Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Dipartimento di Musica e Spettacolo - La Soffitta 2008

martedì 8 aprile, ore 21
Aula absidale (via de' Chiari 25a)
ingresso libero - posti limitati



Antonio Vivaldi (1678-1741)

Sonata in Mi minore, op. 14 n. 5, R. 40

Largo
Allegro (con spirito)
Largo (tranquillo, alla siciliana)
Allegro


Ludwig van Beethoven (1770-1827)

Sonata in Sol minore, op. 5 n. 2

Adagio sostenuto ed espressivo
Allegro molto più tosto presto
Rondò: Allegro


Anton Webern (1883-1945)

Drei kleine Stücke op. 11

Mäßige Achtel
Sehr bewegt
Äußerst ruhig


Dmitrij Šostakovič (1906-1975)

Sonata in Re minore, op. 40

Allegro non troppo
Allegro
Largo
Allegro




Luca Fiorentini (Venezia 1966) si è diplomato nel Conservatorio di Milano con Rocco Filippini, ha poi studiato alla Musikhochschule di Vienna e si è perfezionato con illustri maestri, tra cui Rostropovič, Tortelier, Bijlsma, Geringas. Vincitore in diversi concorsi nazionali e internazionali, ha tenuto concerti in Europa, Giappone, Messico, Russia sia da solista sia in varie formazioni cameristiche, suonando anche per importanti reti televisive e radiofoniche. Dal 1988 al 1993 ha fatto parte dei Wiener Philharmoniker e dell’orchestra della Wiener Staatsoper, nonché del Quartetto Gustav Mahler formato dalle prime parti dei Wiener, con cui ha effettuato numerose tournées. Sino al 2000 è stato primo violoncello alla Scala. Ha registrato CD per Sony e Rainbow Classic; per Nalesso Records sta ora registrando l’integrale dei concerti di Vivaldi.

Formatosi alla scuola di Guido Agosti, Alessandro Drago ha continuato gli studi in Germania e in Svizzera. Fondamentali nel suo perfezionamento artistico sono stati l’incontro con Fausto Zadra, di cui è stato per tre anni assistente a Losanna, e con Sergiu Celibidache, di cui ha seguito i seminari di Fenomenologia della musica all’Università di Magonza. Ha suonato come solista in vari paesi europei, in Argentina e Giappone, nonché per le società filarmoniche di Tallinn, Riga e Tiflis. Particolarmente apprezzato in Russia, ha tenuto recitals al Conservatorio di Mosca e, con l’orchestra, nella sala grande della Filarmonica di Pietroburgo. Ha effettuato registrazioni per il Bayerischer Rundfunk e per le radiotelevisioni argentina e russa; ha partecipato a trasmissioni radiofoniche della RAI e della Radio Vaticana. Negli anni ’90 ha affiancato all’attività solistica un’intensa collaborazione col quartetto d’archi Rimskij-Korsakov di Pietroburgo e col clarinettista Klaus Hampl. A più riprese si è esibito a Salisburgo, come solista e in formazioni cameristiche.
La calda voce del violoncello

Luca Fiorentini violoncello
Alessandro Drago
pianoforte



Le sei Sonate op. 14 per violoncello e basso continuo di Vivaldi furono pubblicate a Parigi da Le Clerc intorno al 1739, probabilmente all’insaputa dell'autore. Le sei composizioni seguono tutte la forma della sonata da chiesa, che comprende quattro movimenti in un ordine prestabilito: lento-vivo-lento-vivo. Vivaldi riserva al violoncello un duplice ruolo: prim’attore quando agisce nel registro tenorile, lo strumento scende nel registro grave per raddoppiare o arricchire la linea del basso. Elemento caratteristico dei due tempi lenti è la cantabilità; in essi la regolare costruzione della linea melodica esalta le doti di dolcezza e di elegante sensibilità nello strumento. Nei due movimenti veloci, sebbene manchi un’autentica impronta virtuosistica, i frequenti slanci ritmici e l’uso di sincopi privilegiano invece una scrittura dai toni lievi e brillanti. La Sonata n. 5, considerata una delle migliori composizioni del genere scritte in Italia nella prima metà del Settecento, viene eseguita nella trascrizione che ne curò Luigi Dallapiccola nel 1955.
Prime opere che sanciscono la compiuta emancipazione del violoncello dal ruolo di basso continuo, le due Sonate op. 5 di Beethoven furono composte nell’inverno 1795-96, in vista di un viaggio a Berlino alla corte del re di Prussia, Federico Guglielmo II, cui sono dedicate. L’ampio Adagio che introduce la Sonata in Sol minore è di carattere mesto e solenne. All’inciso del pianoforte che incede con un ritmo puntato presente nell’intero tempo, replica una breve frase appassionata del violoncello. Si avvia così un dialogo condotto con disinvolta dignità. Nell’Allegro in forma-sonata, gli alterni interventi di entrambi gli strumenti preparano l’esordio del primo tema che si dispiega sull’energica pulsione ritmica di incessanti terzine; presenti anche nella seconda enunciazione del secondo tema, esse animano anche tutta la sezione di sviluppo e l’intensificazione drammatica della coda. Semplice ma slanciato il Rondò finale in Sol maggiore, il cui tema principale – enunciato dal pianoforte e poi riproposto quattro volte – in chiusura scioglie e distende il suo profilo ritmico nelle più mosse quartine di accompagnamento. Le sonorità scintillanti e leggere caricano il brano di un irrefrenabile dinamismo.
Scritti nel 1914, i Tre piccoli pezzi op. 11 di Anton Webern si inscrivono nella poetica del pezzo breve inaugurata da Schönberg e culminata nei suoi Sei piccoli pezzi per pianoforte op. 19 (1911): ad essi Webern pare riferirsi in modo esplicito con quell’epiteto (klein) che solo in questo caso egli adotta per designare una sua composizione. La concisione dei tre brani – rispettivamente di nove, tredici e dieci battute; il secondo dura appena 15″ – supera persino quella dei Pezzi op. 7 per violino e pianoforte (1910) e delle Bagatelle op. 9 (1911-13) per quartetto d’archi. La successione prevede due tempi moderati che incorniciano un brano estremamente mosso. Nel primo vengono sfruttate tutte le possibilità timbriche del violoncello (suoni armonici, pizzicato, diverse posizioni dell’arco sulla cordiera) per una scrittura aforistica e intensamente espressiva. Alla precipitazione e alla violenza sonora del secondo brano, l’unico in cui il violoncello suona senza sordina, si contrappone la calma assoluta del terzo, le cui brevissime frasi si spengono ogni volta nel silenzio donde sembrano sgorgate.
In poco più d’un mese, sul finire dell’estate del 1934, Dmitrij Šostakovič concepì e completò la Sonata per violoncello e pianoforte, la prima delle tre da lui dedicate agli strumenti ad arco. L'op. 40 si apre con un Allegro in forma-sonata dai toni tardoromantici, col melodizzare semplice e nostalgico del primo tema affidato al violoncello – insidiato da destabilizzanti terzine del pianoforte – e il lirismo rassicurante del secondo tema; entrambi presenti nella sezione di sviluppo, i due temi ritornano in ordine inverso nella ripresa. Il secondo movimento, tripartito, è una vera danza contadina, dal carattere persin brutale con quella forte accentuazione del “battere” d’ogni battuta e il semplice schema armonico ripetuto a mo’ di passacaglia. Il Largo, che non si lascia inquadrare in uno schema formale definito, esordisce con un’introduzione assai cupa affidata al violoncello solo, cui segue un tema di grande forza espressiva, poi riproposto con cinque variazioni, talora intercalate dalla ripresa dell’introduzione. A spazzare via l’atmosfera depressiva del Largo giunge la ruvida e maliziosa vitalità del finale, un rondò in sette parti nel cui andamento da galop circense si può anche scorgere una sottile derisione della “purezza di linguaggio” imposta ai musicisti sovietici dai funzionari della Lega dei Compositori (costituita nel 1932).

Rosalba Iacoviello - Daniel Molinari
Laurea triennale DAMS

coordinamento e redazione
Anna Quaranta


ingresso libero - posti limitati
info: tel. 051 2092413; soffitta.muspe@unibo.it






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