Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
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Fin dagli anni Ottanta, i Magazzini hanno intrapreso, eludendo lautoreferenzialitą delle sperimentazioni sui linguaggi, il recupero dei grandi autori. Percorso che li ha portati ad assimilare e a rivivere le parole di Beckett, Müller, Dante (rivisto dai poeti contemporanei: Sanguineti, Luzi, Giudici) e, con significativa continuitą, di Testori, del quale, proprio le straordinarie interpretazioni di Sandro Lombardi, hanno mostrato lattualitą permanente di classico moderno. Lincontro con Testori, che segna tanto la storia dei Magazzini che la vita postuma dellautore, non avviene sul campo del riconoscimento letterario e poetico, ma si stringe fino al rispecchiamento partendo dal fatto, che questi distanti interlocutori inventano e trovano parole cercando, come sintitola un saggio testoriano del 1968, nel "ventre del teatro".
I Magazzini, di fatto, non hanno mai rifiutato la parola, ma lhanno sospesa, lasciando che a lato del loro teatro fermentasse la lezione dei maestri impossibili, i grandi autori e poeti, che sono riemersi con la vivacitą dun ricordo personale, quando lo sperimentarsi e il mettersi completamente alla prova, ha concretato intorno a Tiezzi e Lombardi la prepotente vitalitą di quel "ventre teatrale", dove il testo attende che qualcuno lo raccolga, e lo raccolga proprio in quel luogo. Chiunque č capace di leggere un dramma di Testori o di Berhard, ma, nel "ventre del teatro", č tuttaltra cosa
Le traiettorie creative di Testori e dei Magazzini hanno incontrato uno stesso gruppo di testi, ma in tempi sfalsati. Testori scrive LAmbleto nel 1972, trovando in Franco Parenti un interprete meravigliosamente organico al suo linguaggio, che - come scrive Lombardi - reinventava in chiave barocca il "il mondo tragico, grottesco e disperato di unaccolita di guitti plebei". La collaborazione prosegue con il Mecbetto (1974) e lEdipus (1977), il terzo testo della trilogia, dove, di tutta la compagnia dei guitti č rimasto solo il capocomico, "č scritto -stando alle indicazioni dellautore - in versi, in un italiano un po da palinsesto, un po pił indietro e insieme un po pił avanti del linguaggio quotidiano".
Infine, Testori compone i Tre Lai (Cleopatrąs, Erodias, Mater Srangoscias) affrontati nellanno 1992, lultimo della sua vita. Nella sua stanza di ricoverato allospedale San Raffaele di Milano, lautore si congeda valutando i poteri della parola, magmatica, sonora, greve di umanitą e di attori, eppure dotata di una forma cosģ riducibile e stabile da poter essere tutto ciņ e poesia, anche appena sussurrata. Testori pensa come interprete ad Adriana Asti.
I Magazzini, ripercorrendo questo tratto di repertorio, incominciano da Edipus (1994), e cioč dalla solitudine del capocomico, che celebra la morte di un teatro facendolo rinascere, si spingono poi fino allaffabulazione estrema dei Tre lai, affrontati in due distinti momenti: Cleopatrąs (1996), Erodias e Mater Strangoscias (1998), e chiudono il cerchio con il ritorno allAmbleto (2001), che rappresenta lapprodo di Tiezzi e Lombardi al lavoro in cui venne forgiata una delle lingue pił teatrali che esistano.
Anche Bernhard č una delle forze che ha fatto riemergere la parola nel percorso dei Magazzini. Tiezzi desiderava mettere in scena un suo testo fin dagli ultimi anni Ottanta. E gią in Ritratto dellattore da giovane (1985) figuravano, in una fantasmagoria di riferimenti, da Tessa e Pasolini alla mitologia privata del Marocco, omaggi allautore di Minetti, il testo dedicato al grande attore Bernhard Minetti. La realizzazione dellApparenza inganna (2000) corrisponde dunque ad immaginario coltivato nel tempo, e riporta i Magazzini negli spazi fuori dal teatro, abbandonati gią alla fine degli anni Settanta, con leccezione del Genet a Tangeri di Santarcangelo, recitato, come si sa, in un macello comunale. LApparenza inganna, infatti, č ambientato in appartamenti veri, distinti luno dallaltro, fra cui gli spettatori si debbono spostare. E anche se la replica di Bologna si svolgerą negli spazi del Teatro San Martino, č bene tenere presenti queste destinazioni originarie, che, attraversate dalle parole dellattore, rinascono teatro.
Gerardo Guccini
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