Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
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Questa sezione del programma 2002 della Soffitta è particolarmente rappresentativa, sia per la centralità napoletana nel teatro del nostro Novecento sia per lanticonformismo degli artisti guida ospitati.
Dal primo punto di vista è notevole il fatto che Napoli, quale città europea per eccellenza, continua ad avere nei teatri dei luoghi di rivelazione, dove la complessità sa manifestarsi in forme semplici, dove la filosofia è stimolata dalla vita quotidiana e dove la vita stessa delle classi subalterne non è rimossa: tanto da generare sempre nuovi inventori del giuoco scenico. Più forte della derealizzazione capitalista e della verticalizzata incidenza delle politiche in corso, si stanno così rivelando gli ascendenti di Viviani, del futurismo, di Totò, dei Maggio e dei De Filippo - di Eduardo in particolare - e dello stesso De Simone.
Non sorprenderà così gli spettatori della Soffitta, cui sono già familiari i Teatri Uniti e più figure del Teatro nuovo, questa dilatazione di conoscenze; mentre, in particolare, per gli studenti del DAMS sarà decisivo entrare in contatto con queste avventure sceniche di moltiplicazione. Estreme e palpitanti, insieme, sono le visioni materializzate da Renato Carpentieri, che assimila capitali scritture non drammatiche per creare, insieme ai suoi ottimi compagni, un antimuseo in sedi museali, sfidando la sua stessa fortunata identità televisiva. E non è meno estrema e fertile loperosità di Laura Angiulli, la regista premiata di Tatuaggi, che insiste a realizzare incontri e alternative in un luogo del napoletano dove Genet è diventato di casa. Per non dire di Vanda Monaco Westerståhl, che allinsegnamento universitario e al prestigio politico - di presidente di una commissione chiave del Consiglio regionale - preferì lamore e a Stoccolma si fece dramaturg, regista e attrice, o di Tonino Taiuti, ragazzo dei vicoli che seppe negare il suo destino per farsi poeta e attore notevole, o dellessenziale Lello Serao.
Storie di teatro metropolitano possono dirsi queste e, nello stesso tempo, esperienze di richiamo di un segreto scenico decisivo, non lontano dallextratemporalità recitativa delle culture orientali.
Claudio Meldolesi
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