Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Dipartimento di Musica e Spettacolo - La Soffitta 2006

LA SOFFITTA - Centro di promozione teatrale


LA SOFFITTA 2006
MUSICA
17 gennaio - 27 maggio

17 gennaio - 27 maggio

CONCERTI

marted́ 28 febbraio
Aula absidale
(via de’ Chiari 25a)
ore 21

ingresso gratuito

CENT’ANNI DOPO,
COME FOSSE IERI


Docenti dell’istituto musicale
“Giuseppe Verdi” di Ravenna
Maria Francesca Baldi pianoforte
Vanni Montanari flauto
Stefano Rava oboe
Cristiano Formicone clarinetto
Franco Perfetti fagotto
Giovanni Lucchi corno


 

Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 1847)

Pezzo da concerto op. 114
per clarinetto, corno di bassetto e pianoforte

Presto – Andante – Allegretto grazioso

Michail Glinka (1804 - 1857)

Trio pathétique in Re minore
per clarinetto, fagotto e pianoforte

Allegro moderato
Scherzo: Vivacissimo
Largo
Allegro con spirito

 

Francis Poulenc (1899 - 1963)

Sestetto
per flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno e pianoforte

Allegro vivace: Très vite et emporté
Divertissement: Andantino
Finale: Prestissimo



Maria Francesca Baldi
. Diplomata in pianoforte al Conservatorio “Martini” di Bologna, ha studiato con Alberto Mozzati, Franco Scala, Jörg Demus, Guido Agosti e Antonio Ballista. Vincitrice di numerosi concorsi nazionali e internazionali, si è esibita in Italia e all’estero come solista e in formazioni da camera. È laureata cum laude in DAMS all’Università di Bologna.
Cristiano Formicone. Diplomato col massimo dei voti al Conservatorio “Casella” dell’Aquila. Vincitore di concorsi nazionali e internazionali, da solista e in varie formazioni, nel 1990 ha frequentato la Master Class tenuta a Firenze da Stolzman, e dal 1991 al 1993 l’Accademia estiva internazionale del Mozarteum di Salisburgo con Prinz. Prima di insegnare clarinetto nell’Istituto “Verdi” di Ravenna, ha insegnato nei Conservatorii di Foggia, Vibo Valentia e Cuneo.
Franco Perfetti. Diplomato nel 1981 col massimo dei voti al conservatorio “Frescobaldi” di Ferrara, si è perfezionato con Costantini, Dall'Oca, Birnstingl, Turkovic, Thunemann. Primo fagotto, tra le molte, dell'Orchestra giovanile italiana, dell'Orchestra dei Pomeriggi musicali di Milano, dell'Orchestra da camera di Padova e del Veneto, ha collaborato anche con l'Orchestra RAI di Milano e l'Orchestra della Radio Televisione della Svizzera Italiana. Ha al suo attivo numerose prime esecuzioni assolute. Si è esibito in Italia, Europa e Stati Uniti. Ha pubblicato per l’editore Rodi Classic Music Il fagotto: origine ed evoluzione. Ha inciso per Tactus, Ricordi, Stradivarius, Nuova Era, Bongiovanni.
Stefano Rava. Diplomato in oboe nel 1987 al Conservatorio “Martini” di Bologna con Siviero. Ha partecipato alle Master Classes tenute a Firenze da Schellenberger. Svolge un’intensa attività concertistica ed ha collaborato con formazioni quali l’Orchestra della Fondazione “Arena di Verona”, l’Orchestra da camera italiana, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino e l’Orchestra dell’Opera di Roma. Si è esibito in Italia, in Europa, nel Vicino e nell’Estremo Oriente con celebri solisti e direttori quali Ughi, Accardo, Gulda, Rostropovič, Mehta e Maazel.
Vanni Montanari. Ravennate, si è diplomato in flauto nel 1984. Si è perfezionato con Klemm, Larrieu, Graf, Marion, Nicolet, Cambursano, Persichilli, Canino, Bruno, Masi, Morini. Ha inoltre studiato musicologia all'Università di Bologna. Finalista e vincitore di numerosi concorsi internazionali, si è esibito nelle principali città italiane e all'estero. Ha collaborato tra gli altri con l’Orchestra dei Pomeriggi musicali di Milano e l’Accademia Bizantina. Ha inciso per Radio RAI. Dal 1991 al 1994 ha inoltre collaborato col Teatro delle Albe e con Ravenna Teatro.
Giovanni Lucchi. Inizia gli studi musicali nell’istituto Musicale “Lettimi” di Rimini, e si diploma nel 1984 al Conservatorio “Rossini” di Pesaro con Pierboni. Dal 1984 fa parte per più di due anni dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano. In seguito è primo corno dell’Orchestra dell’Emilia Romagna “Toscanini” guidata da Vladimir Delman fino al 1989. Nel 1987 è borsista al seminario “Semiologia e tecnica strumentale contemporanea” all’Accademia Musicale Chigiana di Siena.


A partire dall’Ottocento, con il consolidarsi della società borghese, si afferma la cultura del salotto e un genere di musica ad esso consono. La Salonmusik riunisce composizioni varie per forma e contenuti, capaci di giungere dritte al cuore, destinate all’intrattenimento o a esibire l’abilità di professionisti virtuosi. Tra chi alimenta tale repertorio vi sono gli autori delle musiche in programma stasera: compositori e interpreti eccelsi, che non disdegnano la produzione salottiera.
Felix Mendelssohn-Bartholdy, erede di due famiglie di banchieri, viene educato in un ambiente familiare brillantissimo e severo al tempo stesso. Il nonno Moses, filosofo illuminista, e Goethe, amico di famiglia, sono i numi tutelari del salotto dei Mendelssohn a Berlino, dove si riuniscono abitualmente i fratelli Schlegel, Hegel, il giovane Heine. Nel 1832 Mendelssohn compone per due amici, il clarinettista bavarese Heinrich Bärmann e il figlio Karl, che suonava il corno di bassetto (un clarinetto in Fa che di lì a poco sarebbe caduto in disuso), i due Pezzi da concerto op. 113 e 114 per pianoforte, clarinetto e corno di bassetto. Si tratta di composizioni marginali nella produzione cameristica di Mendelssohn, ma non prive d’eleganza e smalto virtuosistico. Nell’esecuzione di stasera, secondo una prassi consolidata, la parte del corno di bassetto è affidata al fagotto.
Michail Ivanovič Glinka proviene da una nobile famiglia russa di proprietari terrieri devota alla cultura occidentale. Frequenta abitualmente sia i salotti di Pietroburgo sia quelli europei, durante i numerosi viaggi in Occidente. Dal 1830 al 1833 soggiorna in Italia – soprattutto a Milano, dove incontra Mendelssohn –, per approfondire la conoscenza del melodramma. Proprio a Milano, nel 1832 (lo stesso anno dell’op. 113 e 114 di Mendelssohn), compone per due solisti del Teatro alla Scala il Trio pathétique per clarinetto, fagotto e pianoforte: una delle sue composizioni cameristiche più ispirate, caratterizzata da spiccati profili melodici che echeggiano la vocalità dell’opera italiana, ispirato fors’anche dal Quartetto con clarinetto del compositore finlandese Bernhard Henrik Crusell (1775-1838), che Glinka aveva ascoltato in giovane età e per il quale nutriva un particolare attaccamento. Il Trio pathétique è articolato in quattro movimenti relativamente brevi (i primi tre concatenati l’uno all’altro): un Allegro in forma sonata ma senza la ripresa canonica; uno Scherzo Vivacissimo dalla melodia ardente e appassionata; un Largo che ricorda una cantilena italiana e il Finale Allegro con spirito, concluso da una coda maestosa e virtuosistica.
Nel 1932, esattamente cent’anni dopo i due brani di Mendelssohn e Glinka, Francis Poulenc intraprende la composizione del Sestetto per pianoforte, flauto, oboe, clarinetto, fagotto e corno, che completa solo all’inizio del 1940: un’opera gaia e variegata che esalta al meglio le caratteristiche idiomatiche dei cinque strumenti a fiato. L’esperienza artistica di Poulenc si inscrive in un’altra stagione della Salonmusik, distante nel tempo e nella concezione dai salotti di Mendelssohn e Glinka, legata alle richieste di musica disimpegnata ed elegante da parte di una borghesia europea che, passata la grande guerra, è disperatamente in cerca d’evasione. Poulenc, esponente di una ricca famiglia di imprenditori, aveva raggiunto la notorietà nel clima euforico della Parigi dei favolosi anni Venti come esponente del Gruppo dei Sei; ma all’inizio degli anni Trenta, tuttavia, ciascuno dei sei amici si muoveva in una direzione autonoma. Le sue musiche di quegli anni possiedono la brillantezza, l’ironia e lo charme tipico della Parigi degli “anni folli”, ma anche un volto sfuggente e inafferrabile, non privo d’una vena di malinconia.


Nadia Malavolti
studentessa dell’Istituto musicale
“Verdi” di Ravenna

coordinamento e redazione di
Tarcisio Balbo

 


Dipartimento di Musica e Spettacolo
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