LA SOFFITTA 2006
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MUSICA
17 gennaio - 27 maggio |
17 gennaio - 27 maggio
CONCERTI
mercoledì 8 marzo Aula absidale (via de’ Chiari 25a) ore 21 ingresso gratuito I Solisti dell’Orchestra MozartGregory Ahss, violino Trio Rosamunde
Ben Sayevich, violino |
Il Trio K. 498, detto Kegelstatt-Trio (dei Birilli) perché si dice che sia stato scritto durante una partita a birilli, risale al 1786, ovvero al terzo e ultimo periodo in cui si suole suddividere l’attività di Mozart. Offerto in omaggio all’allieva Franziska von Jacquin, il Trio deve il suo carattere sereno, fluido e cantabile all’impiego di un materiale tematico che smussa i contrasti drammatici. L’aura giocosa, tipica anche degli altri trii di Mozart, deriva dall’ambiente familiare cui era destinata l’esecuzione. La cellula motivica iniziale, esposta dal pianoforte e subito dopo dal clarinetto, pervade l’intero primo movimento, un Andante in forma-sonata dove l’esposizione e la ripresa preponderano nettamente sullo sviluppo centrale. Nell’amabile e un po’ melanconico Menuetto, i tre strumenti dialogano scambiandosi i temi principali e alternandosi in un gioco di richiami e rispondenze. Nell’ameno Rondò finale spicca, come elemento di contrasto, l’assolo in Do minore della viola. Nel 1787, tornato a Vienna dopo un breve periodo trascorso a Praga, Mozart tra la primavera e l’estate scrisse molta musica strumentale, tra cui due quintetti per archi: il K. 515 in Do maggiore e il più famoso K. 516 in Sol minore. Diversamente da Boccherini e Schubert, che nei loro quintetti per archi aggiungono alla formazione quartettistica un secondo violoncello, Mozart optò per una seconda viola (strumento che egli stesso praticava). Nel Quintetto K. 516 il linguaggio espressivo, quanto mai lontano dalla spensieratezza del Trio K. 498, si fa drammatico e appassionato, e anticipa il tono corrusco della Sinfonia K. 550, anch’essa in Sol minore, del 1788. Al dialogo serrato degli strumenti nel primo movimento, un Allegro in forma-sonata, segue un Menuetto di forte e insolito pathos: nella prima sezione, ricca di contrasti dinamici, risalta in particolar modo un accordo di settima diminuita, strappato da tutti gli strumenti in forte sul terzo quarto della battuta, ossia in contrattempo. Il passaggio alla tonalità di Mi bemolle maggiore nell’Adagio ma non troppo non dissipa il carattere dolente, anzi lo accentua. Il canto diviene intimo e sofferto neIl’Adagio che, con un assolo del violino primo, introduce l’ultimo tempo: dopo l’ultima croma sospesa su una pausa carica d’inquietudine, scatta il tema gaio e vitale del rondò conclusivo (Allegro in Sol maggiore). Nel 1889, anno di composizione del Quartetto in Mi bemolle maggiore per pianoforte e archi, Antonín Dvořák è ormai divenuto una celebrità. La musica da camera, a cui si è dedicato sempre con costanza, occupa una posizione rilevante nella sua produzione. Il Quartetto gli era stato commissionato nel 1885 dall’editore Simrock, che sperava di replicare il successo ottenuto con la pubblicazione delle Danze slave, ma Dvořák, assorto nel completamento di altre opere, ne cominciò la stesura solo quattro anni dopo. In questo lavoro si giunge ad una sintesi – ed è una costante dell’autore – tra elementi della tradizione folklorica slava e moduli linguistici e formali di tradizione europea tardoromantica. Ciò è evidente fin dal primo movimento, Allegro con fuoco, in cui su armonie d’impronta brahmsiana si inseriscono moduli ritmici, evocanti, nelle continue trasformazioni cui sono sottoposti, stilemi propri dell’idioma popolare. Il Largo ha una struttura formale piuttosto semplice, con cinque sezioni e cinque temi, il primo e il terzo dei quali tra loro affini. I temi si alternano creando atmosfere diverse e si ripresentano, leggermente variati, in una sintesi finale. Nel terzo movimento gli accenni al folklore divengono più frequenti; la ripresa del tema iniziale, affidato al registro acuto del pianoforte, ricrea le sonorità del cimbalom, uno strumento a corde percosse di origine ungherese. Nel Finale, dalle movenze gitane, si accostano nuovamente molti temi diversi, fra cui uno in Si maggiore eseguito nel registro sovracuto della viola, che in questo Quartetto ha un ruolo da protagonista. Anna Scalfaro |