Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Suoni dal Mondo 2001 - Introduzione

SUONI DAL MONDO

Festival di Musica Etnica - XII Edizione

 

Suoni dal Mondo 2001

 

Europa dell’est, porta dell’Asia
 

Grecia, Ungheria, Carpazi, Valacchia, Iran, nomi di paesi carichi di miti e di storia, paesi che, da sempre, hanno rivestito un ruolo decisivo nei rapporti tra l’oriente e l’occidente. Come i paesi mediterranei o l’Andalusia medievale, queste terre sono state luogo d’incontro (e di scontro) tra antiche civiltà, popoli e culture più diverse in alcuni momenti centrali della storia dell’umanità. Qui, a secoli di pace e prosperità che hanno visto il fiorire di arti, commerci e scienze, si sono alternati oscuri periodi in cui queste terre sono diventate campo di battaglia di violenti conflitti tra poteri forti, decisi a conquistare il mondo conosciuto. In questi paesi, però, hanno anche saputo lungamente convivere in pace persiani, armeni, greci, turchi, arabi, rumeni, russi, ebrei e zingari che hanno donato ai luoghi quell’immagine di ricchezza e di diversità che possiedono solo quelle aree del mondo in cui ha regnato per molti secoli lo spirito del rispetto e della tolleranza religiosa e etnica. I popoli che vi abitano hanno dovuto spesso subire profonde lacerazioni politiche e fortissimi rivolgimenti culturali che però non sono riusciti a demolire l’immenso patrimonio di cultura, di arte e di civiltà che, nei secoli, hanno saputo creare e conservare. Qui, come in moltissime altre aree del pianeta, la musica non è stata certo esente da persecuzioni e interdizioni: spesso ridotta al silenzio dalle arroganti decisioni del potere imperante, ogni volta ha saputo riemergere e riaffermarsi quasi addirittura rinforzata dall’aver adottato e integrato, con spirito realistico, forme e stili imposti con la forza.

Suoni dal Mondo si propone di affrontare le culture musicali di quest’area così variegata e composita, pur sapendo di essere in grado di offrirne al suo pubblico solo alcuni esempi che, per quanto accuratamente scelti relativamente al loro valore musicale e alla loro appartenenza "etnica", rappresentano solo alcuni dei generi e stili musicali espressi da queste popolazioni. In tutta l’area sono un po’ ovunque presenti, con varianti non particolarmente importanti, le musiche dei discendenti degli ebrei askenaziti, cioè di quelle comunità ebraiche che a seguito di migrazioni volontarie o persecuzioni politiche, hanno intrapreso la via dell’est e quella degli zigani, che, in pratica per le stesse ragioni, si sono fermati, in tempi remoti, in queste terre. Evidenti tracce della cultura musicale di questi due straordinari popoli emergono un po’ ovunque e quasi ovunque sono a tutt’oggi vivamente apprezzate. Anche la grande musica araba, che si è fortemente inserita nell’area a varie riprese, inizialmente con la prima diffusione dell’Islam all’epoca dei Califfi (632-656) e in seguito con l’affermazione dell’impero Ottomano, ha mantenuto viva la sua influenza fino all’inizio del secolo scorso. Accanto a queste tre fondamentali centrali di produzione musicale esistono, naturalmente, numerosissime tradizioni di popolazioni autoctone di non minore importanza e ricchezza. Effettuare una selezione in questo complesso insieme di sistemi, generi e stili musicali, a volte specifici solo di alcune zone ristrette, anche se ugualmente interessanti, non è stata impresa facile. La scelta è caduta sulla musica dei greci, degli ungheresi, dei rumeni e degli iraniani, popolazioni che hanno saputo produrre e conservare, anche in situazioni di grande difficoltà, la loro propria cultura originale con le sue caratteristiche musicali.

Con questa dodicesima edizione, alcune nuove tessere si aggiungono al complesso mosaico delle culture musicali del mondo che questo festival si propone di comporre, e si tratta di tessere importanti perché è in queste culture e tradizioni che si trova una delle chiavi che ci possono permettere di comprendere le interrelazioni fra la musica europea e orientale, tra la musica portata da popolazioni nomadi provenienti da paesi situati oltre la valle dell’Indo (o dall’Arabia e dalla Palestina) e quella di popoli stanziali, da molti secoli appartenenti alla cultura occidentale greco-romana. È in queste regioni che ancora una volta si è celebrato il matrimonio rituale tra Asia e Europa i cui frutti sono evidenti e facilmente rilevabili nella storia della musica occidentale sia popolare, sia classica. La scelta di portare sulla scena di Suoni dal Mondo questi musicisti costituisce un interessante tentativo di far emergere un processo di simbiosi culturale che si è verificato nei territori che gli storici indicano come l’area della "mezzaluna fertile", tra la Grecia e l’Iran, territori la cui storia e cultura sono centrali nella storia universale delle civiltà. Il programma del Festival di questo autunno presenta alcuni generi musicali tra i più significativi di questa vasta area culturale. La preferenza è andata questa volta alle forme strumentali, con lo scopo di mettere in evidenza le incredibili risorse di questi popoli: i clarinetti e i liuti dell’Epiro, i cimbalum e i violini dei Taraf di Valacchia, le impressionanti percussioni persiane, i violini e flauti di Pan dei Carpazi offriranno al pubblico un panorama ampio della ricchezza strumentale da cui è caratterizzata questa musica. Insieme alla vocalità, ben rappresentata dagli interpreti degli straordinari canti epici della Grecia, dei poemi curdo-persiani e dai cantastorie rumeni e ungheresi, essa ci consentirà di entrare in contatto con un universo estetico e spirituale d’incomparabile fascino.

 
Gilberto Giuntini
Direttore artistico Suoni dal Mondo

Firenze, ottobre 2001


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