LA SOFFITTA 2006
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MUSICA
17 gennaio - 27 maggio |
17 gennaio - 27 maggio
CONCERTI
martedì 21 marzo ACROBATICO, LANGUIDO, FOCOSOGiovanni Polo clarinetto Rina Cellini pianoforte |
Il timbro caldo e fluido del clarinetto, che nell’Otto e Novecento ha affascinato generazioni di compositori, si presta a molti tipi di espressione: può assumere un tono imperioso, come nell’Allegro con fuoco di Weber, un piglio gaio, come nell’Allegro giocoso di Lutosławski, o una voce suadente, come nel Sehr langsam di Berg. Carl Maria von Weber mostrò una predilezione per gli strumenti a fiato, in particolare per il clarinetto, sia nell’abbondante produzione cameristica a essi dedicata, sia nei molti assoli affidati ai fiati nelle opere teatrali – si pensi alla drammatica sortita del clarinetto nell’ouverture del Franco cacciatore (1820). Il Gran Duo concertante op. 48 del 1816, anno in cui Weber assunse la direzione dello Hoftheater di Dresda, fu subito eseguito, in varie città, dall’amico clarinettista Heinrich Bärmann e, al pianoforte, dallo stesso compositore. Il lavoro, come suggerisce il titolo, dà sfoggio di virtuosismo, ma i valori tecnici si amalgamano a quelli più squisitamente melodici attraverso un’ampia tavolozza espressiva. Gli arpeggi, le scale e le fioriture, eseguite da entrambi gli strumenti, conferiscono ai movimenti estremi un’eccitazione gioiosa che, nel più tranquillo Andante con moto, si smorza in un languore nostalgico. I Vier Stücke (Quattro pezzi) op. 5 di Alban Berg del 1913, dedicati al maestro Arnold Schönberg, sono molto brevi e rispondono al gusto per l’epigramma e l’aforisma che accomunò le avanguardie musicali e letterarie viennesi intorno agli anni Dieci. Eseguiti per la prima volta nel 1919 a Vienna, per Theodor W. Adorno i quattro pezzi sarebbero quasi i movimenti di una «Sonata in miniatura»: Allegro, Lento, Scherzo, Finale (quest’ultimo in forma di rondò). La scrittura si basa in prevalenza su armonie di quarta ed è, come altre composizioni del periodo, atonale: non prevede cioè il rapporto gerarchico tra i suoni stabilito nella tonalità. I violenti contrasti dinamici e l’uso del frullato (un particolare effetto sonoro, simile al tremolo, prodotto da alcuni strumenti a fiato) producono un clima allucinato, a tratti visionario, tipico di questa fase espressionista delle avanguardie musicali Nel 1939 Paul Hindemith nel trattato Unterweisung im Tonsatz (Ammaestramento alla composizione) sposa le ragioni di un classicismo restauratore, sostenendo la necessità “naturale”, nella composizione, di un centro tonale verso cui convergano tutti i suoni. Nella Sonata per clarinetto e pianoforte dello stesso anno il desiderio di un “ritorno all’antico” è palese non solo nell’impianto formale classico, Allegro, Scherzo, Adagio, Finale, ma anche nella fattura semplice e ordinata dei temi, o nell’impiego di procedimenti contrappuntistici di ascendenza bachiana. L’aura di classica compostezza dell’Allegro si tinge di una straniante modernità nel motivo per quarte ascendenti (un’elaborazione dell’inciso melodico iniziale), simile al tema principale di una delle composizioni che avevano introdotto la “moderna” fase atonale di Schönberg: la Kammersimphonie op. 9 del 1906. Nell’Adagio, in Fa minore, il canto s’impregna di una struggente nostalgia, che pare idealmente rivolta a un passato irrecuperabile. Nei Preludi danzanti del 1954 Witold Lutosławski s’ispira al folklore della sua terra, la Polonia, sulla scia dell’interesse etnomusicologico che, a partire dalle ricerche degli ungheresi Béla Bártok e Zoltán Kodály, aveva caratterizzato l’Est europeo tra la fine del secolo XIX e la prima metà del XX. L’atmosfera della musica tradizionale slava è tenuta viva dall’impiego di motivi costituiti da piccoli intervalli, dal continuo cambio di metro e dalla presenza di lunghi “ostinati”. Nei pezzi 1, 3 e 5, inoltre, Lutosławski sovrappone metri differenti al fine di rappresentare l’indivisibilità del numero dispari. Negli anni ’50 Krzysztof Penderecki studia composizione all’Accademia nazionale di musica di Cracovia. Le Tre miniature del 1956 sono dedicate al maestro di clarinetto dell’Istituto: Wladysław Kosieradzski. Il ritmo e l’armonia, in particolare la preferenza per i salti di settima, rivelano nel giovane compositore influenze bártokiane. Uno spensierato Allegro e un energico Allegro ma non troppo incastonano la vena melodica soffusa di mistero d’un breve Andante cantabile. Claudio Silvestrelli coordinamento e redazione di |