Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
Quarto Colloquio
di Musicologia
del "Saggiatore musicale"
Convegno
internazionale
La storia della musica: prospettive del secolo XXI
Palazzo Marescotti
- via Barberia 4 - 40123 Bologna
Bologna, 17-19 novembre 2000
con il sostegno
della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e della Provincia
di Bologna
nellambito delle manifestazioni per Bologna Città Europea
della Cultura nel 2000
Alla volta del millennio,
conviene che la storia della musica intesa come
ramo particolare della musicologia tracci un
bilancio consuntivo e un bilancio preventivo, per meglio
comprendere lo stato in cui versa, le tendenze in atto,
gli indirizzi prossimi venturi. La situazione della
disciplina nelluniversità, nelle scuole,
nelleditoria, nei media appare
prospera. Ma floridezza ed esuberanza celano fragilità e
insidie su cui giova interrogarsi. Ne enunciamo alcune,
come spunti da approfondire nel convegno su "La
storia della musica: prospettive del secolo XXI". (a) Cè innanzitutto una questione di processi culturali. In musica, il canone la selezione dei grandi monumenti che luomo colto non può decentemente ignorare è mutato negli ultimi decenni. Un tempo, il canone era ristretto, selettivo, verticistico: andava, diciamo, da Bach a Brahms, o da Monteverdi a Stravinskij, ed includeva certi generi alti (la musica sinfonica e da camera, loratorio, la liederistica) a preferenza di altri più compromessi col secolo (lopera, la musica sacra, la musica da società). Oggi, con lespandersi delle ricerche, con lampliarsi del repertorio e del consumo alimentato dai mezzi di riproduzione e di comunicazione, il canone è pressoché illimitato, entro i confini della musica darte. Ma un canone sempre più diffuso è ipso facto un canone a rischio di dissoluzione. Non è più scontato che lapprendista musicologo, allinizio del suo corso di studi, conosca le Sinfonie di Beethoven o le Passioni di Bach. Il concetto stesso dellautorità morale e delleccellenza estetica riconosciuta a certe opere darte è caduto in discredito. Ma la storia della musica deve forse occuparsi alla pari di qualsiasi tipo di musica, sol perché esso ha avuto o ha una forma qualsiasi di esistenza nella storia? E se no, in base a quali criteri giustificherà la selezione dei propri oggetti? Dove ci conduce lideale di una storia della musica perfettamente ecumenica, in un paesaggio privo di contrasti? Si può combattere leffetto grigio-su-grigio senza con ciò mortificare la sete di scoperta e di conoscenza? Possiamo illuderci che, quandanche ci prefiggiamo unimparzialità radicale, la memoria storica non effettui comunque magari a nostra insaputa una selezione? (b) Cè poi una questione di ecologia intellettuale. La storia della musica è sempre più disturbata dallassordante "rumore di fondo" che la circonda. Noi studiamo e insegniamo musica in un mondo saturo di musiche dogni specie e genere. La circostanza, di per sé banale, ci pone in una condizione assai diversa dalle altre discipline storico-filologiche. Non si può dire che la realtà odierna distragga il papirologo o il germanista dalla contemplazione del loro oggetto in misura più incisiva che per il passato: lo storico della musica, invece, si occupa di oggetti costantemente esposti alla concorrenza, estetica ma anche economica, di tanti oggetti affini le cento musiche del mondo doggi che nellopinione comune e nelle leggi del mercato pesano assai. La circostanza grava sulla definizione del concetto di musica e sulla delimitazione delloggetto dindagine. In unetà democratica, con che giustificazione può la disciplina ritagliarsi un territorio circoscritto in base allidea che la musica di certi ceti meriti a priori più considerazione di quella daltri? Questo incide soprattutto sulla comprensione della storia musicale nel secolo che si chiude: nel 900, la musica darte di nuova invenzione contende a fatica il proprio spazio alla musica darte del passato da un lato, alle musiche etniche, dintrattenimento, funzionali, giovanili dallaltro lato. Luniverso sonoro globale che ne risulta è in sé un novum nella storia della musica. (c) Cè infine una questione di politica culturale. Nelle mutate condizioni, come cambia la didattica della storia della musica? Che cosa deve o può insegnare la nostra disciplina ai giovani cittadini dellOccidente, agli studenti della scuola secondaria, dellUniversità, del Conservatorio? con quali fini? con quali strumenti? Ancora una volta: occorre puntare su una memoria storica selettiva oppure onnicomprensiva, discriminante o indiscriminata? Più nello specifico: qual è lo stato dei manuali di storia della musica in uso nei paesi occidentali? quali alternative abbiamo ai vecchi manuali? quale feed back registriamo dalla nostra attività di docenti? quali prospettive ci offre il secolo XXI? |
Lorenzo Bianconi | F. Alberto Gallo |
Giuseppina La Face |
Programma
Comitato scientifico:
Lorenzo Bianconi, Cristina Cano, Francesco Degrada, F. Alberto
Gallo, Adriana Guarnieri, Roberto Leydi.
Coordinamento del programma:
Tarcisio Balbo, Carla Cuomo, Giuseppina La Face Bianconi,
Serafina Sabatino.
Organizzazione logistica:
Il Baule, c/o Dipartimento di Musica e Spettacolo, via Barberia
4, 40123 Bologna.
Tel. + 39 051 2092022; fax +39 051 2092017.
La partecipazione al Colloquio è gratuita per i soci e per gli abbonati al "Saggiatore musicale" (è possibile sottoscrivere labbonamento nella sede del Colloquio). Per gli altri partecipanti la quota discrizione è di Lit. 80000.