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4. L'Islam e il genere

 

La concezione del sesso e del genere nel mondo musulmano non è una facile da descrivere. Bisogna tener presente che non c'è una sola linea di pensiero, e che le varie posizioni teoriche non definiscono i rapporti reali. Inoltre, le varie tesi non sono né permanenti nel tempo né prive di contestazione. In questa sezione, metto a confronto due posizioni sul genere e sulla sessualità, in primo luogo quella ortodossa (Sabbah 1984), paragonabile a quella che Mernissi chiama la teoria esplicita della sessualità femminile (1975), e in secondo luogo la teoria implicita e le sue implicazioni sull'erotismo. Io tratto in particolare il modo in cui in questi discorsi viene costruita la rappresentazione del corpo femminile.

Nella dottrina religiosa esplicita, i due sessi sono percepiti come complementari. Gli uomini provvedono alle donne e, in cambo di questa protezione, le donne dovrebbero essere ubbidienti e servire i loro mariti. Esse dovrebbero conservare la loro verginità e, dopo il matrimonio, la fedeltà, la castità e la completa dedizione ai loro mariti sono indispensabili per assicurarsi il mantenimento. Le donne sono viste come deboli e facilmente sopraffatte dagli uomini. Esse quindi hanno bisogno di protezione contro i violenti desideri maschili. Nella dottrina ortodossa le donne non sono percepite come carenti di passione, sebbene questa sia meno intensa che negli uomini ma esse sono incapaci di resistere all'uomo.

Il desiderio maschile è concepito come forte e capriccioso. Tuttavia, esso deve essere appagato nel contesto legale del matrimonio onde evitare la zina', la relazione illecita (Mernissi 1975: 17). L'Islam classico definisce i doveri della moglie in termini di obbligo per le donne di fornire prestazioni sessuali, ben oltre il loro obbligo di riprodursi e di essere madri (2). Le donne non possono rifiutarsi di compiere il loro dovere coniugale (Naamane-Guessous 1990: 194)(3).Esse dovrebbero soddisfare tale divere in modo da salvaguardare gli uomini dal rischio di intrattenere rapporti illeciti. Questo le protegge anche dal rischio che il marito prenda una seconda moglie. Solo le donne che sanno come compiacere i propri mariti sono capaci di assicurarsi la loro attenzione e protezione.

La mancanza di potere delle donne può potenzialmente capovolgersi se esse manovrano per sedurre gli uomini. Gli studiosi ortodossi sono consapevoli di questo pericolo e, dal momento che gli uomini sono stati primariamente creati per adorare Dio, mettono in guardia contro la seduzione femminile e particolarmente contro l'attaccamento alle donne. Dio richiede l'amore totale del credente e tutta la sua capacità di attaccamento emotivo: "L'attaccamento emotivo divide il cuore dell'uomo, e Allah non ha creato l'uomo con due cuori nel suo corpo" (Corano Surah II: 165).

Mernissi argomenta che, implicitamente, nella dottrina religiosa le donne sono temute per il loro potenziale dirompente. Le donne sono capaci di creare fitna (4), il caos provocato dal disordine sessuale (Mernissi 1975: 4). Secondo la posizione religiosa implicita, entrambi i sessi hanno una natura sessuale attiva, e anche i desideri femminili dovrebbero essere appagati. Se le donne non sono sessualmente soddisfatte creano fitna seducendo uomini diversi dai loro mariti. Quindi: "la virtù della donna è un dovere dell'uomo. E l'uomo dovrebbe aumentare o diminuire i rapporti sessuali con la donna secondo i bisogni di lei così da assicurare la sua virtù" (al-Ghazali in Mernissi 1975).

La necessità di soddisfare il desiderio femminile e le difficoltà che gli uomini incontrano nell'adempiere a questo dovere è un tipico tema del discorso sull'erotismo (Sabbah 1984). Tale discorso è una estensione della teoria implicita e tratta del desiderio femminile come esso viene rispecchiato nell'immaginazione maschile. E' un tentativo degli studiosi religiosi di guidare il credente ad una retta condotta nell'ambito del desiderio sessuale. Il discorso ortodosso concerne principalmente il forte desiderio maschile, la teoria implicita riconosce la sessualità attiva di entrambi i sessi, e il discorso erotico è soprattutto incentrato sulla natura aggressiva della passione femminile. Il desiderio femminile è attivo nella teoria implicita, ma diventa aggressivo e minaccioso nel discorso erotico. Nel discorso erotico c'è, perciò, un'inversione dei ruoli. Gli uomini sono impotenti e deboli mentre la passione delle donne è insaziabile. Esse ricorrono all'astuzia, qaid, per ottenere l'appagamento sessuale. Tuttavia, nonostante la differenza tra queste costruzioni di genere e sessualità, è sorprendente come esse convergano nella definizione delle donne quali esseri primariamente sessuati. Il corpo femminile è estremamente sessualizzato: che esso debba essere contenuto e coperto o che liberi la sua aggressiva sessualità, in entrambi i casi l'aspetto sessuale del corpo femminile risulta fondamentale(5). Le donne non possono rifiutarsi di adempiere al dovere coniugale (Naamane-Guessous 1990: 194). Sia che esse cerchino passivamente di mantenere viva l'attenzione legittima del marito mostrandosi desiderabili, sia che attivamente seducano altri uomini, in entrambi i casi la loro dimensione sessuale è centrale. In entrambe le prospettive il corpo femminile è ricondotto agli aspetti sessuali.

Secondo Leila Ahmed (1992), che delinea i mutamenti e la varietà delle concezioni nella storia delle donne arabe del Medio Oriente, fu nell'era degli Abbasidi che la parola donna divenne quasi sinonimo di schiava e oggetto di uso sessuale. La compravendita delle donne come merce e oggetti d'uso sessuale fu una realtà quotidiana nella società degli Abbasidi. Non c'è da meravigliarsi che gli studiosi musulmani di quel periodo, quali al-Ghazali, definiscano le donne principalmente come esseri sessuati. Questo periodo fu comunque di fondamentale importanza per la formulazione della legge Islamica e perciò ebbe una profonda influenza che perdura fino ai nostri giorni.

Sabbah sostiene che: "la cultura musulmana ha una cecità ideologica profondamente radicata nei confronti della dimensione economica delle donne, che sono comunemente percepite, concepite e definite esclusivamente come oggetti sessuali. Il corpo femminile è stato tradizionalmente l'oggetto di un enorme investimento erotico, che ha offuscato (se non totalmente nascosto) la dimensione economica della donna" (1984: 16-17). Questo ha portato, inoltre, alla generale erotizzazione delle relazioni tra i sessi. Come risultato di ciò, l'attività lavorativa svolta dalle donne fuori casa è spesso sperimentata come aggressione erotica.

Le donne sono, dunque, generalmente viste quali esseri sessuati. Qualsiasi cosa esse facciano sono percepite in primo luogo e soprattutto come corpi seducenti. Le donne e i loro corpi sembrano avere solo una dimensione sessuale. Lavorare nell'ambito pubblico maschile è generalmente percepito come un invasione erotica. Il corpo maschile, sebbene sessuale alla presenza di un corpo femminile, ha numerose altre dimensioni, per esempio, nell'ambito economico e politico. Le donne, al contrario, anche se non si muovono per danzare, ma semplicemente camminano o lavorano nello spazio maschile, sono percepite come esseri sessuati. Anche se usano i loro corpi come strumenti produttivi, sono percepite come corpi sessuati.

Questa costruzione del genere e del corpo concerne tutte le donne egiziane. Le donne di spettacolo differiscono dalle donne "che hanno decoro" perché usano pubblicamente i loro corpi invece di nascondere la loro vergogna quanto più possibile. Esse impiegano pubblicamente il potere dei loro corpi. Invece di usare il potere della loro femminilità nel contesto lecito del matrimonio, inducono in tentazione un pubblico maschile. Esse perciò agiscono la sessualità dei loro corpi al di fuori del vincolo coniugale, il che è un peccato grave.

Quello dello spettacolo è per le donne un ambito lavorativo particolarmente delicato, perché il corpo vi è centrale. Le esibizioni delle donne sono inevitabilmente tentatrici. Come è stato detto prima, nella posizione religiosa più intransigente, anche le cantanti sono haram. Ascoltare la voce delle donne può evocare immagini tentatrici. Specialmente da quando le cantanti sono non solo udibili ma anche visibili, la dimensione corporea della loro esibizione è diventata più rilevante. La danza, comunque, è la quintessenza dell'espressione corporea. Danzare è perciò per definizione un'attività sessuale. Diversamente, per esempio, dalle attrici, le ballerine non solo portano la loro sessualità sulla scena ma per di più muovono i loro corpi sessuati. Muovere i corpi sessuati in pubblico, in cambio di denaro, è quasi identico al prostituirsi.

Ho fatto un'intervista interessante ad uno sheikh di una piccola moschea: gli chiesi se le ballerine popolari, che, a differenza delle danzatrici del ventre, sono completamente vestite, sono meno haram, ed egli replicò risolutamente: "no, anche loro si muovono". Gli chiesi allora perché la danza maschile non è haram. La risposta fu facile: "Il corpo di un uomo non è vergognoso", e, indipendentemente da come si muove e si agita, "non può eccitare". Sebbene questo sembri un rifiuto esagerato della dimensione sessuale del corpo maschile, illustra l'enfasi messa sulla dimensione produttiva del corpo maschile. Un corpo maschile che danza sta compiendo un lavoro, un corpo femminile che danza sta provocando istinti sessuali.

Quanto questo discorso sulla seduzione, sul peccato e sulla vergogna è condiviso dalle persone che vi sono maggiomente coinvolte, cioè, le interpreti?  


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