Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Russia Mignon

26 febbraio 1998, ore 21 - SALA BOSSI

La Russia Mignon
pezzi brevi di compositori russi:
Prokof’ev, Rachmaninov, Skrjabin, Šostakovic, Stravinskij

Paola Alessandra Troili: pianoforte

Presentazione di Anna Genovese e Antonella Micalizi

 

ingresso gratuito per gli studenti

I brani di questa sera sono stati composti nell’arco di poco più d’un trentennio, tra il 1887 e il 1922 (fa eccezione solo il Tango di Stravinskij, del 1940, orchestrato nel 1953). È un periodo di grande importanza nella storia della letteratura pianistica. Oltre ai russi del concerto odierno, esordiscono e si affermano Bartók, Debussy, Ravel, Satie, Schönberg, compositori di attitudini, culture, stili diversi, ma con almeno un tratto in comune: la ricerca di un nuovo tipo di sonorità, di una nuova timbrica sul pianoforte. Che, grazie alla nuova fisionomia con telaio interamente metallico, fuso in un unico blocco, può sviluppare un maggiore volume di suono e infinite varianti dinamiche rispetto al passato. La scrittura pianistica di Prokof’ev, come quella di Bartók, esalta le qualità percussive dello strumento: un buon esempio è dato da Suggestion diabolique. Le atmosfere da incubo di questo brano (come anche di Désespoir) sono dovute al cromatismo esasperato, che lascia sullo sfondo, pur non ignorandoli, i nessi tonali del discorso musicale. Prokof’ev, sulla scia di una lunga tradizione risalente all’epoca classico-romantica, inizia la sua carriera come pianista che esegue in pubblico soprattutto musiche proprie. Se il compositore ventenne delle Pièces op. 4 e del coevo Primo concerto per pianoforte e orchestra ha già un suo stile inconfondibile, non meno originale è l’esecutore: vecchie registrazioni lo testimoniano con chiarezza. Anzi, sbalordisce il pubblico e fa scandalo più come esecutore che come compositore: in un concerto statunitense, una sua interpretazione della Sonata op. 101 di Beethoven lascia il pubblico di sasso, incapace persino di fischiare di fronte ad una tale inaudita eccentricità. Virtuosi eccellenti dello strumento sono anche Skrjabin e Rachmaninov. Pochi compositori hanno cambiato così profondamente stile e modo di concepire la musica nel giro di pochi anni come Skrjabin: se brani come l’Étude op. 2, n. 1 testimoniano il profondo legame con la tradizione romantica occidentale (Busoni considerava Skrjabin "una indigestione di Chopin"), già nei Deux poèmes op. 32 – ma in misura ancora maggiore nella produzione successiva – egli crea un tipo di sonorità allusiva e sfuggente, che fa pensare piuttosto alla poetica simbolista, non estranea alla cultura russa dell’epoca. L’inclinazione al pezzo breve, all’annotazione lirica intensa e fulminea, è una tendenza comune di questi anni, e non solo in ambito russo: basti pensare alle ultime composizioni per pianoforte di Brahms, quella sorta di testamento spirituale che sono i pezzi op. 116, 117, 118 e 119, scritti proprio negli anni Novanta dell’Ottocento. La predilezione per le composizioni di breve respiro non esclude, comunque, che Prokof’ev, Rachmaninov e Skrjabin abbiano dato un importante contributo al ripensamento della forma-sonata nel Novecento. In Rachmaninov, il pezzo mignon può essere un brano caratteristico (Polichinelle, Sérénade, quest’ultima in tempo di valzer), ma anche di carattere e grandiosità epiche (Étude-tableau op. 39, n. 5). Già nei giovanili Morceaux de fantaisie op. 3, scritti a meno di vent’anni, sono evidenti i tratti salienti della sua ispirazione: il gesto eloquente (Prélude), il lirismo ipocondriaco e notturnale (Élégie).

Anna Genovese, Antonella Micalizi (primo anno DAMS)

S. Prokof’ev (1891-1953)
Quatre pièces op. 4
Réminiscences
Élan
Désespoir
Suggestion diabolique
 
D. Šostakovic (1906-1975)
Tre danze fantastiche op. 5
 
I. Stravinskij (1882-1971)
Tango
A. Skrjabin (1872-1915)
Étude op. 2, n. 1
Deux poèmes op. 32
 
S. Rachmaninov (1873-1943)
Morceaux de fantaisie op. 3
Élégie
Prélude
Mélodie
Polichinelle
Sérénade
Étude-tableau op. 39, n. 5

Paola Alessandra Troili si è diplomata brillantemente in pianoforte al Conservatorio "G. Verdi" di Milano, sotto la guida di Bruno Canino. Ha seguito seminari e corsi di perfezionamento con Paul Badura-Skoda, Michele Campanella e Jörg Demus. Attualmente studia composizione a Milano con Bruno Bettinelli; a Monaco di Baviera frequenta la Musikhochschule con il pianista Gerhard Oppitz. In Italia ha suonato a Milano, Sala Verdi; Pisa, Teatro Verdi; Bologna, Sala Bossi, Aula Magna dell’Università, Teatro Comunale; Bergamo, Amici della Musica. Ha preso parte a programmi della RAI e al Festival Internazionale "Cantiere Internazionale d’Arte" di Montepulciano. Nell’ottobre del 1994 ha partecipato, su invito della Kulturstiftung "Wilhelm Kempff", ai Beethoven-Kurse di Positano. All’estero, si è esibita in Danimarca, Ucraina, Israele, sempre con vivissimo successo.


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