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LA PORTA DEL PARADISO

Sestetto vocale Korymbos

Elena Bassi, Alessandra Fiori, Frida Forlani,
Alida Oliva, Silvia Testoni voci
Marianne Gubri arpa
Fabio Tricomi viella e liuto

Canti per le monache dal ms Q11 del Museo della Musica di Bologna

dove: Laboratori delle Arti/auditorium
quando:
martedì 16 aprile, h 21

 

Il manoscritto Q11, conservato al Museo della Musica di Bologna, proviene dalla collezione del compositore e teorico Padre Giambattista Martini. Di piccolo formato, è quello che si definisce un 'manuale d'uso’, ossia un manoscritto povero, di fattura non pregiata, ma contenente un prezioso tesoro musicale. Le ventisei carte, vergate tra la fine del Duecento e l'inizio del secolo successivo, provengono probabilmente dal centro Italia e tramandano canti monodici e polifonici concepiti per le voci femminili di un monastero italiano: il lungo elenco di Sante contenuto nel Confiteor consente di dare valore a questa ipotesi. Il codice rappresenta l'unica testimonianza in Italia (e in tutto il mondo ne esistono pochissime altre) che documenti l'attività musicale praticata dalle donne nel Medioevo.

Il codice è composto da fascicoletti redatti da più mani e in alcuni punti dotati di piccole modifiche che ne attestano l’uso pratico. Cuciti insieme, essi costituivano unità coerenti che dovevano fornire alle religiose una crestomazia di canti adatti a celebrare le loro festività. Il ms Q11 contiene i brani dell'Ordinario della Messa: Gloria e Kyrie del repertorio gregoriano; alcuni Alleluia, di composizione assai più recente, con animati versetti rivolti alla Vergine e a Santa Margherita (probabile dedicataria del monastero di provenienza del codice); diversi Benedicamus Domino a una e due voci, dotati di differenze stilistiche che punteggiano la trama musicale della raccolta con espressioni di autentica esultanza. Tra le sezioni più interessanti della silloge spicca quella contenuta nel secondo fascicolo: sei carte che racchiudono circa quindici brani, la cui pregiata bellezza è pari al loro interesse storico, data la prevalenza di unica, ossia di composizioni che non hanno riscontro in altre fonti. Questa porzione di codice è inoltre la più ricca di quel particolare tipo di polifonia definita “semplice” (poiché priva di indicazioni di tempo) ma dotata di grande complessità formale. Fanno parte della sezione il Credo Apostolorum, con un testo singolare che ritrae la discesa di Cristo agli inferi prima della Resurrezione; il Beata viscera, communio, dedicato al grembo di Maria; un Sanctus e un Agnus Dei gregoriani con aggiunta di una seconda voce; un tropo (anch'esso polifonico) con il testo «Verbum Patris hodie» del Benedicamus Domino. Di notevole importanza – in questa stessa sezione – è un trittico di canti non liturgici di soggetto mariano, caratterizzati da evidenti analogie testuali e formali. Dei tre brani, Salve Virgo, rubens rosa è l'unico dotato di una struttura polifonica più complessa, nella quale prevale la scrittura “punctum contra punctum”. Ma questi brani celano un'altra particolarità: la melodia su cui sono impostati, forse frutto dell'inventiva di qualche troviere, circolava da tempo in Europa. Questo è dimostrato dalla presenza, in versione mottettistica a tre voci, di due dei brani in questione (Salve Virgo e Virgo viget melius) nel ms spagnolo di Las Huelgas, la più nota raccolta di musica medievale destinata alle monache. Particolare attenzione meritano anche le sequenze Exit rosa de spineto e Ave Maria... Virgo serena. Entrambe simbolo della dimensione femminile esaltata dalla raccolta, queste composizioni presentano architetture musicali estese a impianto binario, ossia fondate su frasi melodiche contrapposte a due a due. All'interno di questa costruzione di tipo dialettico si inserisce, inoltre, un procedimento di variazione dal semplice al complesso che realizza una vera e propria climax espressiva. Nel suo verso di otto sillabe la prima sequenza polifonica esplora i limiti melodici imposti dalla teoria musicale del tempo, utilizzando un gioco combinatorio elusivo di singolare modernità; la seconda sequenza, monodica, solida e tripudiante, osserva invece con rigore il modo quarto su cui è composta.

Il manoscritto presenta aspetti formali ricorrenti, tra cui l'assenza totale di ritmo. Unica ritmicità presente con valore strutturante è quella della parola, che con la sua flessibilità determina il profilo musicale, circoscrive le frasi melodiche, amplifica il senso dell'intero brano. I testi tramandati dal testimone a penna denunciano temi e valori peculiarmente femminili, espressi con lessico e similitudini stereotipati, in cui prevalgono immagini di rose e spine, giardini e torri, maternità e castità. Testimonianza dell’uso pratico del manufatto è data dall’utilizzo di due colori distinti (nero e rosso) per la scrittura dei testi nei brani a più voci: si tratta di un accorgimento adottato per facilitare la distinzione delle voci che si intrecciano o per suggerire l’esecuzione delle due melodie a distanza di ottava. Il ms Q11, oggetto ancora oggi di studio da parte di musicologi e interpreti, rappresenta un’importante fonte per l'indagine sull'apprendimento e la pratica musicale esercitati dalle figure femminili che animano gli ambienti religiosi medievali.

Giulia Magnanensi
Laurea magistrale in Discipline della Musica

coordinamento e redazione
Maria Luisi


L’ensemble femminile vocale e strumentale Korymbos è nato nel 2008 da colleghe legate da molti anni di collaborazione. Il lavoro sul repertorio del manoscritto Q.11 del Museo della Musica di Bologna, proposto con successo nell’ambito del festival bolognese “Ancilla Domini”, e ripreso in collaborazione con la Socìetas Raffaello Sanzio, nel 2011 è divenuto un CD, in cooperazione col teatro nazionale di Chambéry. Tra i futuri programmi del gruppo un concerto di musica devozionale italiana dal Medioevo alla seconda metà del XVIII secolo, con excursus nell’ambito del canto popolare e della musica contemporanea.