Dentro/fuori è un’operazione che aggrega domini a prima vista remoti, addirittura, si direbbe, schizofrenici. Ci sono le lettere di Giacinta Pezzana, attrice ottocentesca di rango, maestra della Duse, afflitta, negli anni terminali della vita, da miserie fisiche ed economiche. Ci sono Vanda Monaco Westerståhl e Fabio Acca, che compongono le lettere a creare una tramatura drammaturgica, avvio testuale di un lavoro che sembra trovare altrove le sue ragioni più urgenti.
    Dentro/fuori, infatti, usa il testo come scoria, permettendo una sopravvivenza postuma della Pezzana che cortocircuita la vita e la scena, il tempo della Storia e quello del quotidiano, per far sorgere, anacronisticamente, frammenti memoriali alla presenza immediata dell’attualità. L’attualità del corpo attoriale, quello della Monaco, isolato e ispezionato all’interno di una teca trasparente che confina l’azione in un dentro concentrazionario, mentre fuori Fabio Acca (regista del lavoro e qui dj) compone, in forma di concerto, l’ombra ovvero il doppio emotivo dell’evento.
    Un percorso, dunque, d’archeologia (inversa) dell’attore, dove la storia privata della Pezzana si inabissa incalzata da suoni parole immagini live e riprodotte, per riaffiorare in forma fantasmale dentro l’identità di un’attrice di oggi.
    In un regime di segni ambivalenti (Dentro/fuori, campo lungo della figura/dettaglio dell’attrice riprodotto nel video in primo piano) il corpo gioca un ruolo preminente: agisce da operatore di conversione tra il piano memoriale e il presente, tra alterità e ipseità, riassumendo tutti i disordini del tempo, dal dominio della Storia a quello di un prosaico quotidiano.
    È il corpo che si fa soglia tra il dentro e il fuori denunciati dal titolo, testimoniando una dimensione intervallare dell’attore che rappresenta forse, oggi, la possibilità estrema della sua presenza alla scena.

Vanda Monaco Westerståhl fa teatro con Gianmaria Volonté, si laurea con Giovanni Macchia. Insegna Teatro nelle università di Roma, Napoli e Berkeley. Nel 1979 si trasferisce in Svezia, dirige per sei anni la prima compagnia multietnica svedese. Con la guida di Erland Josephson, l’attore più amato da Bergman, affronta la recitazione in svedese. Interpreta fra l’altro la parte di Strindberg nell’Autodifesa di un folle. In Italia ha lavorato con Renato Carpentieri, Laura Angiulli, Cristina Donadio, Teresa Di Monaco. Con il concertista e compositore Dario Candela ha fatto Erotismo Barocco rappresentato anche al Saloncino della Pergola. Con Fabio Acca ha in programma due performances per il prossimo anno. Dirige laboratori di ricerca sui linguaggi dell’ attore, ha scritto saggi sul teatro italiano e straniero e ha curato l’edizione italiana delle memorie di Erland Josephson.

Fabio Acca. Critico e studioso di teatro, regista e dj. Svolge attività didattica e di ricerca presso il DAMS di Bologna. Come studioso, si occupa di nuova performatività e collabora con riviste specializzate di settore tra cui “Culture Teatrali”, “Art’o”, “Prove di Drammaturgia” e “Hystrio”. Nel panorama della critica teatrale italiana è tra i fondatori e sostenitori della figura del “critico impuro”. Come regista ha firmato diversi lavori teatrali, fondati sulla ricognizione dell’immaginario contemporaneo: Dachau Disney Disco (2004), Made in China (2005), No Passport (2006), Res Pubblica - Cosa Pubblica (2007), Life on Vice (2007), dentro, fuori (2008). A Bologna, è dj resident di “Veleni Eroici”.