Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
1. Introduction
Gli Gnawa , un gruppo di africani sub-sahariani arrivati in Marocco per lo più come schiavi nel XV e XVI
secolo, sono musicisti che usano la musica e la trance per guarire quanti sono posseduti dagli spiriti.In Marocco, gli Gnawa guariscono coloro che sono afflitti dalla possessione spiritica mediante una cerimonia (detta
lila) (1)
che dura tutta la notte e che placa gli spiriti con musica, incenso, colori e sacrifici di animali. Essi suonano musica che induce la trance attraverso i ritmi regolari di pesanti castagnette metalliche (qraqab, plurale) e le melodie gravi eseguite dal ginbri, uno strumento a tre corde, accordato all'ottava e alla quinta. La loro identità di ex-schiavi, così come le loro sincretiche pratiche religiose all'interno del contesto dell'Islam, li differenziano dalla maggioranza dei marocchini. Identificati dal punto di vista razziale come appartenenti ad una razza di evidente genealogia africana, gli Gnawa richiamano l'attenzione di musicisti europei, americani e afro-americani che da decenni si recano nel paese in cerca di "autentica" musica africana. Di certo, sono divenuti molto popolari nel mercato della world music, collaborando con musicisti jazz americani e afro-americani, artisti francesi, partecipando a festival in tutta Europa e facendo anche qualche tour negli Stati Uniti. Questo saggio intende studiare come storie diverse (in questo caso, storie correlate alla razza e alla musica) entrino in contatto e si intersechino, stabilendo "connessioni" nell'immaginario collettivo, nuove genealogie che creano possibili esiti futuri.
In quale maniera si possiede una cultura e come si è posseduti da essa? In che modo immaginari culturali enormemente diversi fra di loro viaggiano, come gli spiriti, e vengono ad abitare altri ospiti? E in che modo la musica facilita questo processo? L'analisi della collaborazione tra musicisti del Marocco e degli Stati Uniti può spiegare come immaginari culturali diversi abitino certe forme musicali e si spostino al loro interno, e, al contrario, in che modo i generi esecutivi agiscano su e modifichino gli immaginari di una certa cultura e le rappresentazioni della storia, che, per converso, producono quello che Paul Gilroy definisce una politica di transfigurazione, "una controcultura che provocatoriamente ricostruisce la propria genealogia critica, intellettuale e morale in una sfera 'a sé stante' parzialmente nascosta al pubblico". (1993: 37-38) (2). In questo articolo esplorerò il concetto di possessione nella sua correlazione con la conoscenza culturale, l'estetica e l'esperienza nell'ambito del mercato della world music. Nello specifico analizzerò in che modo un pezzo di storia afro-americana si sia inserita in una storia di identità all'interno del Marocco e, inoltre, come ciò venga influenzato dalla "museizzazione" di questa storia (in suoni, immagini e parole). Esaminerò come vengano creati immaginari culturali ibridi, che si moltiplicano attraverso processi di transnazionalizzazione, e come questi, a loro volta, vengano ad abitarci quasi che possedessero una autonoma capacità di agire. Questo non soltanto dimostra il potere della cultura popular nel creare spostamenti politici a livello nazionale e transnazionale attraverso l'imbrigliamento di forme estetiche cariche di effetti (Lipsitz 1994), ma spiega in che modo gli immaginari transnazionali vengano a costituirsi mediante la musica e i discorsi che l'accompagnano (Feld 1995; Sherzer 1987; Urban 1991) nonché l'importazione di tali forme nel mercato globale (Appadurai 1990; 1996). Esso inoltre favorisce la nostra comprensione della trance, spiegando il fascino contemporaneo di una tanto elevata esperienza emotiva in termini di economie globali del desiderio (Boddy 1989; Lambek 1993; cf. Browning 1998) (3). Questo lavoro si differenzia da precedenti contributi sul Marocco (Combs-Shillings 1989; Crapanzano 1973, 1980; K. Dwyer 1982; Eickelman 1976; Evers-Rosander 1991; Geertz 1978; Hammoudi 1993, 1997; Kapchan 1996; Ossman 1994; Pandolfo 1997; Rosen 1984) per l'analisi del modo in cui la cultura del paese influenzi e interagisca con altre culture non locali, contribuendo alle formazioni estetiche e ideologiche emergenti a livello globale (Appadurai 1996; cf. Ossman 2002). |