Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna PROGRAMMA
Martedì 6 febbraio 2001, ore 21
AULA ABSIDALE DI S. LUCIA
via de’ Chiari 23a
 

Un bue surreale

Patrizia Prati - pianoforte
Elena Valentini - pianoforte
Marcello Franca - mimo
 
presentazione di
Mario Barbuti

ingresso gratuito

PROGRAMMA

 
Samuel Barber (1910 - 1981)
Souvenirs, Ballet Suite op. 28
 
Waltz
Schottische
Pas de deux
Two-Step
Hesitation-Tango
Galop
 
Pëtr Il’ic Cajkovskij (1840 - 1893)
La Belle au bois dormant, Suite du ballet op. 66a
 
Introduction: La fée des lilas
Adagio: Pas d’action
Pas de caractère: Le Chat botté et la Chatte blanche
Panorama
Valse
 

(trascrizione per pianoforte a quattro mani di Sergej Rachmaninov)

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Darius Milhaud (1892 - 1974)
Le Bœuf sur le toit op. 58a
Cinéma-symphonie sur des airs sud-américains
(trascrizione per pianoforte a quattro mani di Darius Milhaud)

Un bue surreale

I sei pezzi che compongono la suite Souvenirs del compositore americano Samuel Barber furono scritti in origine per pianoforte a quattro mani ed eseguiti in giro per l’Europa nel 1951 dallo stesso autore in duo col dedicatario e ispiratore dell’opera, il pianista e violinista Charles Turner. Negli anni successivi videro la luce la versione per pianoforte solo e per due pianoforti, dopodiché Barber provvide all’orchestrazione. La partitura fu eseguita più volte e infine, su richiesta d’una compagnia di balletto, nel 1955 ebbe luogo la prima rappresentazione teatrale, con la coreografia di Todd Bolender. L’intento dichiarato di Barber era di trasportare l’ascoltatore nella New York del 1914, nell’atmosfera delle serate danzanti nei locali alla moda.

Al contrario di Souvenirs, la versione per pianoforte a quattro mani della Bella addormentata nacque dopo la rappresentazione del balletto di Cajkovskij (1890), e per mano d’un autore diverso. Il lavoro di trascrizione toccò al giovanissimo Rachmaninov solo perché il suo maestro Aleksandr Ziloti, a causa di una malattia alla mano, ne fu impossibilitato. Il promettente diciassettenne era già un formidabile pianista, ma non ancora un trascrittore provetto: così almeno parve a Cajkovskij, che freddò l’entusiasmo del giovane con critiche severe.

Le Bœuf sur le toit è una "sinfonia cinematografica" su melodie sudamericane scritta da Darius Milhaud nel 1919, e poi trascritta per pianoforte a quattro mani dall’autore stesso. È una musica dal ritmo incisivo e dalla forma trasparente e chiara, che rispecchia lo stile compositivo e l’estetica dei "Six", il gruppo di giovani compositori francesi che in quegli anni si andava formando intorno alla figura di Erik Satie. Concepita in un primo momento come colonna sonora per uno dei tanti film di Charlie Chaplin, fu invece utilizzata per uno spettacolo ideato da Jean Cocteau: una "azione" interpretata non da ballerini o da attori, bensì da clown incaricati di dar vita ad una vera e propria pantomima. La scena, che mette in burla il proibizionismo, è ambientata in un bar d’una imprecisata città degli Stati Uniti, ed è popolata da personaggi tra il caratteristico e il surreale. All’arrivo d’un poliziotto, il bar subito si trasforma in una tranquilla latteria. Per sbarazzarsi del poliziotto, il barman fa scendere dal soffitto un ventilatore e lo decapita. Nessun stupore tra i presenti, che ad uno ad uno escono di scena dopo aver fatto il loro "numero". Rimasto solo, il barman comincia a riordinare la sala: vede il corpo del poliziotto, lo fa resuscitare e gli presenta un conto chilometrico. Per creare un contrasto con la vivacità della musica, Cocteau decise di far muovere i clown con i cosiddetti "movimenti in macro": s’intendono, nel gergo dell’arte pantomimica, movimenti lenti e regolari vòlti a creare nello spettatore la sensazione di guardare un film girato al rallentatore: l’idea, geniale, procurò a Milhaud e Cocteau un grande successo.

 

Maria Laura Caciorgna
(studentessa DAMS)


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