in collaborazione con
The Japan Foundation-Istituto Giapponese di Cultura, Cineteca del Comune di Bologna, Nipponica
The Japan Foundation-Istituto Giapponese di Cultura, Cineteca del Comune di Bologna, Nipponica
Cinema Lumière via Azzo Gardino 65b, Bologna I film 5 febbraio, ore 20, Sala Scorsese Tardi crisantemi Bangiku,1954, 102’, sott. ingl. e it. 6 febbraio, ore 20, Sala Scorsese Nubi fluttuanti Ukigumo,1955, 127’, sott. ingl. e it. 7 febbraio, ore 20, Sala Scorsese Cirrocumuli Iwashigumo, 1958, 135’, sott. ingl. e it. 12 febbraio, ore 20, Sala Scorsese Attori girovaghi Tabi Yakusha, 1940, 71’, sott. ingl. e it. 15 febbraio, ore 18, Sala Scorsese Fluttuare Nagareru,1956, 120’, sott. ingl. e it. 18 febbraio, ore 20, Sala Scorsese Quando una donna sale le scale Onna ga kaidan o agaru toki, 1960, 111’, sott. ingl. e it. 19 febbraio, ore 22.15, Sala Scorsese Madre Okasan, 1952, 98’, sott. ingl. e it. 26 febbraio, ore 17, Cinema Lumière L’etica dello shomin-geki. Omaggio a Naruse Mikio tavola rotonda intervengono Michele Fadda e Matteo Casari (Università degli Studi di Bologna), Maria Roberta Novielli (Università Ca’ Foscari di Venezia), Marco Del Bene (Università degli Studi di Firenze), Rinaldo Censi (Università degli Studi di Pavia) ore 22.15, Sala Scorsese Canzone della lanterna Uta andon, 1943, 94’, sott. ingl. e it. Cinema Lumière via Azzo Gardino 65b, Bologna biglietteria: prezzi del Cinema Lumière riduzione speciale studenti DAMS: € 1,50 info: t. +39 051 2195311 |
5-26 febbraio L'etica dello shomin-geki: omaggio a Naruse Mikio a cura di Matteo Casari e Michele Fadda con la collaborazione di Luisa Ceretto (Cineteca di Bologna)
Tra i cinque grandi cineasti dell’epoca d’oro del cinema classico
giapponese - insieme a Kurosawa, Ichikawa, Ozu e Mizoguchi - Naruse
Mikio è stato senz’altro, per lungo tempo, quello meno conosciuto e
studiato in ambito occidentale. Almeno fino a tempi recenti, perché la
figura di Naruse - dopo essere stata un punto di riferimento per
l’opera di registi contemporanei del calibro di Hou Hsiao-hsien e
Edward Yang - è diventata oggetto di culto tra i cinefili più attenti,
soprattutto in Francia. Non a caso, del resto: ancor più forse che
nello stesso Ozu, la grandezza del cinema di Naruse si misura
innanzitutto per la capacità di cogliere la complessità dell’animo
umano attraverso una lucida economia dello sguardo e del passo
narrativo, in linea con l’estetica del proprio tempo ma già proiettata
verso sensibiltità più vicine al nostra epoca.
Gli otto film proposti, a partire dal capolavoro Nubi fluttuanti, si
soffermano in particolare sul periodo più importante dell’autore, gli
anni Cinquanta, quando i temi dello shomin-geki - il genere del “dramma
della gente comune”, che il regista aveva già affrontato negli anni
Trenta, con le sue storie solo in apparenza minimali dedicate
all’universo famigliare, particolarmente attente alla dimensione della
sensibilità femminile - vengono riproposti con rinnovato spessore etico
e in una chiave più dolorosamente moderna. Come ha infatti ben scritto Jean Douchet, “Naruse era moderno senza volerlo né saperlo, per il semplice gioco di un’estrema attenzione rivolta ai movimenti e battiti di vita più impercettibili. La sua cinepresa aderisce ad ogni istante del presente, da cui non può staccarsi, e che né può evitare, e ancor meno correggere o ricomporre. (…). La vita, in Naruse, è un’esperienza al limite della sopravvivenza, e non meramente fisica, quanto piuttosto psicologica e morale o ancora, per utilizzare il criterio giapponese dominante, estetica. Esiste una bellezza della vita che è nota ai personaggi, e di cui essi risentono, perché sanno perfettamente che sempre li eluderà. Le cose sono ciò che sono, una volta e per tutte, senza nessun mistero, spogliate persino della possibilità dell’illusione. Raramente un regista ha lavorato in modo così immediato, lineare e incredibilmente leggibile” |