inizio e alla fine della composizione compaiono due movimenti motivicamente affini in tempo Allegro (A).
L’Allegro presenta cellule motiviche che vengono espanse ed abbellite in forma variata. Queste melodie sono intervallate da rimandi alla musica magiara, soprattutto nei temi del violino e del violoncello che si intersecano fra di loro. Il Prestissimo, con sordino si svolge inquieto ed esprime un brulicare sonoro che si conclude con una serie di glissandi in rapida ascesa. Il terzo movimento, Non troppo lento, è la chiave di volta della struttura ad arco e si presenta come un notturno dal carattere contemplativo. L’accompagnamento accordale quasi immobile rende un’idea di staticità che si contrappone alla conflittualità delle emozioni espresse nei movimenti “esterni” del quartetto. La melodia del violoncello, invece, è ricca di abbellimenti dal gusto popolareggiante. L’Allegretto pizzicato è in forma di scherzo, come il secondo tempo. Gli esecutori abbandonano l’arco, il suono degli strumenti si fa simile a quello della chitarra, ed essi producono un tema diatonico che si svolge con passo inesorabile. Il quinto movimento, l’Allegro molto, è contraddistinto da un inizio violento e furioso, ove il tema principale richiama il motivo di apertura del primo tempo.
L’Ottavo quartetto op. 110 di Dmitrij Šostakovič (1906-1975) è il più lugubre e angoscioso dell’intero catalogo dei quartetti dell’autore. L’opera venne scritta nel 1960, in seguito a un viaggio a Dresda in cui il compositore ebbe modo di constatare le conseguenze devastanti della Seconda Guerra Mondiale e del nazismo, e, per questo motivo, porta una dedica «In memoria delle vittime del fascismo e della guerra». Il quartetto si divide in cinque tempi e l’analisi dei riferimenti tematici rivela un lavoro ricco di auto-citazioni.
Il Largo iniziale, pervaso di malinconia, presenta sonorità di carattere liturgico e prepara il terreno all’arrivo inaspettato dell’Allegro molto. Questo inizia ostinato e si svolge ansioso fino all’esposizione di un tema ebraico che rimanda al secondo Trio del compositore. Il terzo tempo, invece, è un Allegretto in tempo di valzer, reso sinistro dai trilli acuti dei secondi violini e il cui tema ricorda il tema in tempo ternario del primo Concerto per violoncello e orchestra dello stesso Šostakovič. Il Largo seguente, ricco di riferimenti all’opera Lady Macbeth, è apparentemente più disteso ma carico di una greve aura di pessimismo. L’opera, infine, si chiude con il quinto movimento, un altro Largo, che ripropone alcuni motivi già ascoltati nel primo tempo prima di concludersi in maniera straziante.
Le Sei bagatelle per quartetto d’archi op.9 furono composte da Anton Webern (1883‑1945) tra il 1911 e il 1913. Rispetto alla musica tardoromantica degli anni precedenti, l’opera è ricca di novità dirompenti che riguardano in particolare la dissoluzione dei riferimenti tonali. La definizione di “bagatelle” – che, tuttavia, non compare nell’autografo – rimanda al carattere di brevità delle composizioni che sono costituite con motivi di una sola o di poche note. Nella sua breve prefazione alla prima edizione (1924) delle Bagatelle op. 9, Arnold Schönberg scrisse: «Ogni sguardo si può sviluppare in un poema, ogni sospiro in un romanzo. Ma per racchiudere un romanzo in un solo gesto, una gioia in un solo respiro, ci vuole una concentrazione che elimini ogni sfogo sentimentale». Nel complesso, le sei composizioni rimandano a un’atmosfera misteriosa e carica di tensione, in cui i gesti melodici furtivi non trovano sviluppo ma si risolvono nel silenzio.
Claudia Di Corcia
Laurea magistrale in Discipline della Musica e del Teatro
coordinamento e redazione
Lorenzo Vanelli
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Il Quartetto Guadagnini si è esibito nelle più importanti istituzioni concertistiche e teatrali italiane, oltre che in importanti sale da concerto in Francia, Austria, Germania, Svizzera e Cina. Nel 2015 ha suonato con la pianista Beatrice Rana all’Istituto italiano di Cultura di Parigi, l’anno successivo il quartetto è stato nominato ensemble in residenza di detta istituzione, interpretando in prima esecuzione due composizioni di Silvia Colasanti e Domenico Turi.
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- a cura di Paolo Cecchi e Carla Cuomo con la consulenza di Maurizio Giani