Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna La Soffitta 2004 - TEATRO - Odin Teatret - Sale

 LA SOFFITTA 2004

TEATRO
19 gennaio - 16 maggio

 
ODIN TEATRET - LA RIVOLTA HA QUARANT'ANNI

Sale


basato sulla novella "Lettera al vento"
in Si sta facendo sempre più tardi. Romanzo in forma di lettere
di Antonio Tabucchi


adattamento scenico e regia di Eugenio Barba

con Roberta Carreri, Jan Ferslev
musica Jan Ferslev
scenografia Antonella Diana e Odin Teatret
costumi Odin Teatret
disegnatore luci Jesper Kongshaug
grafica Marco Donati
assistente alla regia Raúl Iaiza
consigliere letterario Nando Taviani

Laboratori DMS - Teatro, 15-16 aprile 2004 - ore 21


LA VOCE, IL CORPO
Riflessioni dopo una prova di SALT


Davvero misteriosa, la voce. Si capisce che Giovanni nell'incipit del suo Vangelo gli attribuisca potere di creazione: in principio era il Verbo, e il Verbo era la vita. Voce, vita. I fonologi sostengono che la voce imita il ritmo vitale, perché segue il principio della respirazione. Ogni frase che pronunciamo nasce, cresce, si stabilizza, decresce, muore. Respira con noi.
     La voce crea. La voce salva. La voce ha un potere magico. Ce lo dice il mito greco più antico, quello orfico. Orfeo canta, e grazie al potere della sua voce ammansisce i mostri degli Inferi e può scendere nell'Ade a risvegliare Euridice dal sonno eterno. La voce evoca. Ex-vocare: trarre fuori. La voce può evocare i morti, trarli fuori delle tenebre. Ma la voce è talmente misteriosa che può anche prescindere dalle onde sonore che i fonografi registrano e i fonologi studiano, perché la sua cassa di
risonanza è il nostro cuore, o la nostra testa. Essa "ci suona dentro", come ha detto Kavafis, e solo noi possiamo sentirla. E non la sentiamo con gli orecchi, la sentiamo con l'anima. "Immaginate amate voci / di coloro che sono morti o come i morti / sono per noi perduti. // A volte ci parlano in sogno / a volte ci vibrano nel petto. // E con il suono per un istante torna l'eco della prima poesia della nostra vita / come musica lontana che si dilegua nella notte". I Padri della Chiesa avevano creato una parola per coloro che sentono le voci interne. Li chiamarono Acusmata. Un acusmatón è chi riesce a sentire le voci dal di dentro. I santi e i mistici le sentirono. Santa Cecilia udì le voci degli angeli dentro di sé mentre subiva il martirio, per questo fu eletta a patrona della musica. Anche la musica è voce.
     Ma tutti noi siamo un po' "acusmati". Un giorno, per caso, pensiamo a una persona che magari non c'è più, e all'improvviso "sentiamo" la sua voce. Da dove arriva? Oppure riceviamo una lettera e con quella lettera arriva anche la voce della persona che ci ha scritto o che ci scrisse. A volte le lettere "parlano". Stiamo leggendo una lettera di una persona che ci è cara, il nostro orecchio interno si apre e la sua voce risuona dentro di noi.
     Non di rado gli scrittori "sentono" le voci dei loro personaggi. In termini strettamente psichiatrici ciò è definito allucinazione sonora. Quando essa deborda, si è varcata una linea pericolosa. Scrivere significa anche riuscire a costeggiare quella linea senza varcarla. Ma quelle voci, che lo scrittore trasferisce in parole sulla pagina, quando arrivano sul foglio di carta non suonano più. Il loro timbro così personale, così differenziato, così distinguibile, è diventato grafia. E la grafia è sorda. La scrittura cattura le voci, le spegne.

Per convenzione Eugenio Barba è un regista di teatro. Alcuni aggiungono antropologo, coreografo, musicologo. E ciò è senz'altro vero. Ma sospetto che la sua finzione sia qualcosa di diverso. Lo sapevano bene gli antichi, che affidarono a sacerdoti il compito di orchestrare riti dove la voce si coniuga con il corpo, l'aria con la terra, i sensi con lo spirito; e lo sa Shakespeare quando mette la bacchetta in mano a Prospero affinché diriga il mistero della fusione degli elementi. C'è una magia da compiere e il Maestro prende la bacchetta. Che strano rito sta eseguendo? Quale alchimia si sta compiendo? Che cosa sono i segni che egli traccia nell'aria? C'è una trasformazione in atto, lo sentiamo, ma è impossibile conoscerne la nat
ura, quasi che si trattasse di una trasformazione alchemica. Sacerdote, mago o semplice illusionista, quel signore investito di un potere misterioso sta compiendo per noi il miracolo di un rituale antichissimo che si rinnova ogni volta.

Roberta Carreri, seguendo il tracciato nell'aria della bacchetta misteriosa del Maestro, ha riacceso le voci delle mie lettere. Ha attraversato lo specchio opaco della scrittura. La guardo: sta saltando dentro un cerchio di gesti e di parole. E' il cerchio magico di Alice che dal paese delle meraviglie ha deciso di proseguire il viaggio per diventare Arianna. E' un viaggio in un labirinto cieco, dietro al filo dei giorni della sua vita, alla ricerca del suono che ha originato le sue sofferenze: il muggito sordo del suo Minotauro.
     Jan Ferslev, con il suono di un mandolino dell'Ottocento che una volta comprò in una botteguccia napoletana, ci sta dicendo che le note dolenti della voce di una donna sono anche le sue, di un Teseo elegante con cappello di panama e vestito di lino. Perché tradire può provocare sofferenza anche in chi tradisce. Ma forse lui non lo sapeva, questo ruolo glielo assegna il mito, e non si sfugge ai ruoli che il destino impone.
     E così un anello di Moebius si produce sulla scena: una spirale che comincia laddove finisce, come le parole misteriose di quel frammento presocratico secondo le quali là, da dove le cose provengono, ritornano, pagando l'una all'altra il castigo di essere venute secondo l'ordine ingiusto del tempo.

Holstebro, 11 maggio 2002

Antonio Tabucchi


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