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ISPIRAZIONE BACH

Oliver Kern e Julius Berger

Julius Berger, violoncello
Oliver Kern, pianoforte

Musiche di
Z. Kodaly, L. van Beethoven, M. Reger

dove: Laboratori delle Arti/Auditorium
quando: martedì 10 marzo, ore 21

 

 

Concerti a ingresso gratuito
La partecipazione ai concerti è gratuita. L’accesso in sala sarà consentito previo ritiro dell’apposito coupon, che verrà distribuito a cominciare da un’ora prima dell’inizio dell’evento e fino a esaurimento dei posti disponibili.

 

 

 

Momenti della presenza di Bach nella musica dell’Otto e Novecento. Tutti i brani in programma si fondano su temi del Kantor di S. Tommaso, sia nella veste della trascrizione, come gli adattamenti di Kodaly di tre suoi Preludi corali, sia in forma di elaborazioni personali. Esempi di questo secondo approccio sono la grandiosa Quarta Sonata di Max Reger, e quell’autentica rarità che è la prima, sconosciuta versione dell’Allegro che apre la più celebre sonata per violoncello beethoveniana.

 

Julius Berger ha studiato alla Musikhochschule di Monaco, e si è poi perfezionato con Antonio Janigro, Zara Nelsova e Mstislav Rostropovič. Ha suonato con Leonard Bernstein, Eugen Jochum e Gidon Kremer; grande cultore dell’opera di Boccherini, ne ha firmato per la EBS la prima integrale discografica dei concerti per violoncello.

Diplomato alla Hochschule für Musik di Stoccarda, Oliver Kern si è imposto all’attenzione della critica con la vittoria in due prestigiosi concorsi internazionali, lo “ARD” di Monaco (1999) e il “Beethoven” di Vienna (2000). Molto ammirato per le sue interpretazioni di Beethoven e Brahms, si è esibito in importanti festival e in famose sale d’Europa, Asia e America, riscuotendo ovunque grande successo di pubblico.

 

Programma:

Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)  / Zoltán Kodály (1882 – 1967)

Drei Choralvorspiele
per violoncello e pianoforte

Ach, was ist doch unser Leben BWV 743
Vater unser im Himmelreich BWV 762
Christus, der uns selig macht BWV 747


Ludwig van Beethoven (1770 – 1827)

Allegro ma non tanto
dalla Sonata in La maggiore op. 69
per violoncello e pianoforte

[Prima versione inedita del primo movimento]

 

Max Reger (1872 – 1916)

Sonata in la minore op.116
per violoncello e pianoforte

Allegro moderato
Presto

Largo
Allegretto con grazia

 

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La dialettica tra fedeltà alla tradizione, sia essa colta o popolare, e istanza di rinnovamento è alla base del pensiero musicale di Zoltán Kodály. Alla ricerca etnomusicologica condotta sul suolo natio, il musicista ungherese affiancò uno studio approfondito della musica d’arte europea. In questo orizzonte, lo stretto legame con Johann Sebastian Bach, che Kodály condivise con le generazioni romantica e tardoromantica, va letto non come mero tributo storicistico ma alla luce del tentativo di rispondere alla crisi estetica e spirituale del linguaggio musicale durante il difficile snodo tra secolo XIX e XX, attraverso una reinterpretazione delle forme musicali del passato. Nelle tre trascrizioni per violoncello e pianoforte dai preludi corali è evidente l’assoluta fedeltà al testo musicale bachiano. Kodály rievoca le sonorità dell’organo affidando alla voce del violoncello la melodia del corale e al pianoforte le parti in contrappunto, simulando il pedale organistico con raddoppi di ottava. Originariamente composti per la liturgia, i preludi corali avevano la funzione di anticipare, in forma più o meno ornata, la melodia che sarebbe stata successivamente intonata dai fedeli. Nel trascrivere, Kodály rifunzionalizza i brani bachiani, trasferendoli dal contesto liturgico a quello concertistico, cercando però di custodirne l’ispirazione religiosa con l’inserimento, in calce alla partitura, dei testi dei corali, come indicazioni interpretative per gli esecutori. Kodály dedicò queste trascrizioni a Karl Straube, celebre virtuoso d'organo, che fu amico di Reger nonché dedicatario di numerose composizioni organistiche di quest’ultimo.

La prima versione del primo movimento (Allegro ma non tanto) della più celebre delle cinque sonate dedicate al connubio violoncello e pianoforte, è emblematica di quel continuo e intenso lavoro di ripensamento e riscrittura col quale Beethoven si accostava alla composizione. Identica a quella definitiva nell’impianto formale, questa prima stesura inedita presenta una maggiore uniformità ritmica e una diversa distribuzione degli interventi nel dialogo strumentale. Già dall’esordio solistico il violoncello dimostra di essersi affrancato da ogni subordinazione, in un autentico rapporto inter pares con il pianoforte. La lezione bachiana è sottilmente percepibile nel frequente ricorso a tecniche imitative che sostengono lo sviluppo e la continua elaborazione del tema iniziale, ma soprattutto nella citazione, al centro del brano, del tema dell’aria «Es ist vollbracht» dalla Passione secondo Giovanni: per alcuni, un doloroso riferimento alla fine della relazione di Beethoven con la celebre “Immortale Amata”, sulla cui esatta identità regna ancor oggi disaccordo tra i musicologi.
Il richiamo a Bach e al contrappunto come principio generatore di sviluppo formale è un tratto caratteristico anche dell’opera di Reger. Allievo di Hugo Riemann al conservatorio di Wiesbaden, approfondì lo studio delle opere per tastiera di Bach, completando gli studi pianistici e di composizione. Durante gli anni della formazione musicale Reger entrò in contatto con Karl Straube, che contribuirà a diffonderne l’opera organistica, e con Ferruccio Busoni, che lo  introdusse nell’ambiente della grande editoria musicale tedesca. Il recupero delle forme musicali tipiche del periodo barocco, è mediato in Reger dall’impiego del linguaggio armonico tardoromantico, segnato da un tortuoso cromatismo e da continue modulazioni, che conducono il discorso musicale fino alle soglie della sospensione tonale. Nella monumentale Sonata Op. 116, il rigore della costruzione e l’economia del materiale musicale richiamano altri due grandi modelli: Beethoven e Brahms. Caratteristico è il conciso tema del primo movimento (Allegro moderato), enunciato inizialmente dal solo violoncello. Reger elabora gli elementi del tessuto sonoro, condensa ed intensifica al massimo la tensione armonica, senza rinunciare però ad una certa leggerezza galante, quasi ironica, nel danzante tema del finale Allegretto con grazia.

Federica Masetti Zannini e Elena Minetti
Laurea magistrale in Discipline della Musica

coordinamento e redazione
Riccardo Castagnetti