martedì
10 marzo 2009 Aula absidale di S. Lucia (via de' Chiari 25a) ingresso libero - posti limitati Corrado Carnevali (1963) In selge Weiten per flauto, clarinetto, pianoforte, violino e violoncello Claude Debussy (1862-1918) Brouillards dal secondo libro dei Préludes per pianoforte Claude Debussy (1862-1918) / Alessandro Pivetti (1977) Brouillards trascrizione per flauto, clarinetto, pianoforte, due violini, viola, violoncello e contrabbasso Claude Debussy La Puerta del Vino dal secondo libro dei Préludes per pianoforte Claude Debussy (1862-1918) / Alessandro Pivetti (1977) La Puerta del Vino trascrizione per flauto contralto, clarinetto basso, pianoforte, due violini, viola, violoncello e contrabbasso Paolo Ingrosso (1980) Ordalia della danza per flauto, clarinetto, sassofono, pianoforte, due violini, viola, violoncello e contrabbasso Andrea Sarto (1979) Tau per contrabbasso solista, flauto, clarinetto, sassofono, pianoforte, due violini, viola, violoncello Alban Berg (1885-1935) Sonata per pianoforte op. 1 Alban Berg / Mino Marani (1985) Sonata per pianoforte op. 1 trascrizione per flauto in Sol, clarinetto, sassofono tenore, due violini, viola, violoncello e contrabbasso
Nato nel 1985, Mino Marani
si è diplomato in pianoforte con lode e menzione d'onore al
Conservatorio “Bruno Maderna” di Cesena, sotto la guida di Victoria
Pontecorboli. Nello stesso istituto ha iniziato lo studio della
composizione con Gilberto Cappelli e prosegue gli studi con Paolo
Aralla nel Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna. Si sta
perfezionando in pianoforte con Mauro Minguzzi e studia musica da
camera nell’Accademia Pianistica di Imola, con il Trio Altenberg,
Konstantin Bogino e Pier Narciso Masi. Ha iniziato lo studio della direzione d’orchestra con Francesco La Licata, ed è attualmente allievo di Renato Rivolta nella Scuola Civica di Milano. Ha seguito numerosi corsi di perfezionamento sia in pianoforte (fra l’altro con Elisso Virsaladze, Vitalij Margulis, Davide Franceschetti) sia in direzione d’orchestra (fra l’altro con Peter Gülke, Piero Bellugi, Wolfgang Doerner, Sandro Gorli). Dopo aver frequentato i Laboratori sulla musica da camera del XX secolo nel Dipartimento di Musica e Spettacolo, dal 2007 collabora col FontanaMIXensemble. Il FontanaMIXensemble ha debuttato nel 2002 con un concerto per il Bologna Festival e da allora ha collaborato con le più importanti istituzioni musicali bolognesi: il Teatro Comunale, La Soffitta, il Museo della Musica, il Festival Angelica, l’Arena del Sole. Si esibisce in numerose sedi concertistiche, fra cui il Festival REC di Reggio nell’Emilia, l’Istituto di Cultura giapponese di Roma, il Festival Milano Musica, l’Associazione Nuova Consonanza di Roma, gli Amici della Musica di Palermo. Lo studio e l’interpretazione del repertorio del ’900, assieme alle proposte di nuove opere, spesso appositamente commissionate, rappresentano lo spazio musicale d’elezione del FontanaMIX. Fondamentale la collaborazione con i compositori Kaija Saariaho, Fausto Romitelli, Jonathan Harvey, Klaus Huber, Sylvano Bussotti, Toshio Hosokawa, Gilberto Cappelli, Francesco Carluccio, Giorgio Magnanensi, Paolo Aralla, Atli Ingolfsson, Paolo Perezzani, Giulio Castagnoli. Col FontanaMIXensemble, diretto fin dalla fondazione da Francesco La Licata, hanno collaborato i direttori Yoichi Suiyama e Giorgio Magnanensi, il mezzosoprano Monica Bacelli, il basso Nicholas Isherwood, il pianista Mauro Castellano, i violoncellisti Frances-Marie Uitti e Francesco Dillon, la flautista Thuridur Jónsdóttir, il violinista Paolo Chiavacci, il contrabbassista Stefano Scodanibbio, il coreografo Luca Veggetti. Nel 2008 l'ensemble ha dedicato tre progetti di particolare rilievo a Mauricio Kagel (esecuzione della Rosa dei venti), a John Cage (creazione presso il MAMbo di uno spettacolo multimediale su Variation III) e a Wolfgang Rihm, al quale ha dedicato tre concerti nell’àmbito della quinta edizione della rassegna EXITIME. Dal 2004 il FontanaMIX, “ensemble in residenza” nel Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna, ha ideato la rassegna musicale “EXITIME”, per offrire alla città di Bologna uno spazio di creatività musicale permanente. |
in
collaborazione con il CIMES
Concerti Exitime 05 Nuovi autori/Nuovi interpreti II FontanaMIXensemble Mino Marani direttore Lavinia Guillari flauto Marco Ignoti clarinetto Sabino Monterisi sassofono Enrico Bernardi pianoforte Violetta Mesoraca e Jo Marie Sison violino Chie Yoshida viola Viola Mattioni violoncello Emiliano Amadori contrabbasso Dedicato
a giovani musicisti – autori o interpreti – il concerto offre un
omaggio al Novecento storico. Accanto a tre composizioni originali in
prima esecuzione verranno eseguiti due capolavori del pianismo
novecentesco – due Préludes
di Claude Debussy e la Sonata
di Alban Berg – insieme alle rispettive trascrizioni per ensemble
cameristico, anch’esse in prima esecuzione.
Il concerto si apre con In selge Weiten di Corrado Carnevali per flauto, clarinetto, pianoforte, violino e violoncello (2008). Ispirata al Pierrot lunaire di Schönberg – le parole «In selge Weiten» ricorrono nel penultimo verso dell’ultimo dei 21 melologhi, O alter Duft – la composizione consta di cinque sezioni che si succedono in modo palindromo: la prima, la terza e la quinta sezione condividono lo stesso materiale, così come la seconda e la quarta. Al pianoforte spetta una parte di rilievo: nelle sezioni estreme predomina la ricerca di raffinati impasti timbrici, mentre quelle centrali sono caratterizzate da episodi contrappuntistici. Si passa indi al Novecento storico con due preludi pianistici di Debussy, Brouillards e La Puerta del Vino, poi trascritti per ensemble cameristico da Alessandro Pivetti. Nei due brani (1913) confluiscono alcune suggestioni poetiche ricorrenti in Debussy: in Brouillards (‘Nebbie’) il motivo del flou, dello sfumato, delle atmosfere indistinte, reso dallo scorrere veloce delle quintine che creano aggregati policromatici; nella Puerta del Vino – ispirato a una cartolina raffigurante la porta di Granada, inviatagli dal compositore Manuel de Falla – è il motivo dello spagnolismo, che spicca nel basso ostinato della mano sinistra, con lo schema ritmico tipico dell’Habanera, danza di origine ibero-americana. Nelle trascrizioni, Pivetti punta alla “sonorità” generale dei brani più che al rispetto del contenuto diastematico: ne risulta una raffinata ‘traduzione’ del colore pianistico – l’equilibrio fra le dinamiche e fra i registri della tastiera – nella tavolozza timbrica dell’ensemble strumentale. Segue Ordalia della danza (2008) di Paolo Ingrosso. Il brano si basa sul paradiddle, una tecnica d’esecuzione praticata dai percussionisti, che consiste nell’inserire, in una successione di battiti a mani alterne, due colpi consecutivi eseguiti da una sola mano. La prima parte della composizione si basa interamente su quest’alternanza “variata”, di cui si fa portavoce soprattutto il pianoforte, vuoi sulla tastiera vuoi sulla cordiera. Dal punto di vista formale, il brano è organizzato in sezioni: il passaggio dall’una all’altra, a volte fluido a volte improvviso, scandisce un percorso circolare (alla fine viene ripresa la prima sezione). La varietà ritmica e le frequenti oscillazioni microtonali contribuiscono a creare la sensazione uditiva di una sonorità fluida e “malleabile”. È la volta di Tau (2008) di Andrea Sarto. Il percorso della composizione si articola secondo due gesti strumentali: lo scorrere lento dell'arco sulla corda, che produce un suono molto "fermo", e un ricochet, basato su un'arcata molto rapida che attraversa le quattro corde. L'intera composizione si fonda su un ristretto nucleo di armonici (Sol, La e Si), distorto e trasformato dall'ensemble cameristico (il pianoforte è usato unicamente sulla cordiera), nel quale emerge il contrabbasso. Quest'ultimo si pone quasi come elemento generatore di una massa sonora, riverberata dall'ensemble, che all'ascolto pare "immobile" e statica. Il concerto si conclude con un secondo omaggio al pianismo novecentesco: l’opera prima di Alban Berg, la Sonata per pianoforte, seguita anch’essa da una trascrizione cameristica di Mino Marani. Scritta in forma-sonata, come il primo tempo d’una Sonata classica, la composizione si basa su una serie di figure tematiche interamente derivate da brevi motti esposti all’inizio, costruiti per intervalli di quarta. I numerosi artifici contrappuntistici di questa Sonata si sciolgono in alcuni momenti topici di discorsività appassionata: in particolare nella perorazione finale del tema principale. La trascrizione di Marani nasce dal desiderio di meglio comprendere e “risolvere” la complessa struttura polifonica della Sonata. Nella ferma convinzione – la stessa che fu di Ferruccio Busoni – che lo strumento sia solo il medium di un’idea musicale pura, la trascrizione rispetta fedelmente il contenuto diastematico dell’originale, puntando a chiarificare l’intrico polifonico: le molte linee contrappuntistiche, infatti, affidate ad altrettanti strumenti dell’ensemble, si colgono più distintamente all’ascolto. Nicola Usula coordinamento e redazione ingresso gratuito - posti limitati info: tel. 051 2092413; soffitta.muspe@unibo.it |