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LA COMMEDIA DELLE MACCHINE DI GIAN LORENZO BERNINI

"La commedia delle macchine" (foto Matteo Nardone)

a cura di Elena Tamburini

 

Il Bernini fu uomo di teatro nel suo senso più pieno, versatile quanto è possibile esserlo: non solo scenografo, scenotecnico e apparatore di feste, ma anche e soprattutto straordinario attore-autore e capocomico di commedie “ridicolose” e corago di opere in musica (come avvenne nel teatro Barberini); forse, negli ultimi anni, perfino impresario. Praticò dunque tutti i mestieri della scena e abbracciò con la sua attività l’intero ventaglio della spettacolarità, in una città, Roma, che era, all’epoca, il “gran teatro del mondo” e in un secolo, il Seicento, in cui forse per la prima volta si ha piena consapevolezza dell’importanza della comunicazione e delle infinite possibilità offerte per essa dallo spettacolo. Per questo campo inedito il Bernini, con la sua esperienza specifica nel settore, costituiva una carta preziosa, uno strumento davvero irrinunciabile.

La poetica del Bernini, enunciata chiaramente nell’unica commedia parzialmente conservata, è apparentemente semplice: la meraviglia deve essere ottenuta prendendo a modello la natura e la realtà e questo senza denunciare l’artificialità dei mezzi. Macchine semplici, poco costose e non ingombranti, se usate in maniera accorta, magari con una logica “spiazzante”, potevano per esempio centrare l’obiettivo molto di più e molto meglio di quelle enormi, complesse e costosissime allora dominanti: questa è la sfida del Bernini.

La giornata che si propone ha l’obiettivo primario di presentare al pubblico per la prima volta dall’epoca berniniana questo testo adespota e incompiuto; un testo che si è scelto di intitolare La commedia delle macchine, innanzitutto perché l’intreccio ruota intorno al loro “segreto” e poi perché è da queste macchine, ricostruite per quanto possibile nella loro struttura originaria dai talentuosi artisti-tecnici-artigiani Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe e Rosario Sorbello (“Gli Impresari”), che la prima iniziativa di questo spettacolo è nata. La rappresentazione sarà preceduta, nel pomeriggio, da un incontro tra studiosi di teatro (M. Ines Aliverti, Gerardo Guccini, Elena Tamburini) e d’arte (Andrea Bacchi), con “Gli Impresari” e con lo stesso regista dello spettacolo Luca Bargagna.

 

IL PROGETTO

martedì 22 novembre, ore 16| Laboratori delle Arti/Saletta seminari
GIAN LORENZO BERNINI, UOMO DI TEATRO E ARTISTA
Giornata di studi | con la partecipazione di Maria Ines Aliverti, Gerardo Guccini, Renzo Guardenti, Elena Tamburini, Andrea Bacchi | interventi di Luca Bargagna, Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe e Rosario Sorbello | INGRESSO LIBERO

Agli studiosi d’arte gli studiosi di teatro hanno spesso rimproverato di attribuire al Bernini una “teatralità” in qualche modo generica, non rispondente alle esigenze di chi pensa la propria disciplina entro termini rigorosamente storiografici. La critica è ancor oggi giustificata: il rapporto dell’artista con il mondo del teatro era infatti tutt’altro che generico. Lo rivelano la mole dell’impegno profuso, la “pubblicità” che egli dava ai suoi spettacoli, l’importanza da lui assegnata a quella che oggi viene chiamata “cultura materiale”, l’uso costante di una satira per la quale ogni volta egli metteva a repentaglio le più alte e ambite commissioni artistiche. L’incontro che si propone e che coinvolgerà studiosi di teatro (M. Ines Aliverti, Gerardo Guccini, Renzo Guardenti, Elena Tamburini) e d’arte (Andrea Bacchi), intende approfondire, contestualizzare e mettere in luce la più segreta e sottovalutata attività del Bernini, dimostrando come questa possa aiutare a dare ragione anche di non pochi accenti della sua opera artistica. Una preparazione alla visione dello spettacolo che sarà arricchita dal personale intervento del regista e degli artisti-tecnici-artigiani autori delle macchine Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe e Rosario Sorbello (“Gli Impresari”).

 

22 novembre 2016, ore 21 e ore 22| Laboratori delle Arti/Teatro
GLI IMPRESARI | COMPAGNIA BLUTEATRO
LA COMMEDIA DELLE MACCHINE
Da un’idea de Gli Impresari | regia Luca Bargagna | con Compagnia BluTeatro (cast in via di definizione) | costumi WàlaLAB: Giorgia Feliciano e Fiorenza Molli | documentazione Daniele Alef Grillo | progetto grafico Gli Impresari | Produzione esecutiva Maria Piccolo

La commedia delle macchine è un progetto performativo che indaga le capacità scultoree della scena teatrale, a partire dalla messa in scena dell’omonima commedia scritta da Gian Lorenzo Bernini e da una serie di sculture ispirate alla tradizione della scenotecnica barocca. “Chi è stato il motore che si faccia questa commedia? Il caso!” recitano due personaggi nella pièce, a sottolineare la profonda relazione tra documento storico e fatto scenico. Il rispetto per la contingenza, propria della Commedia dell’Arte è diventato, in fase di montaggio, la cifra stilistica sulla quale fondare l’intero spettacolo. Una casualità ponderata, filtrata da secoli di tentativi atti a domare il caso. Lo spettacolo assume dunque, di volta in volta, le forme del luogo che lo ospita. Invece di temere la defezione, la sua struttura si alimenta proprio del continuo rinnovamento dei contenuti legati ai diversi contesti in cui si offre. Questa continua riformulazione della struttura, permette al testo, inteso come documento storico, di farsi vivo, di assumere un valore progettuale che fa riflettere sulle questioni di cui lo stesso testo parla, quelle della meraviglia e della macchinazione, e più in generale dell’intero mondo dei meccanismi di rappresentazione. I dispositivi scenici descritti dal Bernini nella sua commedia, dunque, vengono intesi nello spettacolo come veri e propri strumenti di propaganda, dispositivi che, oggi diversamente in scena, ci aiutano a ragionare sulle implicazioni politiche ed estetiche che ruotano intorno al loro utilizzo. Lo spettacolo tenta dunque di considerare il valore analogico degli elementi scenici come virtù essenziale per sviluppare una riflessione sul concetto di tecnica all’interno della società contemporanea. L’enfatizzazione delle possibilità espressive degli apparati scenografici in una direzione più specificamente installativa/scultorea, perciò, consente loro di acquisire un valore equivalente a quello degli attori. Tutto ciò dà forma non tanto ad una interpretazione della commedia del Bernini, ma piuttosto ad una nuova rappresentazione che guarda al testo dell’artista napoletano quale baricentro di un continuo sbilanciamento.