vai al contenuto della pagina vai al menu di navigazione
 

EN BLANC ET NOIR

Catherine Vickers

Catherine Vickers, pianoforte
Musiche di
Nicolas A. Huber, Franz Schubert, Claude Debussy

 

dove: Laboratori delle Arti/Auditorium
quando: martedì 1 marzo, ore 21

Il concerto presenta tre diverse dimensioni sonore del comporre per il pianoforte. Gli estremi dinamici e la tecnica pianistica d’avanguardia del brano di Huber vengono accostati al lirismo melodico, unito a una certa ossessività ritmica, dei brani di Schubert, e al radicalismo linguistico degli Studi di Debussy, ove l’astrazione della trama compositiva si coniuga ad una sottile raffinatezza timbrica, spesso lontana dalla sontuosità coloristica dei capolavori pianistici precedenti.

 

 

PROGRAMMA:

Nicolaus A. Huber (*1939)
Disappearances (1995)


Franz Schubert
(1797-1828)
Drei Klavierstücke D 946 (1828)
n. 1 Allegro assai – n. 2 Allegretto – n. 3 Allegro


Claude Debussy (1862-1918)
Douze Études pour le piano (1915)

Livre I: Pour les «cinq doigts» d’après M. Czerny - Pour les tierces
Pour les quartes - Pour les sixtes - Pour les octaves - Pour les huit doigts

Livre II: Pour les degrés chromatiques - Pour les agréments - Pour les notes répétées Pour les sonorités opposées - Pour les arpèges composés - Pour les accords

------

Catherine Vickers, nata in Canada, ha studiato ad Hannover in Germania e si è imposta sulla scena pianistica con la vittoria di due prestigiosi concorsi pianistici internazionali: il “Busoni” (1979), e il concorso di Sydney (1981). Svolge un’intensa attività concertistica in Asia, Europa, e nelle due Americhe, ed esegue programmi che comprendono opere pianistiche appartenenti sia alla tradizione sia alle avanguardie novecentesche. Ha recentemente pubblicato per la casa editrice tedesca Schott i primi due volumi dei suoi esercizi di pianoforte finalizzati all’esecuzione della musica contemporanea, intitolati The Listening Hand. È ospite di alcuni dei maggiori festival musicali internazionali, ed è direttore artistico del festival Piano+. Music for piano and Electronics di Karlsruhe. Insegna all’Università di Francoforte sul Meno.

------

Dopo gli studi musicali a Monaco, Nicolaus A. Huber partecipa agli Internationale Ferienkurse für Neue Musik a Darmstad, dove dal 1946 un gruppo di compositori si proponeva di superare i vincoli posti dal sistema tonale per indagare nuove possibilità espressive. In Disappearances, scritto appositamente per Catherine Vickers, Huber si domanda cosa avvenga nel pianoforte subito dopo il tocco del tasto da parte del pianista, e indaga il fenomeno di dissoluzione del suono. Il titolo instaura anche un’analogia tra un fenomeno acustico e una tragedia umana, ossia tra l’ ‘estinzione’ sonora e la morte delle vittime dei campi di concentramento. Lo spartito fornisce dettagliate indicazioni all’interprete: sull’uso del pedale di risonanza, sulle variazioni dinamiche, fino allo smorzamento del suono. Il brano, dalla forma complessa e frammentata, esordisce intessendo un delicato tappeto sonoro nella zona acuta, sfrangiato dal precipitoso irrompere di note e accordi fortissimi e dissonanti. Il flusso ritmico di crome si arresta più volte in lunghe pause, dopo le quali si anima, ogni volta, un nuovo e suggestivo episodio.
Pochi mesi prima della morte Franz Schubert dava alla luce tre pezzi per pianoforte che Brahms, curatore della prima edizione postuma nel 1868, intitolò Drei Klavierstücke. Si tratta di brevi e raffinati gioielli sonori, dal tono lirico e di grande immediatezza comunicativa, destinati alle “Schubertiadi” viennesi. L’Allegro assai, in mi bemolle minore, è in forma tripartita ed esordisce con un tema vivo e incisivo, dal nervoso ritmo puntato, che, sostenuto da ansiose terzine, contrasta con una sezione centrale, un discreto e assai grazioso Andante. L’Allegretto è scritto nella tonalità sorella del precedente, mi bemolle maggiore, in forma di rondò: un episodio limpido, cullante si alterna a due episodi contrastanti, resi più incisivi dall’assenza di sezioni di transizione. Nell’Allegro, un tema sincopato in misura binaria incornicia un unico episodio centrale in misura ternaria. Una coda brillante dagli accenti marcati conclude la composizione. Di queste opere Schumann scriverà: «Tutto in questi lavori rivela il genio di Schubert: solo poche opere recano inconfondibile il suggello del loro autore».
Nell’estate del 1915 Claude Debussy compone la sua ultima opera per pianoforte: due volumi di studi dedicati «à la mémoire de Frédéric Chopin», un omaggio ai Dodici Studi Op. 10 per pianoforte del compositore polacco. Ciascun brano è dedicato al superamento di una particolare difficoltà tecnica. Il primo libro si apre con lo Studio per le cinque dita, esercizio fondamentale per i giovani pianisti. Seguono gli Studi per le terze, dolci e mormoranti, per le “orientaleggianti” quarte, per le languide seste, per le baldanzose ed eroiche ottave; infine lo Studio per le otto dita fornisce una virtuosistica rielaborazione del primo. Il secondo libro indaga le possibilità timbriche dello strumento: lo Studio per le scale cromatiche sovrappone una melodia diatonica a un moto perpetuo in scala cromatica; lo Studio per gli abbellimenti - scrive Debussy - è una «barcarola su un qualche mare italiano» dal carattere fluttuante; il brillante Studio per le note ribattute si distingue per precisione e chiarezza; lo Studio per le sonorità opposte esplora l’infinita varietà di timbri, le sfumature espressive e dinamiche del pianoforte; il penultimo Studio presenta un tema lento ornato da liquidi arpeggi composti, che superano l’ambito dell’ottava. L’opera si chiude con un monumentale Studio per gli accordi, vivace e risoluto.

Elena Minetti
Laurea magistrale in Discipline della Musica

coordinamento e redazione
Sara Elisa Stangalino