Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna La Soffitta 2004 - TEATRO - Bersaglio su Molly Bloom

 LA SOFFITTA 2004

TEATRO
19 gennaio - 16 maggio

 
IL LABIRINTO DELLA FANTASIA E DELL'IMMAGINAZIONE

Bersaglio su Molly Bloom


direzione di Marco Isidori
scene e costumi di Daniela Dal Cin
con Maria Luisa Abate, Sabina Abate, Davide Barbato, Roberta Cavallo,
Alessandro Curti, Grazia Di Giorgio, Marco Isidori, Paolo Oricco, Isadora Pei,
Elena Serra, Carlino Sorrentino

Premio Ubu 2003 per la scenografia




Laboratori DMS - Teatro, 10 marzo - ore 21


Pala grande della Marcido indiavolata ovvero
BERSAGLIO SU MOLLY BLOOM,
venendo l'ultimo capitolo dell'Ulisse di Joyce
a manovrare nelle acque territoriali dei cantanti Marcido

Gli attori stanno imbrigliati/impigliati in una fitta trama di bende che sviluppa il disegno della "Grande Conchiglia", come se quest'immagine possedesse le qualità riunite sia di una pala d'altare che dell'impianto superficialmente baracconifero di un'attrazione da fiera. Il nostro cuore, d'altronde, si alimentò sempre di coniugazioni bastarde (Crivello, Carlo Crivelli pittore, e stornello!), James Joyce dopo Samuel Beckett. La sinfonia testuale di Molly, portata in scena da un nostro mostro: "l'attore generale", un'idra naturalmente policefala, il cui cranio più dentato, Maria Luisa Abate, trascinerà la totalità dell'animale, in un processo scenico, dove alla famelica ingestione della parola letteraria, sia giocoforza che segua Foto di Daniela Dal Cinun'emissione della stessa, privata però di qualsiasi connotazione aggettivante: parola, la Parola, allora. Questo non certo per corteggiar visioni misticheggianti, ma di sicuro in polemica esplicita con l'attualità del teatro, che premia nello svolgimento "storico" della rappresentazione teatrale, il solo valore comunicativo. Noi recisamente neghiamo ciò!
     La "comunicazione", nel teatro (ed altrove) non ci riguarda. Siamo interessati, invece, a promuovere la commozione; quella possibilità quasi sciamanica dell'Arte in questione, di catturare, attraverso il "sacrificio" dell'attore, il cuore profondo del pubblico per poi usarne i palpiti stessi, affinché la rappresentazione diventi, qualunque sia stata l'occasione drammaturgica generativa, soltanto la certificazione spietata della comune nostra umana, santa riluttanza alle imposizioni (imposture?) utilitaristiche della realtà naturale; perché è proprio dell'esistenza di questa centrale frattura tragica, che lo spettacolo, deve, almeno secondo noi, saper testimoniare con la sua presenza nella società. Il resto è silenzio!

Marco Isidori


foto di scena di Daniela Dal Cin

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