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martedì 15 e giovedì 17 febbraio, h 21 | Laboratori DMS - Auditorium
Viandanti eroi dèmoni
Enrico Pace pianoforte
Viandanti eroi dèmoni
Enrico Pace pianoforte
Negli
anni del soggiorno in Svizzera (1835-1837) Franz Liszt compose l’Album d’un voyageur,
pubblicato nel ’42. Fra il ’48 e il ’54 ne rivedette sette brani, ci
aggiunse Orage
ed Églogue
e nel 1855 pubblicò il primo libro delle Années de pèlerinage.
Come altri artisti-viandanti coevi, Liszt narra un pellegrinaggio
musicale trasfigurato da esperienza concreta in scandaglio di emozioni
e sentimenti. Appassionato della fusione delle arti, non mira alla
pittura sonora di oggetti ed eventi extramusicali, bensì ad esprimere
impressioni, riflessioni, stati d’animo scaturiti a contatto vuoi con
la natura vuoi con opere letterarie poetiche figurative: da Byron,
Schiller e Sénancour trae spunti che amplificano la forza suggestiva e
arcana degli scenari montani (Au
lac de Wallenstadt, Églogue,
Au bord d’une source),
celebrano eroi leggendari (Guillaume
Tell), indagano i recessi dell’animo, fra tempestosi
assalti in cui cercare più alti rifugi (Orage) e il
malessere d’una vita che langue nell’impotenza espressiva (Vallée d’Obermann).
Il musicista sfrutta uno stupefacente arsenale di mezzi stilistici e
tecnici per dar vita a una moltitudine di ambientazioni e toni
espressivi, dalla rustica semplicità (Pastorale) alla
serrata progressione degli stati emotivi (Vallée), dagli
slanci battaglieri (Orage
e Guillaume Tell)
ai ripiegamenti nostalgici (Le
mal du pays). Trascrive melodie popolari (Pastorale e Le mal), riproduce jodel e richiami di
mandriani e pastori (il ranz
des vaches), evoca batterie di corni, squilli di trombe,
bordoni di zampogne e rintocchi di campane, ora nella quiete della
vallata (Églogue)
ora nella città all’imbrunire (Les
cloches de Genève). Unito a una ricercata condotta
armonica e a una nervosa sensibilità ritmica, il gioco delle
figurazioni brillanti magnifica l’idioma pianistico, alla ricerca di
sonorità orchestrali e al servizio delle evocazioni poetiche, dalla
liquida mobilità di arpeggi, trilli e tremoli nei brani “acquatici”
allo scoppio fragoroso di ottave, ribattuti e accordi spezzati nel
tumulto delle battaglie come nel turbinio delle passioni.
Discusso capolavoro del genio lisztiano e pietra miliare della letteratura pianistica, la Sonata in Si minore risale al 1852-53. Muovendo dagli esiti estremi dell’arte di Beethoven, Liszt tenta di superare l’impasse della reiterazione dei modelli formali classici adottando una forma ciclica: un unico movimento fonde i quattro tempi canonici (Allegro Adagio Scherzo Finale) e al tempo stesso l’altrettanto canonico impianto della “forma-sonata” (esposizione - sviluppo - ripresa). Segmentare in modo univoco la fluida concatenazione degli episodi è impresa disperata, tanto più che il linguaggio armonico cessa di fungere da demarcatore strutturale e punta invece a esaltare un’incessante ambiguità, mediante cromatismi, concatenazioni inattese, ascendenze modali, inflessioni zigane, uso coloristico delle aree tonali. Né sono d’aiuto i quattordici cambi d’indicazione agogica che seguono al Lento assai d’apertura; e meno ancora i temi, sottoposti a continua elaborazione, sovrapposizione, intensificazione o aggravamento ritmico, secondo la tecnica della “metamorfosi tematica” propria di Liszt. Nelle prime 17 battute è racchiuso il nucleo generatore dell’intero svolgimento: il minaccioso e oscuro sprofondare nel grave di un motivo introduttivo – “tema sipario” che scandisce una struttura drammaturgico-teatrale –, il fiero slancio delle ottave di un secondo segmento tematico, indi il contorcersi di un terzo (Hammerschlag, “colpo di martello”, lo definì Liszt a causa delle note ribattute). Più avanti, nel Grandioso, un quarto tema basato sul canto piano «Crux fidelis», seguito dalla trasfigurazione dello Hammerschlag in una languida effusione lirica. Molti commentatori hanno voluto colmare l’assenza di un programma esplicito associando la Sonata al Faust di Goethe: il terzo tema sarebbe allora il sarcastico ghigno satanico che, rovesciato nella vibrante cantabilità del quinto, assurgerebbe a tema di Margherita. Quanto all’articolazione, molti concordano nell’attribuire all’estatico Andante sostenuto la funzione di un tempo lento consueto (individuandovi però anche l’inizio dello sviluppo); e alla successiva fuga a 3 voci quella dello Scherzo. Qui per alcuni comincerebbe la ripresa, che altri invece collocano più avanti. L’ingannevole edificio termina nello scorcio di una coda che coraggiosamente elude le aspettative d’ascolto, chiudendo non già su toni trionfali bensì su un percorso a ritroso, che si spegne in sonorità impalpabili.
Discusso capolavoro del genio lisztiano e pietra miliare della letteratura pianistica, la Sonata in Si minore risale al 1852-53. Muovendo dagli esiti estremi dell’arte di Beethoven, Liszt tenta di superare l’impasse della reiterazione dei modelli formali classici adottando una forma ciclica: un unico movimento fonde i quattro tempi canonici (Allegro Adagio Scherzo Finale) e al tempo stesso l’altrettanto canonico impianto della “forma-sonata” (esposizione - sviluppo - ripresa). Segmentare in modo univoco la fluida concatenazione degli episodi è impresa disperata, tanto più che il linguaggio armonico cessa di fungere da demarcatore strutturale e punta invece a esaltare un’incessante ambiguità, mediante cromatismi, concatenazioni inattese, ascendenze modali, inflessioni zigane, uso coloristico delle aree tonali. Né sono d’aiuto i quattordici cambi d’indicazione agogica che seguono al Lento assai d’apertura; e meno ancora i temi, sottoposti a continua elaborazione, sovrapposizione, intensificazione o aggravamento ritmico, secondo la tecnica della “metamorfosi tematica” propria di Liszt. Nelle prime 17 battute è racchiuso il nucleo generatore dell’intero svolgimento: il minaccioso e oscuro sprofondare nel grave di un motivo introduttivo – “tema sipario” che scandisce una struttura drammaturgico-teatrale –, il fiero slancio delle ottave di un secondo segmento tematico, indi il contorcersi di un terzo (Hammerschlag, “colpo di martello”, lo definì Liszt a causa delle note ribattute). Più avanti, nel Grandioso, un quarto tema basato sul canto piano «Crux fidelis», seguito dalla trasfigurazione dello Hammerschlag in una languida effusione lirica. Molti commentatori hanno voluto colmare l’assenza di un programma esplicito associando la Sonata al Faust di Goethe: il terzo tema sarebbe allora il sarcastico ghigno satanico che, rovesciato nella vibrante cantabilità del quinto, assurgerebbe a tema di Margherita. Quanto all’articolazione, molti concordano nell’attribuire all’estatico Andante sostenuto la funzione di un tempo lento consueto (individuandovi però anche l’inizio dello sviluppo); e alla successiva fuga a 3 voci quella dello Scherzo. Qui per alcuni comincerebbe la ripresa, che altri invece collocano più avanti. L’ingannevole edificio termina nello scorcio di una coda che coraggiosamente elude le aspettative d’ascolto, chiudendo non già su toni trionfali bensì su un percorso a ritroso, che si spegne in sonorità impalpabili.
Daniele Sconosciuto
Laurea specialistica in
Discipline della Musica
coordinamento e redazione
Anna Quaranta
Franz
Liszt (1811-1886)
Années de pèlerinage
Première année: Suisse
Sonata in Si minore
Enrico Pace ha studiato pianoforte con Franco Scala, prima al Conservatorio “Rossini” di Pesaro, indi all’Accademia Pianistica di Imola. Ha inoltre studiato direzione d’orchestra e composizione. La sua carriera ha avuto una svolta decisiva nel 1989 con la vincita del primo premio al Concorso internazionale “Franz Liszt” di Utrecht. Da allora Pace si è esibito regolarmente in recital in tutt’Europa: al Concertgebouw di Amsterdam, a Milano (Sala “Verdi” del Conservatorio e Teatro alla Scala), Roma, Firenze, Berlino, Monaco di Baviera, Dortmund, Dublino, e in varie città del Sud America. Partecipa regolarmente ai festival della Roque d’Anthéron, del Rheingau e di Husum.
Solista molto apprezzato, ha suonato con orchestre insigni: i Münchner Philharmoniker, i Bamberger Symphoniker, la Filarmonica di Rotterdam, la Filarmonica della Radio Olandese, la BBC Philharmonic Orchestra, le orchestre sinfoniche di Sydney e Melbourne, la Sinfonica di Berlino, la Sinfonica del MDR di Lipsia, la Filarmonica di Varsavia, la Sinfonica di Malmö, la Sinfonica della RTÉ irlandese, la Sinfonica “Verdi” di Milano, la Amsterdam Sinfonietta, la Gelders Orchestra, le orchestre di Johannesburg e Città del Capo e il Koninklijk Concertgebouworkest di Amsterdam. Ha collaborato, fra gli altri, con i seguenti direttori: Roberto Benzi, Andrej Boreyko, Mark Elder, János Fürst, Yunichi Hirokami, Eliahu Inbal, Jan Latham-Koenig, Kazimierz Kord, Jiří Kout, Alexander Liebreich, Gianandrea Noseda, Vassilij Sinaiskij, Stanisław Skrowaczewski, Bruno Weil e Antoni Wit. Agli impegni solistici Enrico Pace affianca un’intensa attività cameristica: ha collaborato con i Quartetti Šostakovič, Keller, RTÉ Vanbrugh, Prometeo, e con la cornista Marie Luise Neunecker. Ha preso parte a vari festival di musica da camera a Delft, a Risør in Norvegia, nel Rheingau in Germania, a Kuhmo in Finlandia, a West Cork in Irlanda, a Stresa e a Lucerna. Dalla stagione 1997/98 Pace ha instaurato un’assidua collaborazione col violinista Frank Peter Zimmermann, col quale ha dato recital in Europa, Estremo Oriente e Sud America e ha effettuato registrazioni radiofoniche e discografiche. Dal 2006 si esibisce in duo anche col violinista Leonidas Kavakos.
ingresso gratuito - posti limitati
info: tel. 051 2092411
NB: martedì 15 sarà data la precedenza agli invitati;
giovedì 17 ingresso libero fino a esaurimento dei coupons gratuiti, distribuiti a partire dalle ore 20.
Années de pèlerinage
Première année: Suisse
Chapelle
de Guillaume Tell
Au lac de Wallenstadt
Pastorale
Au bord d’une source
Orage
Vallée d’Obermann
Églogue
Le mal du pays
Les cloches de Genève: Nocturne
Au lac de Wallenstadt
Pastorale
Au bord d’une source
Orage
Vallée d’Obermann
Églogue
Le mal du pays
Les cloches de Genève: Nocturne
Sonata in Si minore
Lento assai – Allegro energico –
Grandioso – Allegro energico – Recitativo – Andante sostenuto – Quasi
Adagio – Allegro energico – Più mosso – Stretta quasi Presto – Presto –
Prestissimo – Andante
sostenuto – Allegro moderato – Lento assai
Enrico Pace ha studiato pianoforte con Franco Scala, prima al Conservatorio “Rossini” di Pesaro, indi all’Accademia Pianistica di Imola. Ha inoltre studiato direzione d’orchestra e composizione. La sua carriera ha avuto una svolta decisiva nel 1989 con la vincita del primo premio al Concorso internazionale “Franz Liszt” di Utrecht. Da allora Pace si è esibito regolarmente in recital in tutt’Europa: al Concertgebouw di Amsterdam, a Milano (Sala “Verdi” del Conservatorio e Teatro alla Scala), Roma, Firenze, Berlino, Monaco di Baviera, Dortmund, Dublino, e in varie città del Sud America. Partecipa regolarmente ai festival della Roque d’Anthéron, del Rheingau e di Husum.
Solista molto apprezzato, ha suonato con orchestre insigni: i Münchner Philharmoniker, i Bamberger Symphoniker, la Filarmonica di Rotterdam, la Filarmonica della Radio Olandese, la BBC Philharmonic Orchestra, le orchestre sinfoniche di Sydney e Melbourne, la Sinfonica di Berlino, la Sinfonica del MDR di Lipsia, la Filarmonica di Varsavia, la Sinfonica di Malmö, la Sinfonica della RTÉ irlandese, la Sinfonica “Verdi” di Milano, la Amsterdam Sinfonietta, la Gelders Orchestra, le orchestre di Johannesburg e Città del Capo e il Koninklijk Concertgebouworkest di Amsterdam. Ha collaborato, fra gli altri, con i seguenti direttori: Roberto Benzi, Andrej Boreyko, Mark Elder, János Fürst, Yunichi Hirokami, Eliahu Inbal, Jan Latham-Koenig, Kazimierz Kord, Jiří Kout, Alexander Liebreich, Gianandrea Noseda, Vassilij Sinaiskij, Stanisław Skrowaczewski, Bruno Weil e Antoni Wit. Agli impegni solistici Enrico Pace affianca un’intensa attività cameristica: ha collaborato con i Quartetti Šostakovič, Keller, RTÉ Vanbrugh, Prometeo, e con la cornista Marie Luise Neunecker. Ha preso parte a vari festival di musica da camera a Delft, a Risør in Norvegia, nel Rheingau in Germania, a Kuhmo in Finlandia, a West Cork in Irlanda, a Stresa e a Lucerna. Dalla stagione 1997/98 Pace ha instaurato un’assidua collaborazione col violinista Frank Peter Zimmermann, col quale ha dato recital in Europa, Estremo Oriente e Sud America e ha effettuato registrazioni radiofoniche e discografiche. Dal 2006 si esibisce in duo anche col violinista Leonidas Kavakos.
ingresso gratuito - posti limitati
info: tel. 051 2092411
NB: martedì 15 sarà data la precedenza agli invitati;
giovedì 17 ingresso libero fino a esaurimento dei coupons gratuiti, distribuiti a partire dalle ore 20.