Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Dipartimento di Musica e Spettacolo - La Soffitta 2007

martedì 3 aprile 2007, ore 21
Aula absidale (via de' Chiari 25a)
ingresso gratuito - posti limitati



Franz Liszt
Fünf kleine Klavierstücke, n. 4: Andantino
Wiegenlied

Charles-Valentin Alkan
Increpatio, op. 63, n. 10

Liszt
Bagatelle sans tonalité

Alkan
Les diablotins, op. 63, n. 45

Liszt
Grand galop chromatique

Alkan
J’étais endormie, mais mon cœur veillait,
op. 31, n. 13

Liszt
Légendes, n. 2: St. François de Paule
marchant sur les flots

Alkan
Barcarollette, op. 63, n. 12
Allegro barbaro, op. 35, n. 5

Liszt
Nuages gris

Alkan
Le festin d’Ésope, op. 39, n. 12



Maurizio Biondi. Si è laureato in musicologia all’Università di Bologna con Franco Donatoni e diplomato al Conservatorio di Parma (pianoforte) e Firenze (musica corale e direzione di coro). Svolge attività di ricerca musicologica con particolare riguardo alla musica dell’Ottocento e del Novecento storico. Ha curato l’edizione italiana delle Soirées de l’orchestre di Berlioz (Torino, EDT, 2006). È autore di varie “scene” o “letture da concerto”, un genere di spettacolo (con voce recitante) in cui l’idea dell’approccio critico al brano musicale viene ripensata in forma teatrale e letteraria. Tra i titoli più significativi: Schönberg e i suoi volti (sulla Suite op. 29; Firenze, Palazzo Pitti, in collaborazione con la Scuola di Fiesole), Dialoghi sulla Grande Fuga (sull’op. 134 di Beethoven; Padova, Sala del Liviano), La luce ritrovata (sul Thamos di Mozart; Festival K di Santa Cecilia, Roma, Parco della musica). Ha curato una nuova edizione della Norma di Bellini (andata in scena nel 2001 per il Festival di Parma) e ha lavorato come consulente artistico per il Teatro Massimo di Palermo. Attualmente insegna Storia della musica ed Estetica musicale nel Conservatorio di Adria.
Giampaolo Nuti. Ha compiuto gli studi pianistici a Firenze con Antonio Bacchelli e con Franco Scala ad Imola. Ha seguito corsi di perfezionamento in Italia e all’estero, sia di pianoforte sia di musica da camera. Ha compiuto inoltre studi di clavicembalo, musica elettronica e direzione d’orchestra. Vincitore di numerosi concorsi pianistici nazionali, ha tenuto concerti all’estero (Austria, Germania, Stati Uniti ecc.), nonché nei più importanti centri italiani; si è esibito come solista con numerose orchestre sinfoniche e cameristiche. Ha suonato con l’Orchestra da Camera Fiorentina, la Filarmonica Marchigiana, la Giovanile di Genova, la Camerata Marciana, la Sinfonica di Lecce. La sua discografia comprende alcune importanti integrali: le opere per pianoforte solo di Alfred Schnittke e le opere per violino e pianoforte di Schnittke (per l’etichetta Stradivarius) e Luciano Berio (Decca). È attualmente docente di pianoforte al Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma. Ha tenuto masterclasses per varie associazioni ed accademie italiane, oltre che per la Showa University di Tokio e per la Escuela Nacional de Música di Città del Messico; ha collaborato inoltre con l'Accademia Chigiana di Siena, in qualità di assistente di Yuri Ahronovitch.
Cieli, salotti e inferi


Giampaolo Nuti
, pianoforte
Maurizio Biondi
, testi e letture



A Parigi, nella “capitale del secolo XIX”, una delle figure caratteristiche dei salotti mondani fu il ‘virtuoso’. Se Paganini ne aveva rappresentato la perfetta personificazione nella sfera del violino, in àmbito pianistico essa trovò incarnazioni supreme in Fryderyk Chopin e Franz Liszt. L’associazione del virtuoso e del compositore in un unico musicista contribuì a formare l’immagine romantica dell’artista demiurgo, che reca l’impronta della dicotomia paradiso/inferno, sospeso com’è tra le sommità celesti cui assurge grazie all’arte e gli abissi cui è condannato dalla sua indole faustiana.
Franz Liszt (1811-1886) e Charles-Valentin Alkan (1813-1888) figurano tra i maggiori virtuosi romantici dell’Ottocento; essi furono accomunati da un’originale ricerca poetica nel campo del virtuosismo e differenziati da personalità ed evoluzioni artistiche ben diverse: a Liszt, grande artista acclamato dalle folle, sempre in movimento tra le principali città d’Europa, si contrappone Alkan, conosciuto e ammirato negli ambienti artistici ma poco noto al grande pubblico, e piuttosto restio a lasciare la natia Parigi.
Per Liszt il virtuosismo fu il mezzo ideale per dare forma compiuta ad una ricerca sperimentale assai spinta; nel contempo, la modernità del linguaggio musicale conferiva alla tecnica virtuosistica una sostanza che prima d’allora le difettava. Questa nuova poetica produsse pezzi quali l’Andantino, quarto dei Fünf kleine Klavierstücke composti tra il 1865 e il 1879, e il Grand galop chromatique (1838), che all’ascolto appare sì di carattere leggero, ma che si fonda su un’inaudita sequenza di tonalità culminante nel cromatismo irrisolto della coda. Ad una ricerca sperimentale fanno capo anche Nuages gris (1881), in cui l’enigmatica cadenza finale non risolve le dissonanze che pervadono il brano, e la Bagatelle sans tonalité – titolo invero audace per il 1885 –, non gran che dissonante ma avveniristica per l’assenza di un centro tonale definito e per il finale costruito sul rapido avvicendarsi di settime diminuite. Di nuovo legata ad ambiguità armoniche è Wiegenlied (1881), riduzione del primo movimento del tredicesimo e ultimo dei poemi sinfonici di Liszt, Von der Wiege bis zum Grabe, scritto nel medesimo anno. La “leggenda" St. François de Paule marchant sur les flots, scritta a Roma nel 1863, evoca la storia dell’eremita che attraversò lo Stretto di Messina camminando a pelo d’acqua: il movimento sonoro e gli effetti pianistici imitano le onde del mare minaccioso, su cui spicca il tema di san Francesco che serenamente valica i marosi.
In epoca romantica lo Studio per pianoforte fu il luogo predestinato alla sperimentazione delle nuove potenzialità tecniche e timbriche derivate dall’evoluzione dello strumento, unendo alla funzione didattica un significato musicale compiuto. Alkan si inserisce in questa tradizione con varie opere, tra cui l’Op. 31 (1847), 35 (1848) e 39 (1857). L’Op. 31 – ne fa parte J’étais endormie, mais mon cœur veillait, il cui titolo è tratto dal Cantico dei Cantici – consta di 25 Preludi in tutti i toni maggiori e minori, con la ripetizione del Do maggiore a chiusura del ciclo. Dell’Op. 35 – dodici Studi in ciascuna delle tonalità maggiori, disposti per quinte discendenti affinché il passaggio dall’uno all’altro risulti armonicamente soddisfacente – fa parte l’Allegro barbaro, studio sui tasti bianchi che fa da contraltare al celebre Studio n. 5 sui tasti neri nell’Op. 10 di Chopin, artista venerato da Alkan. Una decina d’anni più tardi, l’Op. 39 – vi compare Le festin d’Ésope, Studio n. 12 – scorre parallela all’Op. 35, con dodici Studi in ciascuna delle tonalità minori. Le festin d’Ésope presenta 25 variazioni sopra un tema: ciascuna rappresenta un diverso animale delle favole di Esopo. Increpatio, Les diablotins e Barcarollette costituiscono rispettivamente i nn. 10, 45 e 12 dell’Op. 63 (1861), intitolata Quarante-huit motifs: si tratta di “schizzi” caratterizzati da una vivace fantasia inventiva, conclusi da un pezzo non numerato, un Laus Deo che, come nel caso dell’Op. 31, suggella in Do maggiore un ciclo iniziato nella medesima tonalità, a restituire l’immagine di un cosmo armoniosamente riconciliato.

Alice Sella
studentessa Laurea specialistica
in Discipline della musica

coordinamento e redazione

Maria Semi



ingresso gratuito - posti limitati
info: tel. 051 2092413; soffitta.muspe@unibo.it






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