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Ockulta dagboken

Il diario occulto di August Strindberg in scena allo Strindbergs Intima teater di Stoccolma per la regia di Ole Anders Tandberg (agosto - settembre 2012)
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[Stefania Iannella] August Strindberg è stato spesso etichettato come misogino e maschilista, ma lo era davvero? Forse possiamo scoprirlo grazie al suo “diario occulto”, Ockulta dagboken. Questo diario, redatto dal 1896 al 1908, costituito da annotazioni “occulte”, corrispondenze tutte da decifrare tra il visibile e il significato celato del destino, è stato pubblicato a maggio di quest’anno in tre volumi dalla casa editrice Norstedts. Proprio a questa casa editrice Strindberg aveva concesso in pegno la consultazione del suo diario per poter far fronte al primo affitto dell’Intima Teatern. Proprio in questo teatro inoltre, come per una sorta di riconoscenza, il 15 agosto è andata in scena la prima assoluta della voce più intima di Strindberg, evocata a turno da cinque attori - il più giovane per le scene appassionate, il più anziano per le evocazioni più tristi.

La scenografia è molto semplice, rappresentativa di come il Diario occulto appare nel suo aspetto simbolico. Vi sono due pareti nere dove spiccano molti simboli bianchi (piccioni, fiori, numeri, lettere dell’alfabeto, etc). Questa luce che lo scrittore crede scorgere attraverso i simboli sognati di notte o intravisti nella cupa realtà quotidiana, non è sempre così chiara, anzi, spesso i significati occulti che vorrebbe attribuire a tali o tali altri simboli  restano enigmi privi di spiegazione.

Nonostante l’ampia mole di argomenti annotati nel diario, la messinscena del regista Ole Anders Tandberg è incentrata esclusivamente su pochi momenti cruciali della relazione tra Strindberg e la sua terza moglie, Harriet Bosse, relazione che si svolge - secondo l’autore del diario - sia nella realtà che su un piano “telepatico”. Già prima del loro matrimonio (1901) Strindberg annota con ”xxx” i suoi incontri erotici con Harriet che avvengono di notte per via telepatica. Una volta lasciato dalla moglie, invece, queste suggestioni diventano “manipolazioni ipnotiche” che lo fanno sentire perseguitato. Strindberg non sembra desiderare altro che riavere accanto Harriet, mentre questa è invece descritta come una donna spietata che si diverte a tormentarlo, specialmente telepaticamente. Il climax del dolore di Strindberg culmina quando il drammaturgo legge la notizia del viaggio di nozze di Harriet con il suo nuovo marito. A quel punto (secondo quanto annotato il 21 maggio 1908) le tendenze suicide di Strindberg si concretizzano con l’acquisto di una pistola.  

Ole Anders Tandberg in Ockulta dagboken ci svela quindi il lato più intimo di Strindberg, fino ai minimi dettagli della sua sofferenza per Harriet. Si può notare come l’incapacità di Strindberg di rassegnarsi a vivere senza Harriet sfoci in un livello psichico talmente totalizzante da far concretizzare l’assenza della sua amata in un mondo immaginario, a cui però l’autore crede come se fosse reale. Si tratta di una passione così intensa da far sembrare lo scrittore un folle desideroso di trovare in continuazione “segni” nel mondo invisibile. E dopo aver assistito a quest’amore sconfinato e alla visione di tutti i tormenti che, nello spettacolo, colpiscono Strindberg per la sua amata perduta, si potrebbe farla davvero finita con l’usuale etichetta che lo definisce un ”kvinnohatare”, alla lettera “colui che odia le donne”, o quantomeno è più facile comprenderne le ragioni.

* Articolo pubblicato su http://www.strindbergsintimateater.se/repertoar/arkiv/2012/Ockulta%20dagboken

 
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