a cura di Tihana Maravić Il ragazzo criminale con Eleonora Sedioli, Caterina Cidda, Federica Cangini, Catia Gatelli, Lorenzo Bazzocchi ideazione e regia di Lorenzo Bazzocchi 6 marzo, ore 21 Arena del Sole – Sala Grande Il demone meridiano Laboratorio condotto da Masque Teatro 7-9 marzo, Laboratori DMS – Teatro a numero chiuso; riservato a studenti DAMS; iscrizioni dal 19 febbraio al 2 marzo ore 10-13 presso i Laboratori DMS Il demone meridiano incontro con Masque Teatro e Adriano Piccardi coordina Tihana Maravić 13 marzo, ore 16 Laboratori DMS – Auditorium Materia cani randagi con Eleonora Sedioli, Andrea Basti, Paolo Carbone, Matteo Gatti, Lorenzo Bazzocchi, Catia Gatelli ideazione e regia Lorenzo Bazzocchi 15-16 marzo, ore 21 Laboratori DMS - Teatro |
in collaborazione con
Arena del Sole - Nuova Scena - Teatro Stabile di Bologna 6/16 marzo MASQUE TEATRO la melanconia della resistenza a cura di Tihana Maravić Il progetto è articolato in due momenti di spettacolo Il ragazzo criminale e Materia cani randagi,
accomunati entrambi da un tipo di umanità che soggiace al
proprio destino. Il primo ispirato all’universo di Jean Genet, il
secondo a quello del regista ungherese Béla Tarr.
Il progetto prevede un laboratorio e un incontro, Il demone meridiano, dedicato alla allucinata costellazione psicologica dell’acedia, generatrice di quel tipico temperamento malinconico che attraversa tutta la cinematografia di Béla Tarr. Ho incontrato il cinema di Béla Tarr quasi per caso. Un attore della compagnia, iscritto ad un corso di Storia del Cinema presso l’Università di Firenze, mi aveva parlato di un’opera, Sátántangó, di un certo regista ungherese Béla Tarr, dalla durata quasi impensata, un film di sette ore e mezzo. Nella primavera del 1994, fummo invitati al Myfest di Glasgow e in quell’occasione vedemmo proiettata, a passo uno, per una durata di ventiquattro ore in continuo, all’interno di uno dei vecchi depositi del Tramway Theatre, l’opera di Hitchcock, Psycho. Fotogramma dopo fotogramma. Quell’esperienza aveva lasciato un segno profondo al punto che ogni qual volta si ripresentava la questione del tempo dell’accadere, non potevo fare a meno di pensare ad essa. Non aspettai che la preziosa cassetta VHS mi fosse recapitata; scaricai dal web in tre notti una versione di Sátántangó in quattro parti di circa 70 minuti ciascuna. Alle cinque del mattino ne avevo terminato la visione. Con la testa in subbuglio, ma con le idee chiare. Pensavo al teatro e guardavo il cinema. Pensavo con desiderio rabbioso alle possibilità che il cinematografo si offre: il primo piano e il paesaggio. E nel cinema di Béla Tarr piani sequenza di figure in movimento riprese costantemente in primo piano si alternano a piani sequenza di paesaggi infiniti, dove il tempo dell’accadere è il tempo dell’essere, dell’esserci. Furiosamente cercai tutto quello che potevo trovare di quel regista. Vennero alla luce così le sue collaborazioni con lo scrittore Krasznahorkai e poi le altre opere di Béla Tarr stesso; scritti critici illuminanti di Angelo Signorelli e Paolo Vecchi. Vorrei fare mie le interrogazioni che pone Péter Esterházy: …dunque il mio problema non è che il film dura sette ore e mezzo, ovvero perché non duri 8, 9, 10, 11, 12, 13 ore? Io dunque pongo sul serio la domanda: perché finisce questo film? Lorenzo Bazzocchi, Atto libero, Crisalide 2006
Masque teatro nasce nel 1992 a Bertinoro (FC) per opera di Lorenzo Bazzocchi e Catia Gatelli. La forza visionaria del loro teatro si esprime nel complesso dialogo che la compagnia sviluppa tra il discorso filosofico, la creazione di elaboratissime architetture sceniche e il fondamentale ruolo del lavoro attoriale. Nel 2000 ricevono premio Ubu per il Progetto Prototipo e nel 2002 il Premio Francesca Alinovi per l’attività artistica. Dal 1994 sono ideatori e organizzatori del festival Crisalide. Attualmente vivono e lavorano nella loro sede dell’Orto del Fuoco a Forlì. A Prigione detto Atlante (1992) e Seleniazesthai (1993) segue Coefficiente di fragilità (1994) che inaugura un nuovo modo di relazionarsi sia con lo spazio interno della scena, sia con i luoghi che accolgono la scena stessa. Proprio in quegli anni si consolida il rapporto con spazi teatrali anomali quanto stupefacenti: Interzona (Verona) e Link (Bologna). Si ritorna alla visione frontale nel 1996 con Nur Mut, ispirato all’Antiedipo di Deleuze e Guattari (da cui il video La passeggiata dello schizo, vincitore del premio di produzione a Riccione TTV 1997). Se Nur Mut trattava dell’uomo a confronto con la sua chimicità, alle prese con la misurazione tecnica del proprio corpo, Eva Futura (1999), ispirato all’omonimo romanzo di Villiers de l’Isle Adam, apre spietatamente le porte ad una critica radicale della presunta superiorità e onnipotenza etica dell’uomo. Del 2001 è Omaggio a Nikola Tesla: dove scienza e teatro trovano una straordinaria coniugazione. Da Postanovšcik (2002) a Davai (2004), fino a Il ragazzo criminale (2005) e Materia cani randagi (2006), l’esigenza dell’organicità tra l’azione e lo spazio, che attraversa tutti gli spettacoli di Masque, rivolge lo sguardo al cinema. Se nel paesaggio e nel primo piano ne coglie le caratteristiche salienti, è fondamentalmente in quest’ultimo che Masque teatro individua la specificità del proprio agire nella scena: al primo piano cinematografico affianca un costante isolamento della figura; gli attori agiscono secondo una logica che esclude l’altro. Questa separazione, impedendo relazioni intelleggibili, mette al riparo da un regime di tipo narrativo, consentendo allo spettatore di essere creatore di relazioni. |