Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna La Soffitta 2004 - TEATRO - Eduardo ed altre apparizioni - Possibilities di Howard Barker

 LA SOFFITTA 2004

TEATRO
19 gennaio - 16 maggio

 
EDUARDO ED ALTRE APPARIZIONI

spettacolo in collaborazione con
Arena del Sole - Nuova Scena - Teatro Stabile di Bologna

COMPAGNIA KATZENMACHER
Possibilities


di Howard Barker

ideazione e regia Alfonso Santagata

con Rossana Gay, Johnny Lodi, Massimiliano Poli, Alfonso Santagata, Tommaso Taddei
assistente alla regia Chiara Senesi
colonna sonora Tommaso Checcucci
traduzione Luca Scarlini e Alfonso Santagata
organizzazione Rita Campinoti
amministrazione Laura Bagnoli


Laboratori DMS - Teatro, 19-20 aprile 2004 - ore 21


Cinque frammenti estratti dai brevi atti unici di Howard Barker. Possibilità incise negli orrori della storia, nelle ambiguità degli individui di fronte alla guerra, al sesso, al potere: come una serie di polaroid scattate nelle zone d’ombra di un’umanità che ha distrutto i propri ideali e si è fatta esperta del tradimento.
     Il terrorista, la puttana, il torturatore, Giuditta, l’ufficiale, lo zar… personaggi di un mondo in guerra, dove la malvagità ha superato ogni limite e le contraddizioni esplodono nella banalità della violenza. Il più debole ha appuntito il suo discorso facendone un’arma. E per tutti la scena è luogo di una catastrofe ancora senza esito.
     Lo spettacolo ha incontrato la necessità drammaturgica di far convivere i frammenti di Barker, i suoi personaggi compromessi e ribelli, torturatori e vittime, all’interno di un contenitore altro, che insieme ne rifrangesse e ribaltasse le storie e i lineamenti. Come a cercare un rispecchiamento alchemico, ho inventato un altro luogo, che non appartiene alle possibilità esplorate da Barker: un cabaret notturno dove si esibiscono le ferite di un’umanità alla deriva. Il mondo di Barker è circondato da un altro mondo, abitato da creature che vivono oltre la soglia di una tragedia già consumata. Un cabaret trasceso che sfida il ridicolo e il paradosso.
     Il teatrino notturno e il teatro di Howard Barker che annodano tragedie vere e apparizioni tragiche, in una sorta di commedia nera dove non è più possibile distinguere le visioni dagli incubi, le apparizioni dagli spettri, i rumori di guerra dal frastuono che si agita nella debolezza delle menti.

Alfonso Santagata

 


POSSIBILITIES, ovvero il teatro secondo Howard Barker


Il teatro di Howard Barker resta ancora per buona parte sconosciuto in Italia (con alcune eccezioni, tra cui l’edizione, presso Sellerio, di Scene da un’esecuzione e il recente Seven Lears presentato a Prima del Teatro a San Miniato); eppure è senz’altro un capitolo fondamentale della drammaturgia inglese del dopoguerra. Non troppo amato in patria, ma molto apprezzato in Francia, Germania e Olanda, come il suo "simile" Edward Bond, è, di fatto, un punto di riferimento per tutta l’ultima ondata dei cosiddetti "nuovi arrabbiati", che in lui hanno trovato un link di straordinaria forza con la generazione precedente, come testimoniava Sarah Kane, che, poco prima del suicidio, aveva dichiarato di voler tornare per una volta a recitare in una sua pièce.
     Il suo repertorio è pervaso da attraversamenti spesso violentissimi di momenti fondamentali della tradizione europea, ma prop
rio il suo approccio assolutamente personale lo rende eccezionale nel panorama britannico, dove le riscritture (in specie da Shakespeare, ma non solo) abbondano da sempre nei repertori, ma non brillano spesso per originalità.
     La violenza, lo sfruttamento, il desiderio e il suo utilizzo a fini politici sono il territorio principale dello scrittore inglese.
     La scrittura indaga risolutamente gli abissi della scelta di aderire al potere o di ribellarsi ad esso, ha un ritmo poetico, non certo nel senso di una tensione al semplice lirismo, ma piuttosto nell’adozione, radicale e talvolta spietata, di una tecnica di sintesi, che riunisce in un’espressione il destino di un impero o le pulsioni di un movimento collettivo del pensiero.
     Possibilities è, non a caso, il titolo di una suite di dieci atti unici, che ipostatizzano nella crudeltà di un tableau quello che nelle pièces più estese assume dimensione corale: torture, minacce, guerre, soprusi e ritorsioni sono i fili che tessono un’immagine di distruzione e pietas, in cui i due elementi continuano a inseguirsi, a elidersi, a trovarsi e a nascondersi.
     Molti di questi brevi lavori sono riferiti ad altri testi dello scrittore inglese, come Le conseguenze impreviste di un’azione patriottica, straordinario frammento civile, che immagina la vita di Giuditta (protagonista anche del bellissimo Judith. A parting with the body, vera e propria sinfonia di volontà in opposizione per tre personaggi) dopo l’atto fatale, quando è costretta a vedere il frutto del suo gesto con Oloferne, il figlio, insopportabile aide-mémoire per una vita precedente di cui vuole cancellare ogni traccia.
     Dieci aspetti della realtà, quindi, che sono altrettanti frammenti di un immaginario di grande forza, che trova il proprio centro nella rappresentazione di una lotta senza quartiere, in un mondo "selvaggio" e senza regole.
     The Wrestling School è il nome della compagnia che ha deciso (caso praticamente unico) di rappresentare solo le sue opere e che è composta da attori del Royal Court e della Royal Shakespeare Company, che hanno scelto di dedicarsi a un lavoro di scavo con l’autore e regista su testi di grande complessità, che impongono di faticare (to wrestle: lottare) con l’opera, che vive di un groviglio di possibilità, appunto, ma dove il senso resta trasparente in immagini di pura rabbia o di improvvisa quiete, incarnandosi in personaggi indelebili.

Luca Scarlini


...Dici che non sono debole, lo ero un tempo. Nessuno più debole di me. Strisciavo nella vita. Barcollavo da malattia a malattia ... Scappavo dalla vita degli altri bambini e mi nascondevo negli angoli. Non cercavo compagnia, o la compagnia delle bambine che pensavo facessero giochi meno brutali, ma era falso. Balbettavo per la vergogna, quando mi chiedevano di parlare, anche se la mia bocca era piena di parole. Ho sempre vissuto nell’ombra, odiando lo splendore del sole perché mi esponeva all’esame degli altri. Nessuno era più debole di me. Ma, visto che ero debole, ho scoperto l’astuzia. Ho imparato a dire una cosa, sapendo che avrebbe soddisfatto le aspettative, mentre dentro di me facevo una seconda e più segreta conversazione. Ho sviato le persone dalle mie vere intenzioni, il mio discorso è diventato un labirinto, ho usato le parole per intrappolare i miei nemici, le mie parole erano un pozzo senza fondo. Ho vissuto nel discorso, facendone un’arma. E ho anche imparato a correre. Ho fatto pratica della corsa, e quando il discorso non funzionava, li potevo seminare. E così è successo che io, il mostriciattolo, sono diventato un generale. La mente di coloro che hanno un corpo debole è così terribile, è così stravagante e sottile. E io ne ho fatto una cosa appuntita...

Oloferne (da Howard Barker, Judith. A parting with the body, traduzione di Luca Scarlini e Alfonso Santagata)



Alfonso Santagata ha fondato la Compagnia Katzenmacher nel 1980. Fra i protagonisti riconosciuti del rinnovamento della scena italiana, ha saputo coniugare, nel suo percorso di autore, attore e regista, la sperimentazione di nuovi linguaggi e una riscrittura personalissima dei classici e della letteratura drammatica che l’ha portato a confrontarsi con Shakespeare e i tragici greci, Büchner e Cervantes, Beckett e Pinter.

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