martedì 13 maggio, ore 21 Aula absidale (via de' Chiari 25a) ingresso libero - posti limitati Dmitrij Šostakovič (1906-1975) Preludi e Fughe op. 87, libro I per pianoforte Preludio e Fuga in Do maggiore Preludio e Fuga in La minore Preludio e Fuga in Sol maggiore Preludio e Fuga in Mi minore Preludio e Fuga in Re maggiore Preludio e Fuga in Si minore Preludio e Fuga in La maggiore Preludio e Fuga in Fa diesis minore Preludio e Fuga in Mi maggiore Preludio e Fuga in Do diesis minore Preludio e Fuga in Si maggiore Preludio e Fuga in Sol diesis minore Giampaolo Nuti. Nato
a Firenze, ha compiuto gli studi pianistici sotto la guida di Antonio
Bacchelli e ha poi ampliato la propria formazione alla scuola di Franco
Scala a Imola. Ha seguito corsi di perfezionamento in Pianoforte e in
Musica da camera in Italia e all’estero. Ha studiato anche Clavicembalo
(diplomato col massimo dei voti e la lode), Musica elettronica e
Direzione d’orchestra.
Vincitore di vari concorsi pianistici nazionali, ha tenuto concerti in Austria Germania Irlanda Svezia Slovenia Stati Uniti Canadà Perù e Messico, e in importanti città italiane; si è esibito da solista con numerose orchestre sinfoniche e cameristiche, collaborando con Michele Marvulli, Emin Guven Yaslicam, Zhang Zhi Chen, Robert Gutter, Carl Topilow, Nicola Samale. Ha interpretato concerti di Bach Haydn Mozart Beethoven Liszt e Šostakovič con l’Orchestra da camera fiorentina, di Chopin con la Filarmonica marchigiana e la Giovanile di Genova, di Alkan con la Camerata marciana e di Čajkovskij con la Sinfonica di Lecce; si è esibito nel Secondo Concerto di Šostakovič con la NRO al Festival di Breckenridge (Colorado) e con la Orquesta Filarmónica de la UNAM a Città del Messico in diretta televisiva; ha eseguito inoltre il concerto K 466 di Mozart a Vienna e il Secondo Concerto di Schnittke per il Festival di Fermo. La sua discografia per Decca e Stradivarius comprende alcune importanti integrali: tutta l’opera di Schnittke per pianoforte solo, tutte le musiche di Schnittke, Busoni e Berio per pianoforte e violino. Uscirà presto anche l’incisione del Concerto di Samuel Barber con l’Orchestra sinfonica nazionale della RAI. Ha vinto concorsi a cattedra per i Conservatorii, sia di Pianoforte complementare sia di Pianoforte principale, classificandosi al primo e al quarto posto delle rispettive graduatorie nazionali. È docente di Pianoforte nel Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma. Ha tenuto masterclasses per varie associazioni e accademie italiane, per la Showa University di Tokyo e per la Escuela Nacional de Musica di Città del Messico. Dedica un’attenzione particolare alle trascrizioni d’autore e alle composizioni meno eseguite – è il caso dei concerti monografici dedicati ad Alkan, a Šostakovič, alla musica contemporanea nordamericana – e coltiva volentieri formule concertistiche innovative, vòlte a stabilire un rapporto coinvolgente col pubblico: i frequentatori abituali della Soffitta ricorderanno la serata “Cieli, salotti ed inferi”, che intrecciava musiche di Alkan e Liszt ai commenti del musicologo Maurizio Biondi (aprile 2007). |
Dodici messaggi in bottiglia Giampaolo Nuti pianoforte I Ventiquattro
Preludi e Fughe op. 87 di Šostakovič – questa sera ascoltiamo la prima
dozzina – sono altrettanti “messaggi in bottiglia”, che testimoniano al
mondo il disagio dell’artista sotto il rigore del regime staliniano.
Šostakovič li compose tra l’ottobre 1950 e il febbraio ’51, in margine
alle celebrazioni per il secondo centenario della morte di Bach. A
Lipsia il musicista aveva fatto parte della giuria del concorso
pianistico dedicato alla memoria del compositore tedesco: con una
magistrale esecuzione del Clavicembalo ben temperato la pianista
Tat’jana Nikolaeva assurse a musa ispiratrice di Šostakovič, il quale
le volle dedicare un ciclo pianistico modellato sul capolavoro
bachiano. Dopo il rientro nell’URSS, il compositore incontrò delle difficoltà con i suoi 24 Preludi e Fughe. Alla prima esecuzione, il 18 novembre 1951 nella Sala Glinka di Leningrado, Šostakovič in veste di pianista poté eseguire solo quattro brani. Le tecniche di scrittura complesse, frutto di una nuova ricerca espressiva, furono ritenute troppo “difficili” ed impervie per il pubblico, e dunque accusate di “formalismo”. Nel secondo dopoguerra, nel periodo del terrore ždanoviano, la censura artistica nell’URSS fu feroce: ogni prodotto artistico o musicale che non trasmettesse al popolo contenuti ideologici “edificanti” era vietato. Un tale interdetto aveva colpito anche Šostakovič, che nel 1948 era stato costretto a pronunciare un’autocritica di fronte al congresso dell’Unione dei Compositori Sovietici. L’atteggiamento di Šostakovič nei confronti della dittatura fu giocoforza evasivo e ambivalente: dovette, volle e seppe essere “tanti musicisti in uno”. Da una parte, accontentò il regime con grandiose opere corali e sinfoniche ispirate a temi patriottici. Dall’altra, tagliato fuori dai generi più “compromettenti” come il melodramma, perseverò sul suo personale percorso artistico, con opere di musica “assoluta” – struggenti e fulgide – quali il primo Concerto per violino, il terzo Quartetto e i 24 Preludi e Fughe. Questi ultimi offrono la toccante testimonianza di una concentratissima volontà creativa, capace di opporre alle angustie e alle limitazioni imposte dall’esterno il vigore e il rigore di un intellettualismo radicale. La prima esecuzione integrale ebbe luogo nel dicembre del ’52: la coraggiosa Nikolaeva aveva chiesto e ottenuto l’autorizzazione del Comitato delle Arti. Il recupero neoclassico di stilemi del passato è una cifra caratterizzante nella produzione strumentale di Šostakovič. Nell’op. 87, accanto a tecniche di scrittura moderne, risalta il ricorso a movenze sintattiche e moduli strutturali di ascendenza classica e barocca, su un tessuto marcatamente diatonico. Sulla falsariga del Clavicembalo ben temperato, i 24 Preludi e Fughe toccano tutte le tonalità minori e maggiori, disposte però secondo il circolo delle quinte anziché per semitoni ascendenti. Sia i Preludi sia le Fughe presentano una pluralità di atteggiamenti stilistici. In particolare i Preludi accolgono suggestioni diverse: dal carattere soave e sereno del n. 1, che ricalca il passo posato della sarabanda, al tono epico del n. 6, caratterizzato da un’enfasi declamatoria di marca operistica. Dai Preludi in cui la frequenza delle dissonanze crea un forte senso di modernità (n. 8) si passa a quelli più “classici”, che riprendono moduli di scrittura tipici di Bach (n. 10). Copiose anche le citazioni: il Preludio 3 presenta una melodia della tradizione russa, energica ed essenziale, esposta in ottave, cui s’ispira anche il n. 4. Il preziosismo nell’uso delle risorse timbriche, tipico della scrittura strumentale di Šostakovič, emerge nel n. 9, in cui un dialogo misteriosamente evocativo s’intreccia tra le estremità della tastiera. Ovviamente più legate al principio contrappuntistico, ma pur ricche di una notevole varietà di movenze ed espressioni, sono le Fughe, a due tre quattro cinque voci. Alcune si ricollegano nel carattere al Preludio che le precede, come la Fuga 7, luminosa e ricca di ghiribizzi melodici. Altre invece ne forniscono il contraltare: la Fuga 6, ad esempio, si colloca agli antipodi del pomposo Preludio, per la calma e il mistero quasi schubertiano che la pervadono. Spicca un linguaggio armonico variegato: dopo la monumentale Fuga 1 a quattro voci, in un rigoroso Do maggiore, già la n. 2 pare trascendere i confini del La minore, con continue modulazioni verso tonalità lontane. Tali atteggiamenti oppositivi sono compendiati nella grandiosa Fuga conclusiva, assai severa nello stile imitativo, su cui però il metro irregolare in 5/4 imprime una straniante modernità. Annalisa Lo Piccolo coordinamento e redazione ingresso libero - posti limitati info: tel. 051 2092413; soffitta.muspe@unibo.it |