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THE DEAD

CITTÀ DI EBLA

Creazione scenica liberamente ispirata al racconto di James Joyce

Ideazione, regia e luci Claudio Angelini | con Valentina Bravetti e Luca Ortolani | fotografie in tempo reale Luca Ortolani | drammaturgia Città di Ebla e Luca di Filippo | collaborazione drammaturgica Riccardo Fazi | composizione sonora e manipolazione del suono Franco Naddei | cura degli allestimenti e costumi Elisa Gandini | disegni in scena Jacopo Flamigni | direzione tecnica Luca Giovagnoli | aiuto tecnico Stefan Schweitzer, Nicola Mancini, Lorenzo D’anna | collaborazione tecnica agli allestimenti Luca Brinchi | sartoria Liana Gervasi | organizzazione Elisa Nicosanti | una produzione Città di Ebla, Romaeuropa Festival 2012, Teatro Diego Fabbri, Comune di Forlì con il sostegno di Regione Emilia Romagna, Provincia di Forlì-Cesena | si ringrazia per le residenze Santarcangelo 2012 –­ Anno solare, Teatro Goldoni/Accademia Perduta di Bagnacavallo | Il real time shooting è una tecnica espressiva ideata da Claudio Angelini e Luca di Filippo

Dove: Laboratori delle Arti/Teatro
Quando: mercoledì 5 febbraio, ore 21

 

a seguire

INCONTRO CON CITTÀ DI EBLA

Coordina Silvia Mei | INGRESSO LIBERO

 

«Dopo La metamorfosi sento di dovermi ancora occupare di un racconto di inizio Novecento. Mi sono soffermato sul “mozzo” attorno a cui ruota tutta la produzione di Joyce. Il suo canto d’esilio. Ho scoperto che The dead è un’insuperabile guida per andare a caccia di fantasmi. I propri. È parlare della vita come luogo confinante con altre realtà che ci sono intangibilmente prossime. La parola che mi interessa è nostalgia. Si può parlare di nostalgia del presente? È solo una questione sentimentale?

Mi sono chiesto perché la mia attenzione ora, e da un po’ di tempo, si rivolge a piccole storie borghesi, la cui trama può apparire semplice e quasi banale come nel caso di The dead o avere un elemento di grande potenza che si esaurisce subito come ne La metamorfosi. Posso solo dire questo: una personale e istantanea rivoluzione emotiva, nell’intimo della nostra stanza, agisce come una detonazione o una deflagrazione. Lo voglio dire: sconvolge le sorti umane al pari di una guerra. A volte le guerre ci appaiono come un duro sfondo di cui sappiamo poco o nulla. Conosciamo però lo scuotimento del nostro quotidiano nelle sue più telluriche smagliature. Joyce e Kafka ne hanno saputo parlare. Hanno parlato di me e forse anche di te, spettatore» (Claudio Angelini).