Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Concerti 1998

SUONI DAL MONDO

Festival di Musica Etnica - IX Edizione

CONCERTI

 

Lunedì 12 ottobre Multisala ore 21.30

DOUDOU N'DIAYE ROSE PERCUSSION ORCHESTRA
Orchestra tradizionale africana (Senegal)
 
 
"Il tamburo non è stato inventato dagli esseri umani ma dagli spiriti. Il primo tam tam della storia fu infatti un regalo che gli spiriti fecero ai griots per ricompensarli. Il linguaggio di questo strumento è terribile, occorre usarlo con precauzione. Esistono ritmi multipli dal potere straordinario. Suonando il tamburo, si può attirare un serpente e chiedergli di mordere qualcuno. Se sono nella savana, posso chiamare allo stesso modo un leone: suono il ritmo del leone e il leone viene da me, non può fare diversamente".

Doudou N'Diaye Rose ha trentotto figli, tutti percussionisti. Nelle formazioni numerosissime che si riuniscono spesso con lui a Dakar, in un quartiere popolare, suonano anche le donne, una ventina: in Africa, è qualcosa di rivoluzionario.
Doudou è autore dell'inno nazionale del Senegal, ha suonato con molti artisti tra i quali Dizzy Gillespie, Kenny Clarke, Peter Gabriel, i Rolling Stones. Ha dato la sua musica a un balletto di Maurice Béjart, Mudra Afrique. Jack Lang lo ha insignito dell'ordine di cavaliere delle arti e delle lettere.
Griot di origine Wolof, Doudou iniziò da bambino lo studio dei tamburi e della storia del suo paese. Da oltre trent'anni prosegue la propria ricerca attraverso il Senegal e studia i ritmi di ogni paese africano. La complessità delle figurazioni ritmiche e delle sovrapposizioni che propone lo ha fatto definire "il Boulez della percussione".

 

In collaborazione con Ater Associazione Teatrale Emilia-Romagna.
 
 

 

Venerdì 16 ottobre Multisala ore 21.30

RABITA ANDALOUSA
Orchestra classica arabo andalusa del Conservatorio di Larache (Marocco)
 
L'Orchestra classica arabo andalusa del Conservatorio di Larache, in Marocco, è formata da cinque professori e due studenti. L'organico, essenziale, si compone di un liuto, strumenti ad arco, derbuka (tamburo a calice) e tamburelli. Tutti gli strumentisti, inoltre, cantano.
L'essenzialità dell'organico e la presenza importante della sezione ritmica derivano dai dettami introdotti da Haj 'Abdelkrim Raïs, allievo di Mohammed El Brihi, uno dei più grandi maestri di questo secolo.
 
La tradizione arabo andalusa nacque nell'Andalusia conquistata dalle armate islamiche grazie a Ziryab, grande cantore, originario di Baghdad.
Il patrimonio musicale del Nord Africa e dell'Andalusia ha potuto non disperdersi grazie soprattutto alla confraternita religiosa Aissawa e alle sue scuole diffuse nelle città principali del Marocco, della Mauritania, dell'Algeria e della Libia, sino ai confini dell'Egitto.
Le confraternite hanno sempre cercato di integrare le melodie profane nelle cerimonie liturgiche: così, i modi e i ritmi della musica araba d'Oriente e di quella Andalusa d'Occidente sono giunti fino a noi.
 
 

 

Martedì 20 ottobre Multisala ore 21.30

KOCANI ORKESTAR
Band zigana dei Balcani
 
 
Secondo l'uso diffuso nei Balcani, anche a Kocani, città situata nella nuova Repubblica di Macedonia, la musica degli zigani viene definita Romska Orientalna muzika, "musica rom orientale". La Kocani Orkestar è la più nota tra le formazioni che interpretano questo stile, noto anche al grande pubblico attraverso le colonne sonore di due film di Kusturica, Il tempo dei gitani e Underground.
 
Le orchestre zigane, costituite su modello della fanfara con l'aggiunta della fisarmonica, esprimono grande vitalità e fantasia, al contrario di quelle tradizionali piuttosto statiche. Questo tipo di formazione (qui costituito da due trombe, tre flicorni baritono, basso tuba, clarinetto, fisarmonica, grancassa e piatto) è nato nel XIX secolo sul modello delle orchestre militari turche che avevano rimpiazzato, a partire dal 1828, le formazioni dei Giannizzeri, dotandosi di "nuovi" strumenti occidentali come la tromba (boru) o l'oboe (zurna).
La Kocani Orkestar, sia pure aprendo il proprio repertorio anche a sorte di "cover" zigane di pezzi di Bob Dylan o Khaled, è strettamente legata alla tradizione di queste "brass band balcaniche". Le introduzioni lente e improvvisate, sprovviste di battute, sono definite col termine turco tadzim o trapeza, in macedone; le arie romantiche si indicano in vari modi: gazel (turco) o sevdak in macedone, termine derivato dal turco sevda, che significa passione o amore. Queste sevda, squisitamente orientali e abbellite nelle aree urbane, hanno mantenuto l'intervallo di seconda aumentata, caratteristico della musica orientale. Gli stili sono sempre caratterizzati da molte influenze turche, gitane, bulgare, rumene e serbe.
 
 

 

Giovedì 29 ottobre Multisala ore 21.30

JEMBÉ KAN
Musiche, danze e maschere dell’Africa occidentale
 
La cultura musicale africana ha saputo dotarsi di una grandissima varietà di strumenti. Ai tanti tipi di Balafon (dalle semplici doghe di legno poste sulle gambe del musicista agli strumenti con cassa di risonanza) e alla straordinaria varietà delle percussioni, si somma, nell'Africa sub sahariana, una grande varietà di aerofoni (tra i quali i rombi: assicelle o tubi di bambù legati a un filo che viene fatto girare vorticosamente, in grado di produrre un suono più o meno grave al mutare della velocità di rotazione). Sono molto diffusi anche i flauti diritti, i flauti sferici (sorta di ocarine), flauti di Pan, flauti traversi, trombe di vari materiali, ance doppie e semplici.
Dall'Africa occidentale sub sahariana proviene il gruppo di polistrumentisti e ballerini Jembé Kan, composto da sei musicisti appartenenti a diversi popoli di quell'area, autentico crocevia culturale. La musica, i canti e le danze provengono dal patrimonio tradizionale dei popoli Senufò, Baulè, Dan, Gurò, e sono arricchiti dalle immancabili e trascinanti improvvisazioni. Le danze mimano i lavori nei campi (semina, raccolta, estirpazione delle malerbe) o sono legate alle occasioni rituali dei villaggi (danze per i matrimoni, il corteggiamento, l'iniziazione dei giovani e la purificazione degli adulti).
 
 

 

Giovedì 12 novembre Multisala ore 21.30

EUGENIO BENNATO e MUSICANOVA
La tradizione della tarantella nell’Italia meridionale
 
 
"La tarantella, la danza rituale dell'Italia del Sud è la sintesi visiva di un universo di ritmo di favola e di storia che affonda le sue radici nell'antichissima cultura della penisola affacciata al Mediterraneo. Oggi la danza (che conserva in alcune zone la funzione di ballo curativo contro il mitico morso della tarantola) si ripropone ad un'attenzione sempre più vasta come splendido modello di danza liberatoria e dionisiaca, collocandosi naturalmente accanto ad analoghe forme provenienti da altre regioni mediterranee (i balli del nord Africa e il flamenco, fra altri). È importante sottolineare come oggi la tarantella sia ballata, soprattutto al sud, dai giovani che nel rinnovato interesse per la cultura etnica scelgono i passi e i modi della tarantella come un gesto che si contrappone alla ormai ripetitiva cultura dei balli da discoteca; questo fenomeno è in espansione e può portare alla definitiva affermazione di questo ballo come elemento della tradizione vivo nel presente e proiettato nel futuro".
 
Eugenio Bennato, fondatore negli anni sessanta della Nuova Compagnia di Canto Popolare diretta da Roberto de Simone, fonda nel 1976 Musicanova, di cui faranno parte, tra gli altri, Carolo D'Angiò, Tony Esposito e Teresa De Sio. Nel 1978 realizza una raccolta di Villanelle e Moresche che rimane tuttora unica nel suo genere. Ritornato quest'anno, dopo altre esperienze, al progetto Musicanova, Eugenio Bennato affida gli esiti più recenti del proprio lavoro all'incisione di Mille e una notte fa, un album in uscita a fine anno.
 
 

 

Giovedì 19 novembre Multisala ore 21.30

SHEIKH AHMAD AL-TUNI
Musica e cantro tradizionale Sufi dei Munshidin dell’Alto Egitto
 
Sheikh Ahmad Al-Tuni è originario del villaggio Hawatka, situato sulla riva occidentale del Nilo, vicino ad Asyut, al margine del grande deserto nubiano. Dopo una vita interamente dedicata alla musica e al canto di ispirazione sufi oggi, a settant'anni, è considerato il più grande munshid dell'Egitto. I munshidin restano gli ultimi guardiani dell'Inshad, cioè di quello stile di canto e musica popolare religiosa, legato al sufismo, profondamente radicato nella religiosità popolare delle città e dei villaggi.
I munshidin sono molto amati dal popolo, e sono i demiurghi cui è affidata la direzione del Dhikir, la cerimonia sufi aperta a tutti e da loro condotta di villaggio in villaggio. In tali cerimonie il munshid affascina con il canto e la musica della sua orchestra una folla che si lascia guidare verso una trance mistica in cui si integrano magicamente poesia, musica e spirito religioso. Il canto, tra i più antichi della tradizione araba, è essenzialmente destinato alle lodi del Profeta e dei santi; le lodi possono anche rivolgersi a persone e situazioni specifiche quali feste e matrimoni.
Nel concerto, Sheikh Ahmad Al-Tuni è accompagnato da sei virtuosi di 'Ud (liuto), Kawwal (flauto), Kemenche (violino arabo), Reqq (tamburello), Duff (tamburello grande) e Qanun (salterio).

Suoni dal Mondo 1998

Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna