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ATTORNO E DOPO MONTEVERDI, A VENEZIA

Cappella musicale di S. Petronio

Solisti della Cappella musicale di S. Petronio:
Alberto Allegrezza, tenore; Riccardo Pisani, tenore; Arianna Rinaldi, mezzosoprano; Gabriele Lombardi, basso; Joanna Piszczorowicz e Lucrezia Nappini, violini; Giovanni Bellini, tiorba; Michele Vannelli, clavicembalo e direzione


dove: Laboratori delle Arti/Auditorium
quando: martedì 7 marzo, ore 21

 


Il programma del concerto presenta soprattutto composizioni madrigalistiche per piccolo organico vocale e continuo di Giovanni Rovetta, compositore le cui opere sono oggi assai poco conosciute ed eseguite, ma che va annoverato tra i più importanti musicisti del XVII secolo, grazie alle sue rimarchevoli capacità costruttive e al dono di una vena melodica ricca, fluente ed assai personale nell’ariosità della scrittura vocale e strumentale. Rovetta fu dapprima vicemaestro di cappella a Venezia dal 1627 alla morte di Monteverdi nel 1643, e come suo successore guidò i musici marciani sino al 1668. Tra il 1627 e il 1645 pubblicò tre libri di madrigali concertati prevalentemente a due, tre e quattro voci, che per molti versi riprendono tecniche e stilemi dei madrigali concertati monteverdiani, in particolare quelli del Settimo libro. La perizia compositiva di Rovetta fa sì che tale influenza non divenga soverchiante, ma costituisca invece il punto di partenza per un’invenzione melodico-contrappuntistica affatto personale, il cui impulso lirico si sostanzia spesso in linee melodiche (in tempo sia binario che ternario) dal ductus felicemente arioso. Nei madrigali per organico vocale e strumentale di grandi dimensioni Rovetta crea tessiture a carattere spesso monumentale, contrappuntisticamente elaborate e ricche di ombreggiature e contrasti coloristici di grande effetto. Il compositore veneziano ebbe mano felice anche con il genere declamato-arioso per voce sola e continuo, come ad esempio testimonia il lamento Le lagrime di Erminia (il testo è una parafrasi del seicentista Guido Casoni di alcune stanze della Gerusalemme liberata) pubblicato nel Primo libro di madrigali.

Programma:

Giovanni Rovetta (1596 c. – 1668)
Stanco di lagrimar a voi rivolgo
a due tenori 1
Ohimè, chi mi ferisce
a due tenori 1
È partito il mio bene
a due tenori 1
O rubella d’amor, mentita amante
a due tenori 1

Johann Hieronymus Kapsberger (1580 c. - 1651)
Toccata quinta
dal Libro primo d’intavolatura di chitarrone, Venezia, 1604

Giovanni Rovetta
Portate onde correnti, aure volanti
a due tenori 1
Sovra il carro stellato in ciel sorgea
a due tenori 2

Girolamo Frescobaldi (1583 – 1643)
Canzon prima detta la Rovetta
dalle Canzoni alla francese, libro quarto, Venezia, 1645

Giovanni Rovetta
Eran le vostre lagrime nel viso
a due tenori 3
Sdegnato amor, che l tuo gelato petto
a due tenori 3

*  *  *

Giovanni Rovetta
La bella Erminia, sconsolata amante (“Le lagrime d’Erminia“)
Cantata a voce sola 1
Rattenete le destre (“La gelosia placata“)
Dialogo per soprano, tenore, coro a tre voci e due violini 1

Rosa, riso d’amor, del ciel fattura

per contralto, tenore e basso, con ritornello di violini se piace“ 2


1. Dai Madrigali concertati, libro primo, opera seconda, Venezia, Bartolomeo Magni, 1629.
2. Dai Madrigali concertati, libro secondo, opera sesta, Venezia, Alessandro Vincenti, 1640
3. Dai Madrigali concertati, libro terzo, Venezia, Alessandro Vincenti, 1645

La Cappella di S. Petronio venne fondata nel 1436, e fra il Sei e Settecento divenne una delle istituzioni più importanti d’Europa per la musica sacra. Dopo alcuni decenni di inattività, la Cappella è stata ricostituita negli anni ‘80 del Novecento con l’intento di valorizzare il patrimonio musicale plurisecolare conservato nel ricchissimo archivio annesso alla basilica. Da allora centinaia di partiture inedite sono state riscoperte, studiate, trascritte e restituite all’ascolto attraverso l’esecuzione durante la liturgia, i frequenti concerti e le numerose registrazioni discografiche.
Michele Vannelli è maestro di Cappella dell’istituzione felsinea dal 2006; ha studiato con Francesco Tasini e si è diplomato in organo e clavicembalo al Conservatorio di Ferrara. Si è laureato e poi addottorato in musicologia all’Università di Bologna. Svolge attività concertistica internazionale come direttore, solista e continuista, prediligendo la musica sacra e profana dal XVI al XVIII secolo. Ha inciso per Clavis, Christophorus, Dynamic, Studio SM, Tactus. Sue esecuzioni dal vivo sono state trasmesse da France Musique, dalla Radio nazionale austriaca (ORF) e dalla Radio finlandese.


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Giovanni Rovetta fu maestro di cappella della basilica di San Marco a Venezia dal 1644, l’anno successivo alla morte di Monteverdi, di cui era assistente e allievo. Per lui, come per molti madrigalisti veneziani, l’influenza monteverdiana si manifesta in particolare nel richiamo al modello del Settimo libro, opera in cui il madrigale approda definitivamente alla forma del duetto. Il Primo libro di madrigali di Rovetta, pubblicato nel 1629, presenta significative analogie strutturali con il Settimo libro di Monteverdi: entrambe le raccolte cominciano con un grande brano a sei voci e strumenti, seguiti da madrigali a due, tre e quattro voci, per poi concludere con pezzi strofici di tipo rappresentativo. Il dialogo Rattenete le destre riprende invece il modello rappresentativo con preludio e postludio corali de Il lamento della ninfa dell’Ottavo libro di Monteverdi, opera di cui si percepisce l’eco anche in alcuni recitativi drammaticamente intensi nei quali si inseriscono rapide serie di semicrome tipiche dello “stile concitato” monteverdiano.

I suoi tre libri di madrigali si inscrivono dunque nel solco dello stile concertato monteverdiano, distinguendosi tuttavia per la personalissima invenzione contrappuntistica e per un particolare impulso lirico che sottende la sua scrittura. Le tecniche espressive ereditate da Monteverdi, come il cromatismo o il passaggio di esacordo, vengono impiegate da Rovetta con raffinata maestria.

Le lagrime d’Ermina, su testo di Guido Casoni ispirato alla Gerusalemme Liberata del Tasso, è un brano dallo stile ricco di figurazioni affettuose e pitture musicali; tuttavia questi artifizi non sono mai impiegati a scopo meramente decorativo ma rispondono a precise esigenze drammatiche, raggiungendo effetti espressivi talvolta anche superiori a quelli della coeva opera in musica. I virtuosismi compositivi corrispondono ai virtuosismi testuali tipici della poesia barocca, caratterizzata dalla ricerca di metafore raffinate e talvolta estrose; la musica aderisce a questi testi e ciò conferisce al genere madrigalistico il suo carattere di musica reservata.

Rosa, riso d’amor, quasi interamente costruito su un basso ostinato di quattro battute, è basato sulle celebri ottave dell’Adone di Giovan Battista Marino in cui Venere tesse l’elogio della rosa. Il capolavoro di Marino, pubblicato a Parigi nel 1623, fu vittima di un decreto pontificio di censura ad opera di Urbano VIII già nel 1624.

Inframmezzate ai brani vocali saranno eseguite due pagine strumentali: una Toccata di Giovanni Girolamo Kapsberger, virtuoso di tiorba (e di altri strumenti della famiglia del liuto), in gran fama ai suoi tempi con il soprannome “il tedesco della tiorba”, e la più celebre Canzon detta la Rovetta di Girolamo Frescobaldi, che apre la raccolta di Canzoni alla francese edita nel 1645.

Vincenzo Sacco
Laurea magistrale in Discipline della Musica e del Teatro

coordinamento e redazione
Maurizio Giani