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UN VIRTUOSO, ANZI DUE

Dejan Bogdanovich

Dejan Bogdanovich, violino
Gabriele Maria Vianello, pianoforte

 

dove: Aula absidale
quando: martedì 17 febbraio, ore 21

in collaborazione con «Il Saggiatore musicale»

 

 

Concerti a ingresso gratuito
La partecipazione ai concerti è gratuita. L’accesso in sala sarà consentito previo ritiro dell’apposito coupon, che verrà distribuito a cominciare da un’ora prima dell’inizio dell’evento e fino a esaurimento dei posti disponibili.

 

 

 

 

Un viaggio attraverso il violinismo romantico, che accanto ad un brano celeberrimo (la Meditazione di Čajkovskij), propone composizioni meno note, ma ardue di Saint-Saëns e Liszt, che esigono due virtuosi di prim’ordine, e i fuochi d’artificio del Capriccio ricavato da Eugène Ysaÿe da uno studio per pianoforte solo di Saint-Saëns.

 

Figlio d’arte, Dejan Bogdanovich ha iniziato lo studio del violino a Novi Sad e si è perfezionato con V. Tretjakov al Conservatorio “Čajkovskij” di Mosca. Tretjakov, del suo allievo, ha scritto: «Dejan è un musicista estremamente raffinato e artisticamente completo grazie all’originalità e ricchezza delle sue idee musicali e all’assoluto controllo di qualsiasi periodo musicale. La sua profonda visione creativa mi trasmette sempre qualcosa di nuovo». Vincitore di vari concorsi internazionali è ammirato per l’intensità delle sue interpretazioni, la bellezza del suono e la tecnica prodigiosa. Si è esibito in America, Europa e nell’ex-Unione Sovietica, collaborando con illustri strumentisti (Pogorelich, Greenhouse, Brainin, Asciolla). Svolge anche un’importante attività didattica.

Gabriele Maria Vianello si è diplomato nel 1984 con Eugenio Bagnoli al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, ottenendo la lode, la menzione d’onore e vincendo il Premio Mazza per il miglior diplomato dell’anno. Contemporaneamente, ha frequentato il triennio di corsi internazionali estivi di musica da camera tenuti da K. Bogino e P. Vernikov. In seguito, per tre anni, ha continuato gli studi di perfezionamento con Maria Tipo alla Scuola di Musica di Fiesole. Affermatosi in numerosi concorsi nazionali e internazionali, svolge intensa attività concertistica, comparendo regolarmente in importanti festival europei. Dal 2008, è membro del Trio Riccati.

Da alcuni anni, il duo Bogdanovich-Vianello è ospite delle stagioni concertistiche italiane ed europee. Tra le loro apparizioni ricordiamo i concerti al Festival di Feldkirch (Austria), al Festival Veneto, Festival di Cervo), Isola di Pag (Croazia), Malta Ars Festival, Operaestate di Bassano del Grappa. Ospiti, nel 2004, della trasmissione Radio3 Suite.

 

Programma:

Camille Saint-Saëns (1835 - 1921)
Sonata n. 1 op. 75
Allegro agitato - Adagio
Allegretto moderato - Allegro molto

Franz Liszt (1811 - 1886)
Gran Duo Concertante sulla romanza “Le Marin” di C.P. Lafont

Lento assai - Animato quasi allegro
Andantino e variazioni
Tarantella - Vivacissimo
Finale: Animato marziale

Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840 - 1893)
Meditazione op. 42 n. 1

Andante molto cantabile

Eugène-Auguste Ysaÿe (1858 - 1931)
Capriccio sullo studio in forma di valzer op. 52 n. 6 di C. Saint-Saëns
Valzer allegro


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Composta nell’ottobre 1885 e dedicata al violinista belga Martin-Pierre Marsick (1847-1924), la Sonata op. 75 appartiene alla piena maturità di Camille Saint-Saëns, un autore che già in vita godette di larga fama e riconoscimenti. La Sonata presenta una scrittura variegata e densa, tipica dello stile cameristico di fine Ottocento; le parti dei due strumenti sono di pari dignità, e si intrecciano in un fitto dialogo, che invita gli interpreti a modulare il proprio fraseggio in un costante ascolto reciproco. Attraverso la tradizionale architettura quadripartita il compositore sembra quasi alludere ai classici quattro elementi: il tempo ternario del primo movimento ha un andamento fluido, ondeggiante e sincopato che sfocia, senza soluzione di continuità, nell’Adagio caratterizzato da aeree correnti sonore ascendenti e discendenti; per contro, il terzo movimento ha un tratto più materico, con gli interpreti che si scambiano disinvoltamente frasi martellanti a note staccate, mentre davvero infuocato appare il virtuosistico finale. È interessante sapere che un tema del primo movimento sembrerebbe costituire l’archetipo della petite phrase contenuta in una sonata del musicista immaginario Vinteuil, evocata da Proust nella Ricerca del tempo perduto: lo stesso Proust affermò in una lettera a Jacques de Lacretelle di essersi ispirato, senza dare maggiori dettagli, alla «frase incantevole … di una sonata per piano e violino di Saint-Saëns», affrettandosi peraltro ad aggiungere di non amare particolarmente la sua musica.

Quando Saint-Saëns scrisse la Sonata stava già lavorando alla Sinfonia n. 3 con organo, poi pubblicata come op. 78, che volle dedicare a Franz Liszt, da lui ammirato più come compositore che come virtuoso, tanto da definirlo sempre nel 1885, in un articolo compreso nel suo volume Harmonie et mélodie, «emancipatore della musica strumentale». Tuttavia fu come sommo pianista che Liszt divenne un’icona dell’Ottocento, portando ai massimi vertici la figura del virtuoso à la Paganini, tanto da spingere il poeta Heinrich Heine a coniare il termine Lisztomania per descrivere il livello d’isteria causato dalle sue esibizioni: lo si ascoltava in preda ad estasi mistica, le dame si contendevano i suoi fazzoletti, i guanti da lui indossati, persino ciocche dei suoi capelli, e c’era anche chi indossava bracciali ricavati dalle corde di pianoforte spezzatesi durante le sue esibizioni… Il Gran Duo Concertante risale al 1849, ed è basato sul tema di una romanza del violinista Charles Philippe Lafont (1781-1839), la cui parte vocale Liszt trasferisce al violino. L’opera si apre con un Lento assai, indicato recitativo sullo spartito, che insieme al risoluto Animato quasi allegro introduce il tema principale dell’Andantino, seguito da variazioni culminanti in una Tarantella estrosa e accattivante. Un Animato marziale termina il Gran Duo con passaggi funambolici, in cui i due esecutori gareggiano su un piano di assoluta parità.

Meditation di Pëtr Il’ič Čajkovskij fa parte di un trittico intitolato Souvenir d’un lieu cher, op. 42 (comprendente anche uno Scherzo e una Melodia). Il “luogo caro” è la tenuta di Brailov, di proprietà della mecenate di Čajkovskij, Nadežda von Meck. Il brano fu composto nel marzo 1878 nei pressi di Ginevra, quando il musicista era in fuga dalla Russia dopo il disastroso naufragio del suo matrimonio. Nato come secondo movimento del Concerto per violino e orchestra, fu poi trasformato da Čajkovskij in pezzo a sé stante; il patetico e struggente Andante molto cantabile ha un carattere che riflette lo stato d’animo dell’autore. Il pianoforte introduce il primo tema in Re minore, poi sviluppato dal violino; la melanconica melodia è brevemente interrotta, nella parte centrale in Sol minore, da toni più sereni e spensierati.

L’ultimo brano chiude il cerchio tornando a Saint-Saëns con un arduo e acrobatico Capriccio, composto su un suo studio per pianoforte dal violinista belga Eugène-Auguste Ysaÿe, intorno al 1900: in pratica, un compendio delle possibilità tecniche del violino. Ysaÿe, che in repertorio aveva anche la Sonata op. 75, fu uno dei cardini della scuola violinistica franco-belga. Fu apprezzato da musicisti come Clara Schumann, Liszt e Joseph Joachim; César Franck gli dedicò la sua Sonata in La Maggiore; gravi problemi di salute non gli impedirono d’esibirsi in tutto il mondo e d’insegnare. Di lui il sommo violinista David Ojstrach disse: «Dopo Paganini, nessuno ha dato un contributo simile al repertorio del violino».

Angela Venturino e Francesco Paolo Panni
Laurea magistrale in Discipline della Musica

coordinamento e redazione
NIcola Badolato