Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna La Soffitta 2004 - TEATRO - La pazzia di Isabella

 LA SOFFITTA 2004

TEATRO
19 gennaio - 15 giugno

 
L'ARTE DEI COMICI

COMPAGNIA LE BELLE BANDIERE
La pazzia di Isabella

Vita e morte di Comici Gelosi

testo, interpretazione e regia Elena Bucci e Marco Sgrosso
consulenza alla drammaturgia Gerardo Guccini

Laboratori DMS - Teatro, 14-15 giugno 2004 - ore 21


…Durò quella famosa e non mai a bastanza lodata compagnia de i Comici Gelosi molti e molti anni, mostrando ai comici venturi il vero modo di componere e recitar Comedie, Tragicomedie, Tragedie, Pastorali… Finito che fu quel termine, e venuto meno il vivere d'Isabella mia dilettissima Consorte… fui da molti amici consigliato a scrivere… per lasciare qualche memoria di me e per seguitare l'onorato grido della moglie mia… (Francesco Andreini )

Quando Gerardo Guccini ci ha rivolto l'invito a creare questo spettacolo, abbiamo accolto la proposta con un grande entusiasmo ma anche con una punta di profondo timore.
     L'idea di "rievocare" sulle tavole di un palcoscenico due personaggi mitici nella storia del teatro come Isabella e Francesco Andreini ci è parsa un'occasione importante e addirittura necessaria per riflettere sulle radici stesse dell'arte dell'attore, sul senso più profondo della nostra professione, sul fascino e sulla forza misteriosi di un 'mestiere' che riesce a tramandarsi nei secoli nonostante il suo carattere effimero.
     Pure, le notizie biografiche su Isabella e Francesco sono poche e scarne,
ed è difficile ricostruire e capire cosa e come recitassero, nonostante l'ampia mole di scritti tramandataci dal meticoloso lavoro di raccolta di Francesco dopo l'improvvisa e prematura morte della moglie a Lione durante il viaggio di ritorno da una tournée in Francia.
     La descrizione entusiasticamente ammirata dei testimoni della famosa "Pazzia di Isabella" - assai più delle Lettere, delle Rime e delle Commedie di cui ella fu autrice - ci consentono uno squarcio di immaginazione sulla forza scenica quasi ipnotica di questa attrice "cittadina del mondo" che - antesignana di Eleonora Duse - seppe essere innovativa e rivoluzionaria, pur nel pieno rispetto della grande tradizione degli Attori dell'Arte del suo tempo.
     La raccolta delle oltre cento "Bravure" del Capitano Spavento di Vall'Inferna ci offrono uno stimolo per immaginare lo stile irresistibile e trascinante di un attore che al ruolo 'nobile' dell'Innamorato seppe affiancare un personaggio rodomontico ed ingombrante, in fascinoso contrasto con il toccante ritratto umano che ci restituisce la sua volontà di eternazione della memoria dopo la scomparsa di Isabella.
     Così, accanto alla tanto decantata perizia scenica, quello che forse più ci affascina degli Andreini è il senso profondamente metateatrale del loro operare, la geniale strategia familiare attuata per edificare la persona dell'attore come qualcosa di diverso dal personaggio, allo scopo di ottenere quella stima e quel rispetto sociale dovuti ad una categoria di artisti.
     Il vero sforzo di Isabella non è tanto quello di conseguire un trionfo scenico al quale sembra destinata da un talento naturale, quanto quello di oscurare l'aspetto 'meretricio' della professione di attrice attraverso la costruzione di una immagine pubblica "virtuosa ed onorata" - sposa e madre esemplare, dotta letterata e celebrata poetessa accademica, donna degna dell'amicizia e della stima dei nobili e dei potenti - e di superare così il limite dell'effimero teatrale per conquistare gloria e fama imperiture.

…Di tentar fama io mai non sarò stanca perché il mio nome invido oblìo non copra…

E se da un lato è difficile ricostruire i gesti, ritrovare le parole, rivedere concretamente lo stile e i modi, dall'altro diventa affascinante immaginare che dai fiumi di inchiostro scritti dagli Andreini e sugli Andreini, riappaiano le loro ombre, le loro sagome, in maschera o a volto nudo, per raccontarci ancora la loro storia, la fortunosa vita e le passioni, i viaggi trionfali e faticosi di un'epoca d'oro del Teatro, e per ricordarci che "i morti son quelli che fan parlare i vivi"…

Elena Bucci e Marco Sgrosso


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