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ITINERARI VIOLONCELLISTICI I

In collaborazione con Musica Insieme

Miriam Prandi, violoncello; Edoardo Turbil, pianoforte

R. Schumann (1810-1856), Fünf Stücke im Volkston op. 102
R. Ščedrin (1932-), Antiche melodie di canti popolari russi
D. Šostakovič (1906-1975), Sonata in Re minore op. 40

 

dove: Laboratori delle Arti/auditorium
quando: martedì 26 marzo, h 20.30

 

Alla composizione di musica da camera Robert Schumann si dedicò soprattutto nel 1842 e di nuovo sul finire del decennio: tra le opere più celebri di questo periodo vi sono l’Adagio e Allegro op. 70 (corno e pianoforte), i Phantasiestücke op. 73 (clarinetto e pianoforte) e le Tre romanze op. 94 (oboe e pianoforte). I Fünf Stücke im Volkston op. 102 per violoncello e pianoforte (1849) – il primo lavoro che il compositore scrisse per questa formazione – portano nella musica da camera le strutture del “pezzo caratteristico” per pianoforte, fondendo brevità e impronta lirico-sentimentale. All’ironia del primo brano, che ritrae la precarietà delle cose terrene attraverso una melodia avvincente e l’irregolarità metrica e ritmica (“Vanitas Vanitatum”. Mit Humor), si contrappone la dolcezza pastorale del secondo (Langsam), mentre il terzo (Nicht schnell, mit viel Ton zu spielen) affida al violoncello due morbide melodie accompagnate da arpeggi e accordi puntati al pianoforte. L’incipit vivace del quarto (Nicht zu rasch) sfocia in una melodia ipnotica e trascinante. Un tema seducente e impetuoso caratterizza l’ultimo pezzo (Stark und markirt), che conclude con enfasi marcata la raccolta. La fluidità con cui le idee melodiche migrano da uno strumento all’altro, il costante lirismo e le frasi spesso irregolari, rivelano tutta la raffinatezza del linguaggio schumanniano.

Le opere del compositore russo Rodion Ščedrin (1932) mettono in continuo dialogo tradizione e modernità: se dai capolavori letterari di Gogol’ (Le anime morte) e Čechov (Il gabbiano) il musicista trae sovente i soggetti di opere e balletti, è dalla musica popolare russa che attinge più spesso i temi dei propri lavori strumentali. Per le cinque Antiche melodie di canti popolari russi, composte nel 2007 su commissione del violoncellista Raphael Wallfisch, Ščedrin si rifà alla celebre Raccolta di cento canti popolari russi op. 24 composta nel 1876 da Rimskij-Korsakov e in passato già “saccheggiata” da Čajkovskij, Mussorgskij e Stravinskij. Nella rilettura di Ščedrin, i canti originali si mostrano solo sullo sfondo, come un’ombra, un debole riflesso difficile da percepire. Il primo brano (Lento e poco rubato) gioca su frequenti ritardandi, glissandi, trilli, tremoli, corone e cambi repentini di agogica. Nel secondo (Allegro ma non troppo) gli strumenti si alternano in una figurazione ritmica staccata; nel terzo (Maestoso), marcatamente dissonante, il violoncello si spinge verso un registro sempre più acuto. Le libere espressioni in stile di cadenza dell’Adagietto conducono al Moderato conclusivo, in cui sezioni in legato si alternano a parti staccate e ritmicamente più mosse.

Di tutt’altra fattura è l’idioma compositivo di Dmitrij Šostakovič, antiromantico per temperamento, spesso incline alla satira e al grottesco, accostati all’appassionato lirismo e alla costante ricerca della cantabilità, in un’ambiguità tonale che tuttavia non sconfina mai nell’atonalità. La Sonata in Re minore op. 40, dedicata al violoncellista Viktor Kubackij, fu eseguita per la prima volta a Leningrado il 25 dicembre 1934. Essa consta di quattro movimenti: il primo, in forma sonata, presenta temi appassionati e incisi ritmici che esplorano tutta l’estensione del violoncello; la conclusione in pianissimo sfocia nel secondo tempo, segnato da uno scambio delle idee melodiche tra i due strumenti e da un peculiare ritmo impetuoso e tormentato. Una chiusa brusca e repentina dà avvio al Largo, profondamente malinconico. L’Allegro finale è in forma di rondò: un tema staccato e giocoso si alterna a episodi più esuberanti.

Silvia Gentilini
Laurea magistrale in Discipline della Musica

coordinamento e redazione
Nicola Badolato

 

Miriam Prandi

si è diplomata giovanissima in pianoforte e violoncello nel Conservatorio di Mantova. Ancora undicenne ha seguito i corsi tenuti da Antonio Meneses all’Accademia Chigiana di Siena, frequentando successivamente l’Accademia Pianistica Internazionale di Imola. Vincitrice in vari concorsi e manifestazioni, è già stata ospite, in veste di solista, di importanti istituzioni italiane ed estere.

Edoardo Turbil

si è diplomato nel Conservatorio di Alessandria. È stato allievo di Maria Tipo e poi di Andrea Lucchesini, ed ha vinto borse di studio e premi in importanti concorsi internazionali.

I due suonano insieme dal 2009 ed hanno ottenuto nel nostro Paese ampi riconoscimenti di pubblico e critica; nel 2012 si sono esibiti in varie città europee e negli Stati Uniti.