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Tre attrici per Bergman. Sussurri e grida

05/12/2018 dalle 21:00

Dove DAMSLab/Teatro (Piazzetta Pasolini 5b, Bologna)

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Una scena tratta dal flm "The Silence" (1963), di Ingmar Bergman

nell'ambito del progetto de La Soffitta 2018 | Teatro
BERGMAN 100

a cura di Roberta Ferraresi

Compagnia La Luna nel Letto
Ass. Cult. Tra il dire e il fare
TRE ATTRICI PER BERGMAN

Sussurri e grida

Mise en espace da un’idea di Vanda Monaco Westerståhl | direzione Marco Sgrosso | in scena Gemma Hansson Carbone, Alessandra Frabetti, Vanda Monaco Westerståhl | drammaturgia e traduzioni Vanda Monaco Westerståhl | ambiente di luci, suoni e loop di immagini Roberto Passuti | musiche tratte da film e sceneggiati di Ingmar Bergman | assistenza e documentazione video Stefano Orro | organizzazione Antonella Nitti | una produzione Compagnia La Luna nel Letto / Ass. Cult. Tra il dire e il fare | con il contributo di Teatro Ridotto - Casa delle culture e dei teatri di Bologna | un ringraziamento a Marco De Marinis
INGRESSO GRATUITO CON RITIRO DI COUPON

un ringraziamento a Marco De Marinis, a Fanzingo media production Stockholm per il loop delle immagini, e a Jens Ferdinando Pulle dell'Urban Art perfomance group Omkring Ringen Stockholm


Tre attrici italiane, guidate da Marco Sgrosso, interpretano in scena monologhi e dialoghi tratti da film e sceneggiati televisivi di Ingmar Bergman. Su uno schermo, paesaggi e luci del Nord, e i volti delle attrici svedesi che hanno dato vita ai fantasmi e alle memorie del regista. Questa mise en espace, attraverso la compresenza delle voci e dei corpi delle attrici e delle immagini della memoria di Ingmar Bergman in uno spazio volutamente vuoto e asettico che allude alla sospensione e alle fughe della comunicazione interiore, incrocia i segni del teatro e del cinema anche come risultato di quella ricerca sul sé dell’attore, sviluppatasi dalla seconda metà del Novecento, che ha tra i suoi maggiori punti di riferimento Marco De Marinis, i cui studi hanno aperto orizzonti oltre le riflessioni legate alle ideologie politiche e filosofiche del secolo scorso e sono di fatto uno strumento valido per orientarsi tra le complesse esperienze contemporanee.
Il progetto è stato ispirato dal libro di Leif Zern Vedere Bergman: il linguaggio cinematografico di Bergman nasce dalla sua pratica teatrale, il filo rosso che unifica i due campi è il lavoro con gli attori. (Vanda Monaco Westerståhl e Marco Sgrosso)

 

Alessandra Frabetti è attrice, regista e docente di recitazione presso diverse scuole e teatri italiani. Oltre alla laurea in Dams, ha conseguito il diploma all’Accademia Antoniana d’Arte Drammatica di Bologna. Attrice professionista dal 1975, ha partecipato a molti spettacoli, lavorando con diversi registi quali Luigi Gozzi, Marinella Manicardi, Nanni Garella, Lorenzo Salveti, Claudio Longhi, Jurij Ferrini, Antonio Albanese e altri. Ha partecipato a diversi sceneggiati radiofonici e televisivi e ha preso parte a numerosi film, con la regia, tra gli altri, di Carlo Vanzina, Guido Chiesa, Marcello Cesena, Giulio Manfredonia, Fabiana Sargentini.
Gemma Hansson Carbone è un’attrice e regista italo-svedese. Ha incontrato e lavorato con maestri come Theodoros Terzopoulos, Tomi Janežič, Romeo Castellucci, Michail Marmarinos, Rodrigo García, Nature Theater of Oklahoma. Dal 2013 alterna collaborazioni internazionali tra l’Italia e la Svezia, attualmente è impegnata nella tournée del suo ultimo spettacolo GUL– uno sparo nel buio, scritto assieme al giallista e magistrato Giancarlo De Cataldo, e nella collaborazione con lo Stadsteatern di Göteborg in qualità di assistente alla regia del direttore artistico Pontus Stenshäll.
Vanda Monaco Westerståhl, attrice, scrittrice, regista, boxeur i cui cambiamenti profondi nella vita e nell’arte rivelano una sostanza umana che assorbe le dinamiche del proprio tempo nel corpo, nelle emozioni e nei pensieri. Allieva di Giovanni Macchia, in anni più maturi il Dams bolognese è stato il luogo delle sue modificazioni che potrebbero, per il passato, riassumersi: da Dario Fo a Carmelo Bene; e per il presente da una poetica del sé a una dell’ascolto e dell’empatia. A Stoccolma ha fondato il gruppo multietnico Omkring Ringen (“Intorno al Ring”) e prepara un evento teatrale con Annachiara Senatore per Napoli e per Stoccolma. È sposata con il logico matematico Dag Westerståhl. www.vandamonaco.com
Marco Sgrosso è attore, regista e pedagogo, diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna. Dal 1985 entra nella compagnia di Leo de Berardinis, partecipando a quindici spettacoli. Nel 1993 fonda con Elena Bucci la Compagnia Le Belle Bandiere, producendo spettacoli che spaziano da scritture sceniche originali alla drammaturgia contemporanea e alla rilettura dei classici. Nel 2005 inizia la collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano e nel 2017 con ERT. Ha diretto corsi di pedagogia teatrale per l’Università di Bologna, la Paolo Grassi di Milano, l’Accademia Teatrale Veneta e l’Accademia Nico Pepe di Udine, dove insegna stabilmente. In teatro ha lavorato con Francesco Macedonio, Cesare Ronconi, Mario Martone, Raul Ruiz, Claudio Morganti, Maurizio Schmidt, Roberto Latini; nel cinema in film diretti da Raul Ruiz, Tonino de Bernardi, Luca Guadagnino (Chiamami col tuo nome, candidato al premio Oscar come miglior film del 2017). www.lebellebandiere.it | marcosgrosso.blogspot.it

 

 

 

 

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IL PROGETTO:

BERGMAN 100
a cura di Roberta Ferraresi

“Il mio mestiere è il teatro”, amava ripetere Ingmar Bergman, dichiarando un legame con il mondo delle arti sceniche che, oltre a segnarne gli esordi, contrappunterà significativamente la sua intera carriera. Più noto come uno dei maggiori registi cinematografici del Novecento, capace di incidere radicalmente sulla “settima arte” con un percorso che attraversa tutto il secolo fino a toccare il nuovo millennio, Bergman infatti è stato per tutta la vita anche drammaturgo, regista e direttore teatrale.
Se non si contano i riferimenti espliciti all’interno del suo lavoro cinematografico – il primo lungometraggio, Kris (1946) si apre non a caso con la frase “si alzi il sipario”, mentre la sceneggiatura de Il settimo sigillo (1956), il primo grande successo, viene da un suo atto unico, e rimane emblematico il teatrino dei burattini di Fanny e Alexander (1982), rimando dichiarato all’imprinting del regista –, la tematizzazione del discorso teatrale in Bergman si articola anche a un livello più profondo e, all’interno del suo percorso, il dialogo fra cinema e scena costituisce uno dei tratti distintivi di natura poetica, tecnica ma anche più ampiamente teorica ed etica, di vita.
Al centro, quale territorio elettivo di contaminazione fra i due “mondi” sta senza dubbio la figura dell’attore – o, meglio, dell’attrice, vista la pregnanza della figura femminile nell’universo bergmaniano. Ed è questo il fulcro intorno a cui ruota il progetto che dedichiamo al regista nel centenario della nascita, volto a indagarne l’opera fra teatro e cinema nella pratica – con uno spettacolo ideato da Vanda Monaco Westerståhl – e dal punto di vista storico-teorico, con un convegno di studi che coinvolge esperti dell’una e dell’altra disciplina.

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