Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Dipartimento di Musica e Spettacolo - La Soffitta 2007
 


28 marzo, ore 21
Laboratori DMS – Teatro



Carla Vannucchi. Laureata in pedagogia del movimento, ha studiato danza classica e contemporanea. Si è perfezionata a Parigi, Londra e New York presso il Laban Centre, il Merce Cunningham Studio, la Limòn Foundation, Movement Research e il Nikolais Studio, danzando con Inventory Emotion di Richard Haisma, con Iris Park & Dancers e con il coreografo di Alvin Ailey Ray Tadio.
Nel 1995 è stata chiamata a far parte dell'organico della compagnia di danza del Theater der Stadt di Heidelberg quale danzatrice, maître di modern dance ed assistente coreografa di Liz King. Dal gennaio al giugno 1996 ha lavorato al Theaterhaus di Stoccarda quale tour assistant e maître di modern dance per la compagnia di Ismael Ivo, curando la messa in scena di Othello del coreografo Johann Kresnik e Body Studio I & II di Robert Poole e Roberto Galvan. Ha collaborato inoltre con il coreografo Marco Santi e il suo Ensemble AMRAS di Stoccarda. Nell'agosto 1996 ha partecipato al Tanz im August di Berlino, danzando nella coreografia Transport di Reinhild Hoffmann.
Nel 1997 ha coreografato e danzato Quartetto di fuga per la rassegna "Danza Urbana" di Bologna e presentato la coreografia Mother al Teatro Testoni nell'ambito del progetto dell'Università degli Studi di Bologna "L'ombra dei maestri: l'eredità vivente di Isadora Duncan". Tra il 1997 e il 1998 è stata guest trainer and assistant presso il Teatro di Weimar per la compagnia di teatro-danza diretta da Ismael Ivo. Dal 1999 collabora come insegnante e trainer con la compagnia newyorkese "Infinity Dance Theatre" diretta da Kitty Lunn. E’ stata trainer ed assistente della compagnia di teatrodanza di Marcia Haydée e Ismael Ivo. Ha svolto attività di guest teacher presso scuole, conservatori e teatri internazionali (tra cui Oldenburg e Heidelberg con la coreografa Irina Pauls, Groningen con la compagnia NND/Galili Dance e Krisztina de Chatel Dansgroep).
E’ stata insegnante di danza contemporanea al "Corso di Perfezionamento per Giovani Danzatori" realizzato nel 2001 a Reggio Emilia da CRD/Aterballetto; da settembre 2001 ha iniziato la collaborazione come insegnante ospite con la Hochschule fur Musik und Darstellende Kunst di Francoforte. Nell’autunno 2001 è stata inoltre assistente-coreografa e trainer di moderno per la compagnia di danza del Teatro di Innsbruck diretta da Jochen Ulrich e insegnante ospite al Teatro di Darmstadt per la compagnia di teatrodanza di Birgitta Trommler (primavera 2002), presso l’HKA-Accademia di danza di Arnhem/Olanda (autunno 2003), presso la Palucca Schule di Dresda (primavera 2004). Per il 2005 e 2006 è stata invitata come assistente e insegnante ospite della compagnia di danza del Teatro di Lucerna diretta da Verena Weiss.

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*Spettacoli ai Laboratori DMS
Ingresso libero fino a esaurimento posti
info: tel 051 2092413







Kuashi (bellezza in sé)*

liberamente tratto dalle opere di Harumi Setouchi
coreografato e danzato da Carla Vannucchi
musiche di Arnold Schoenberg (“Verklärte Nacht”)
costumi di Carla Vannucchi
installazione "Kuashi" di Theo Toy
direttore di scena e assistente alla regia Alessandro Tampieri
ufficio stampa Alessandro Tampieri


L’assoluta bellezza.... del cambiamento di stato. Vissuto di un animo femminile, dal kimono alla bellezza trascendente dell’anima.

Un corpo in fuga. Una donna all’apparenza fragile, ma che in realtà cela in ogni suo gesto una forza immane, anche se costretta, quasi  ‘soffocata’. Tra gli spazi angusti a fatica si esprime. A tratti scavalca le gabbie e guadagna quella libertà, alla quale aveva sempre anelato.

In quel mondo, dove non aveva scelto di entrare, e dove aveva comunque trovato la possibilità di manifestare la propria natura e essere felice, o almeno così le era sembrato, non riusciva più a vivere. In un certo momento, senza quasi volerlo, ma in modo automatico e senza capire veramente perché, esce da quella vita.

Con l’eleganza che sempre aveva contraddistinto ogni momento della sua esistenza, lascia quel mondo che non riconosce più; ma lo fa a modo suo, da “esperta nelle belle arti”. Non sceglie di abbandonare la vita ma decide di entrare in monastero come gesto estremo di ribellione, quasi di libertà. Certa che da quel luogo avrà la possibilità di guardare al mondo da una posizione privilegiata.

Diventando monaca rinuncia a molte cose che erano state importanti, ma non rinuncia all’ eleganza, alla bellezza.
 
Attraverso i gesti del suo corpo ci racconta della sua anima. Tutti i gesti, le posture ci parlano di questo spirito libero che a fatica cerca di esprimere tutte quelle sfumature della bellezza, arte che conosceva bene e alla quale era stata ‘addestrata’.

Si parla di noi, del nostro desiderio di libertà, della nostra volontà ad esistere, dell’essenza stessa del nostro essere.

(Cristoforo Bianchi)


Kuashi, dal giapponese arcaico, “la bellezza in se stessa”.


note di regia

Al centro del palco un telo che prende vita sotto diverse forme fino a liberare il corpo di una donna, come segno tangibile del cambiamento, della trasformazione; immagine coreografata del ponte, tanto presente nella cultura orientale, a simboleggiare il passaggio da uno stato all'altro.
Alle due estremità, i due poli cui tende combattuto l'animo della donna, quasi fossero due forze magnetiche opposte che la contendono: il kimono della monaca come scelta radicale di una bellezza assoluta e imperturbabile dove trovare un'ancora di salvezza; e i tre pannelli dell'installazione, che con i loro giochi di luci e ombre diventano di volta in volta i luoghi della vita da geisha, pieni di insidie e seduzioni. 
Kuashi è la storia di una scelta; dal momento in cui sta per compiersi la presa dei voti fino all'origine; come nella camminata a testa in giù, la donna ripercorre a ritroso nel tempo le varie tappe della sua vita: i ricordi di infanzia, il cerimoniale del the, il trucco della geisha, il mizuage - ovvero la perdita della verginità - il bagno purificatore, fino al rifiuto delle lusinghe terrene con il rituale taglio dei capelli. Proprio come nelle stampe giapponesi, ogni sequenza è un particolare quadro di questo vissuto, ogni gesto è la trasposizione danzata di un'iconografia ben precisa.
E così, quando il flashback si chiude e l'immagine iniziale si ricongiunge a quella finale sulla musica delle campane, la donna è ormai pronta a librarsi nella nuova condizione raggiunta della bellezza in sé. 



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