27 gennaio, ore 21 Laboratori DMS - Auditorium 27 gennaio 1945/27 gennaio 2008 Giorno della Memoria Giulia D’Amico è nata a Palermo il 25 novembre 1983. Si è diplomata nel 2005 in Drammaturgia alla Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano e studia al DAMS di Bologna. Ha debuttato come autrice teatrale nel 2004 con La bottega dei capelli, con il quale si è classificata al secondo posto nel concorso “Palcoscenico per la Storia” indetto dall’associazione culturale “Caffè della Storia” di Roma e successivamente messo in scena nel 2005 in occasione del Giorno della Memoria, commissionato dal Comune di Ozzano Emilia (BO). Il 25 aprile 2005 Radio Popolare ha messo in onda un suo racconto breve dal titolo La Resistenza. Il testo teatrale Nijinskij sono io ed altri suoi scritti sono stati pubblicati in “La vocazione teatrale” di Renata Molinari (Il Principe Costante, Milano, 2006). Ha lavorato come drammaturga ed assistente alla regia presso il Teatro dell’Argine (Gli equilibristi, 2006). Nel 2007 ha vissuto in Bolivia presso la sede del Teatro de Los Andes, continuando a formarsi come attrice sotto la guida del regista César Brie. Nel novembre 2007 l’ultimo suo monologo Sette giorni al giudizio ha vinto il “premio speciale intitolato a Nuto Revelli”, all’interno del concorso “Per voce sola” ed è stato pubblicato dall’editore Nerosubianco. |
La bottega dei
capelli lettura scenica di Giulia D’Amico con Lorenzo Ansaloni, Paolo Fronticelli Baldelli, Lea Cirianni, Germano Maccioni “L’ispirazione del
testo ha le sue radici in un ‘viaggio della memoria’
organizzato dall’ANED (Associazione Nazionale ex deportati)
in collaborazione con il comune di Castel San Pietro Terme (BO). In
quell’occasione, ho visitato i campi di concentramento
insieme a chi ha realmente subito la tragedia, ai sopravvissuti, a
chi ogni anno torna in quei luoghi per commemorare compagni e
familiari, per non dimenticare. Durante una visita guidata qualcuno
ha chiesto: ‘i civili, le persone che abitavano qui nei
dintorni, sapevano cosa accadeva nei Lager?’. Da questo
interrogativo nasce il testo.
La vicenda è ambientata nella cittadina di Dachau e nel quartier generale del campo di concentramento, durante la seconda Guerra Mondiale, nel febbraio 1941. Il signor Henrik Bonn è un fabbricante di parrucche che durante la guerra fa fatica a tirare avanti la bottega. Sua nipote Gudrun da alcuni mesi, lavora, come infermiera nel Campo di Dachau e da quando è partita lo zio non ha praticamente più sue notizie. In realtà, la lettera che la nipote gli aveva scritto era stata trattenuta dalla censura del Campo. Gudrun è in pensiero per lo zio e convince il suo amante, Hauptmann Hellbeim, responsabile del settore riciclaggio all’interno del Campo di Dachau, ad aiutarlo economicamente. Il postino Elias Lind, (uno dei pochi giovani rimasti in città, in quanto figlio unico di madre vedova) è l’unica persona a far visita al signor Bonn e a dargli una mano in negozio. Elias è il solo contatto che Bonn ha con il mondo esterno, ma stenta a credere a ciò che il ragazzo gli racconta. Elias, infatti, consegnando la posta, si è reso conto che molte famiglie non sono più reperibili e che interi condomini sono disabitati. Ha intuito quello che sta accadendo in Germania e ha progettato di fuggire insieme alla madre, malata di mente, per garantirne l’incolumità. Bonn è un forte sostenitore dell’ideologia del suo paese e crede nella guerra e nella vittoria della Germania. A commercianti come lui la seconda Guerra Mondiale sembra una fonte di guadagno: “è la guerra che fa girare l’economia”. Finalmente un giorno riceve una telefonata da parte dell’esercito che gli propone un affare: dieci sacchi di capelli con i quali dovrà realizzare centinaia di parrucche bionde. Gudrun, intanto, scopre in che modo Hellbeim intende aiutare lo zio. Teme che lo zio possa intuire la provenienza dei capelli e che cosa effettivamente accade all’interno del Campo. Decide di scrivere una lettera in codice con cui avvertire Elias. Ma Elias, pur avendo decifrato la lettera, non riesce a impedire al signor Bonn di concludere l’affare. Il Sottufficiale Hellbeim consegna i capelli a Bonn. Il signor Bonn ed Elias scoprono che nel sacco vi sono anche capelli di persone anziane e bambini e vorrebbero rimandarli indietro. Ma ormai è impossibile per il parrucchiere rifiutare d’eseguire il lavoro assegnatogli: l’esercito tedesco l’avrebbe ucciso. Così decidono di bruciare i capelli ed Elias gli propone di fuggire con lui per uscire dalla situazione. Nel frattempo, Gudrun scopre che lo zio ha accettato l’affare. Riesce ad ottenere un permesso e si reca alla bottega. Di lì a poco arriva anche Hellbeim per risolvere la questione. Alla bottega Hellbeim incontra Elias e lo informa di aver ricevuto una denuncia da parte di un vicino che si lamentava delle urla della madre e gli fa intendere di aver già dato ordine per il trasferimento della donna al Campo. Elias si scaglia contro l’Hauptmann che per difendersi spara dei colpi, ma accidentalmente colpisce Gudrun. Elias, profittando del trambusto, riesce ad impossessarsi dell’arma e uccide Hellbeim. Mentre Elias porta in strada il cadavere dell’Hauptmann, il signor Bonn taglia i capelli alla nipote.” |