Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna CIMES laboratori per la citta - Musica
Concerti Exitime 05

lun 16.02.09 h 20.30 • Teatro Comunale (Largo Respighi, 1)
ORIENTE/OCCIDENTE II

FontanaMIX/solisti
Elena Casoli, chitarra; Valentino Corvino, violino;
Corrado Rojac, accordéon

Paolo Perezzani, Nuova opera per violino, chitarra
e accordéon (2008)
prima esecuzione assoluta

Giacinto Scelsi, «Ko-Tha», tre danze a Shiva, per chitarra sola trattata come strumento a percussione: danza I (1967)

Sofia Gubaidulina, De profundis, per accordéon (1978)

Toshio Hosokawa, Winter bird, per violino solo (1978)

Maurizio Pisati, Nuova opera per violino, chitarra
e accordéon (2008)
prima esecuzione assoluta



La compagine strumentale del violino, della chitarra e dell’accordèon – per certi versi inusitata nella musica d’arte (l’organico è invece diffuso in alcuni repertori folklorici e popolareggianti) – viene utilizzata nelle composizioni in programma sia come ensemble, sia impiegando uno solo degli strumenti, del quale vengono esplorati effetti e risorse spesso estranei alla sua tradizione esecutiva. In Ko-Tha, tre danze a Shiva di Giacinto Scelsi (di cui ascolteremo la prima parte), la chitarra è suonata in modo del tutto eterodosso: nella partitura rapidi accordi arpeggiati si alternano ad effetti percussivi ottenuti colpendo con diverse modalità la cassa di risonanza dello strumento. Scelsi in Ko-Tha integra l’imitazione fortemente astratta e stilizzata di alcune sonorità proprie di strumenti indiani a pizzico (in particolare della vinã, una tipologia di cordofoni diffusi nell’India meridionale), con la ricerca sul suono inteso come l’elemento più importante del comporre, secondo una poetica che caratterizza gran parte delle opere dell’autore ligure scritte a partire dagli anni ‘50.
In De profundis per accordèon solista la compositrice russa Sofia Guibaidulina utilizza una disparata congerie di sonorità e di effetti contrastanti, e costella la trama musicale della composizione di molteplici inflessioni melodiche che rimandano ad alcuni repertori di canti della liturgia ortodossa, e ad alcune musiche etniche delle regioni asiatiche a sud del Caucaso. Il brano - pur nelle pronunciate escursioni di dinamica e di intensità fonica che lo contraddistinguono - è pervaso da un tono dolente e contrito, quasi lo strumento intonasse una propria versione senza parole del salmo penitenziale che dà il titolo alla composizione. Winter Bird del compositore giapponese Toshio Hosokawa, scritto nel 1978, è una libera fantasia per violino solo ove predominano molti degli effetti e delle sonorità tipiche della scrittura per lo strumento sviluppata da numerosi compositori d’avanguardia del secondo dopoguerra, alternati a momenti di intenso lirismo, forse ombre, ricordi delle tenui ed eteree sonorità così frequenti nella musica classica di corte giapponese.
Alla compagine completa dei tre strumenti sono dedicate le due composizioni in prima esecuzione assoluta di Paolo Perezzani e Maurizio Pisati.

Francesco Dillon





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