Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
Conferenze e convegni |
sabato 3
maggio 2003
Palazzo
Marescotti, via Barberia, 4 Bologna
La parola di Dio in musica
I
canti per la liturgia della messa
coordinamento
di Cesarino Ruini
con la consulenza di
Mauro Casadei Turroni Monti, Antonio Lovato, Donatella
Righini, Daniele Sabaino
con il sostegno della Fondazione CaRisBo e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Virginio Sanson (Istituto Superiore di Scienze
Religiose, Padova) Premessa: Parola di Dio per la fede cristiana è la Persona di Gesù Cristo; Parole di Dio sono le Sante Scritture. 1. La Parola nel rito: in ogni celebrazione la parola insieme col rito è costitutiva dellazione simbolica, ed ha carattere e funzione performativa, cioè di efficacia. 2. La Bibbia è nata per la Liturgia: i testi sacri sono stati redatti per essere proclamati nellazione rituale celebrativa, per ri-presentare laccadimento salvifico. 3. La Bibbia nella liturgia della Messa: la Liturgia della Parola è la prima parte costitutiva della Messa (letture e salmi); anche tutti gli altri canti della messa sono biblici. 4. Nuova caratterizzazione dei canti della Messa: salmodia, acclamazioni, litanie; loro funzioni rituali; possibilità anche di canti non biblici. Mons. Virginio Sanson, presbitero della diocesi di Vicenza dal 1963, è Direttore dellUfficio diocesano vicentino per la Liturgia dal 1983. Oltre alla licenza in Teologia, ha conseguito la specializzazione in Liturgia e il diploma in Musica corale e direzione di coro. Ha insegnato Teoria musicale nei Conservatorii di Rovigo e Vicenza e Storia della Musica cristiana nello Studio Teologico di Vicenza; attualmente è docente di Sacra Scrittura e di Liturgia nellIstituto di Scienze Religiose di Vicenza, di Liturgia e Arte Cristiana nello Studio Teologico di Vicenza, e di Liturgia nellIstituto Superiore di Scienze Religiose delle Venezie a Padova. Nella sua bibliografia trovano spazio, accanto alla manualistica liturgica, studi sui rapporti tra arte, musica e liturgia. Eugenio
Costa
S.J. (Centro teologico di Torino) La ovvia centralità del soggetto attivo di ogni rito liturgico, ossia lassemblea dei cristiani, appare oggi come un ricupero o una riscoperta. Ragioni storiche e dottrinali rendono ragione del contesto odierno, che attualmente si configura come epoca di transizione, in cui si verificano insieme acquisizioni e reticenze (o resistenze). Visione ideale e lezioni tratte dallesperienza celebrativa si incrociano, ma consentono in ogni modo di tracciare un quadro generale significativo, da leggersi a un doppio livello: un livello strutturale e operativo (un gruppo umano che pratica azioni simboliche, con intenti e con articolazioni proprie) e un livello teologico, in funzione di retroterra dottrinale e come presupposto di un certo rapporto con lAltro. Lassemblea ha bisogno di essere servita da suoi membri, che ne fanno parte e che impersonano un ruolo; ma a sua volta linsieme di questi ruoli è coerente, più profondamente, con una grande figura cristiana, quella del Corpo di Cristo. Dalla liturgia-spettacolo alla celebrazione comunitaria: congruenze e incongruenze; prospettive. Padre Eugenio Costa S.J., responsabile del Centro Teologico dei gesuiti in Torino e direttore di coro (Cattedrale di Torino), è docente di liturgia e di musicologia liturgica nonché collaboratore dellUfficio Nazionale Liturgico, settore musica. Manlio
Sodi (Università
Pontificia Salesiana di Roma) Lazione liturgico-sacramentale è essenzialmente il locus in cui si realizza un tipo di "comunicazione" in sé unica; il sacramento infatti mette in atto un rapporto tra Dio e il suo popolo (e viceversa), ma permette pure un dialogo allinterno della stessa assemblea. I numerosi linguaggi che assicurano questa duplice comunicazione (verticale e orizzontale) fanno riferimento al verbale e al non verbale. Tra questi la Parola e il canto-musica hanno una valenza unica. Approfondire il rapporto tra Parola e canto, nello specifico contesto sacramentale, implica evidenziare il ruolo che la Parola ha in ordine al contenuto del memoriale (= annuncio) e alle modalità con cui si esplicitano i vari linguaggi propri della celebrazione. Da qui la centralità della Liturgia della Parola; ma da qui anche la centralità del canto non come linguaggio fine a se stesso, ma come prolungamento e attualizzazione dellannuncio della Parola e della sua attuazione nel segno sacramentale. Cantare la messa, pertanto, (o meglio ancora "celebrare lEucaristia") non è riempire lazione liturgica di espressioni canore fine a se stesse, ma caratterizzare i diversi momenti della celebrazione attraverso quel linguaggio, il musicale appunto, che ha la capacità di "tradurre" il contenuto del mistero celebrato nelle categorie proprie di una cultura, dando vita ad espressioni che - da sole - costituiscono e costruiscono un linguaggio sacrale come risposta al linguaggio della rivelazione e come richiamo a quello della vita di ogni giorno. Il rapporto con la cultura, determinato anche dalla comune radice dei due termini culto-cultura, determina due movimenti destinati ad esplicitarsi e a completarsi nella storia della salvezza. Da una parte il canto liturgico è chiamato a riflettere una cultura - quella biblica -espressa attraverso le forme musicali proprie del tempo; dallaltra il canto liturgico è chiamato a creare cultura nellassemblea, quando questa si esprime fondendo insieme le categorie bibliche del testo con il meglio del linguaggio musicale. In una responsabilità educativa e formativa, le scelte delle forme musicali devono sempre dipendere dal testo che dovrà essere profondamente biblico, e da quelle forme musicali che si staccano dal quotidiano per elevare lespressione e il linguaggio di ogni giorno a quellincontro con il Dio della vita quale si attua nel sacramento. Mons. Manlio Sodi, originario di Sinalunga (Siena), dal 1999 è Decano-Preside della Facoltà di Teologia dellUniversità Pontificia Salesiana di Roma, dove insegna Liturgia, Sacramentaria e Pastorale liturgica. Ha perfezionato gli studi teologici, compiuti nella stessa Facoltà, con la licenza e il dottorato in liturgia conseguiti presso l"Anselmianum". Membro ordinario della Pontificia Accademia di Teologia, è stato Consultore della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, mansione che attualmente svolge per l'Ufficio Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice. Dal 1997 è direttore di "Rivista liturgica" e nel contempo dirige la collana "Monumenta Studia Instrumenta Liturgica", edita dalla Libreria Editrice Vaticana. Alla feconda attività di divulgazione nei campi teologico, pastorale, catechetico, mistico, patristico, unisce una ragguardevole produzione scientifica di studi e articoli di carattere liturgico apparsi in volumi monografici, vari periodici e opere in collaborazione. Alberto
Melloni (Università
di Modena e Reggio nellEmilia) L'intervento pone il problema della conoscenza storica della riforma liturgica e delle diverse spinte che la promuovono; la questione del canto liturgico e della musica sacra, da questo punto di vista, è eloquente perché la restaurazione della musica sacra a inizio Novecento rappresenta un modello di riforma liturgica che deve la sua forza d'impatto proprio all'appello al bisogno di disincrostare forme recenti e abusive; e viceversa nel post-concilio la musica è un elemento di creatività non controllata e non controllabile, contro la quale emergono spinte, apparentemente erudite o di nicchia, tese a salvare il patrimonio restaurato a inizio secolo contro lo stesso impianto della riforma ed il significato ecclesiolgico che essa porta sia nell'insieme che nei dettagli. Alberto Melloni insegna Storia contemporanea nell'Università di Modena - Reggio Emilia ed è membro della Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna. Fa parte della direzione della rivista "Cristianesimo nella storia" e di "Concilium". È specialista di storia delle istituzioni ecclesiastiche e, in particolare, del concilio Vaticano II, della cui storia ha curato ledizione italiana. Ha pubblicato, fra gli altri, studi su Giovanni XXIII e i suoi scritti, nonché sullattività diplomatica attorno al Vaticano II. Marco
M. Navoni
(Biblioteca Ambrosiana di Milano) Lintervento mira a mettere in luce linnovazione di santAmbrogio quando introdusse nella Chiesa milanese il canto degli inni. Nonostante tale innovazione non si riferisca direttamente alla liturgia della messa ma a quella che noi oggi chiameremmo dellufficiatura, essa si configura come tentativo riuscito di "mettere in musica" la Parola di Dio e la retta fede insidiata dalleresia ariana con una finalità eminentemente pedagogica e catechetica nei confronti del popolo cristiano. Dopo una breve inquadratura storica, verranno proposte alla lettura e al commento alcune tra le strofe più significative degli inni santambrosiani come esempio concreto di quella che potrebbe essere definita una divulgazione popolare in versi e in musica della Parola di Dio e della retta fede trasmessa dalla Chiesa. Testi Dicono che il popolo è stato ammaliato (deceptum) dallincantesimo dei miei inni (hymnorum meorum carminibus). Proprio così: non lo nego. È un grande incantesimo (grande carmen), il più potente di tutti. Che cè, infatti, di più potente del confessare la Trinità, che ogni giorno viene esaltata dalla bocca di tutto il popolo? A gara tutti vogliono proclamare la loro fede, tutti hanno imparato a lodare in versi (versibus praedicare) il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Sono dunque diventati tutti maestri, quelli che a malapena potevano essere discepoli (Contra Auxentium de basilicis tradendis, 34). In quelloccasione per la prima volta nella Chiesa milanese furono introdotti il canto antifonato e gli inni e cominciarono ad essere celebrate le vigilie: questi usi liturgici persistono fino ad oggi non solo in quella Chiesa, ma in quasi tutte le province dOccidente (Paolino di Milano, Vita Ambrosii, 13, 3). Si istituì la consuetudine di cantare inni e salmi secondo il costume delle regioni dOriente, perché il popolo non crollasse per il tedio dellafflizione; e da quel momento fino ad oggi questuso si è conservato, poiché molte, anzi quasi tutte le tue comunità anche negli altri paesi del mondo lo hanno imitato (Agostino, Confessiones ix, 15). Mons. Marco Maria Navoni è sacerdote della Diocesi di Milano dal 1977, canonico del Duomo di Milano e della Basilica di SantAmbrogio. Dopo aver insegnato nei Seminari diocesani, dal 1991 è Dottore della Biblioteca Ambrosiana, dove segue il fondo dei manoscritti latini. Insegna Storia della liturgia presso il Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra. Ha una bibliografia di più di un centinaio di titoli, con contributi che riguardano soprattutto la storia della Diocesi di Milano e della liturgia ambrosiana. Guido
Milanese
(Università Cattolica di Milano) Attraverso lesame linguistico di alcuni repertori di uso effettivo, e il confronto di tali repertori con il Repertorio Nazionale proposto dalla CEI, si cercherà di mostrare il tipo di modello antropologico e religioso che sta alla base dei prodotti testuali preparati per luso liturgico. Guido Milanese, musicologo e linguista, è professore allUniversità Cattolica di Milano e direttore del Gruppo vocale Ars Antiqua di Genova. |