2 febbraio/28 maggio 09 • Laboratori DMS 1909-2009 OMAGGIO AI BALLETS RUSSES a cura di Eugenia Casini Ropa 2 febbraio • ore 16 José Sasportes 1909-1929 La danza al centro della vita artistica europea 19 febbraio • ore 16 I Ballets Russes in video proiezione di ricostruzioni con commento a cura del gruppo di studio «Danza e ricerca» 23 febbraio • ore 20.30 Eugenia Casini Ropa Vaslav Nijinsky: il mito, la storia, l’arte conferenza con musiche e letture dal vivo 26 marzo • ore 16 Paola Bignami Arabesques e tissues: materiali per l’espressione in danza 16 aprile • ore 16 Paolo Cecchi Stravinskij, i Ballets Russes e il Moderno in musica: Pétrouchka, Le sacre du printemps e Le Rossignol 11-12-13 maggio ore 14-18; 15 maggio ore 10-14 e 15-18 L’evidenza del movimento. Disgressioni a posteriori sul progetto coreografico La sagra della primavera di Igor Stravinskij laboratorio pratico condotto da Cristina Rizzo (coreografa e performer) per 20 persone con competenze di danza; riservato a studenti dell’Università di Bologna; iscrizioni su curriculum dal 23 al 30 aprile 2009, ore 10-13 presso i Laboratori DMS 28 maggio • ore 16 Sandra Borgogelli Lo spirito del tempo: i Ballets Russes tra avanguardia e tradizione |
6 maggio • ore 16• Laboratori DMS Paolo Cecchi Stravinskij, i Ballets Russes e il Moderno in musica: Pétrouchka, Le sacre du printemps e Le Rossignol L’incontro tra Igor Stravinskij e i Ballets Russes
di Diaghilev costituì un capitolo decisivo per la creazione della Nuova
musica del Novecento: nei sette-otto anni che precedettero la Prima
guerra mondiale, Stravinskij, Schönberg e in parte Debussy – seguendo
predilezioni estetiche e scelte linguistiche assai diverse – scrissero
una serie di opere che segnarono una frattura epocale con la precedente
tradizione compositiva, e determinarono il superamento del sistema
tonale e ritmico-metrico che da quasi due secoli era alla base della
musica occidentale. Stravinskij trovò nella forma musicalmente ‘libera’
del balletto d’avanguardia il locus deputatus
per avviare un sovvertimento radicale delle coordinate linguistiche
della musica sinfonica precedente e coeva. Punto di svolta della sua
produzione fu Pétrouchka
(1911) in cui il compositore russo iniziò a destrutturare la fissità e
la regolarità ritmico-metrica della tradizione classica e romantica, e
a decostruire la funzione strutturale dell’armonia tonale, sia mediante
le pronunciate colorature modali dei passi diatonici, sia ricorrendo
con frequenza all’uso di aggregati verticali bitonali, derivati
perlopiù dalla scala ottatonica (si pensi in particolare al secondo
quadro del balletto, Chez Pétrouchka). Nei due anni successivi Stravinskij con la Sacre du printempes (1913) bruciò ogni residuo ‘naturalitico’ ancora presente nel balletto precedente, e approfondì con rigore e fantasia straordinari l’innovazione radicale in campo ritmico-metrico. Inoltre nella partitura spesso il decorso tonale tradizionale risulta sospeso grazie alla contrapposizione sistematica di segmenti armonicamente diatonici, ma tonalmente non funzionali, e di episodi dissonanti e fortemente cromatici, che a tratti superano la soglia dell’atonalità. Ne risultò una partitura astratta e profetica, la cui complessità ritmico-metrica fu ‘raggiunta’ e compresa nella sua reale portata innovativa solo dalle avanguardie seriali degli anni ’50. Accanto ai due celebratissimi balletti, Le rossignol fu il terzo fondamentale contributo di Stravinskij alla Neue Musik d’inizio secolo. Nella partitura, ove si realizza un’inusitata unione di teatro musicale e di pantomima (venne messa in scena per la prima volta del 1914 a Parigi dalla compagnia di Diaghilev con le scene e i costumi di Benois) il compositore continuò ad esplorare - benché in tutt’altra temperie espressiva - alcune delle sperimentazioni linguistiche della Sacre. Si ascoltino ad esempio nel secondo atto la politonalità della Marcia cinese e la complessità ritmico-metrica della successiva musica che sonorizza l’entrata del corteo dei dignitari, l’iridescenza timbrica e la “volatilità” metrica del canto strumentale dell’usignolo meccanico nel terzo atto, e all’uso coloristico di un’armonia cromatica ‘vagante’ nella musica che sonorizza l’intervento salvifico finale del prodigioso volatile. Le rossignol costituì un esempio di teatro musicale non (o anti) operistico di rara sottigliezza espressiva, e nel contempo segnò, dopo la Sacre e con le Noces, il più importante esito della radicale sperimentazione linguistica realizzata da Stravinskij prima della svolta neoclassica. Paolo Cecchi insegna Storia della Musica Moderna e Contemporanea e Storia e Storiografia della Musica all’Università di Bologna. I suoi ambiti di ricerca riguardano il madrigale e la teoria musicale tardo cinquecenteschi e primo seicenteschi, l'opera italiana del XIX secolo e il teatro musicale del secondo Novecento. Ha pubblicato saggi su aspetti dell’opera madrigalistica di Gesualdo, Marenzio e Giovannelli, sul madrigale spirituale del XVI secolo, sulla cantata primo seicentesca, sulla produzione operistica di Bellini, Donizetti e Verdi, e sulla didattica della Storia della musica del Novecento. ________________________________________ |