Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna LA SOFFITTA - Centro di Promozione Teatrale

la soffitta
Centro di promozione teatrale

STAGIONE 2000
musica

 

Aimez-vous Brahms?
Sebastian Mannutza: violino
Sebastian Ulises D’Angelo: violoncello
Marco Belluzzi: pianoforte

mercoledì 26 gennaio, ore 21

 
PROGRAMMA
 
Johannes Brahms (1833-1897)
Trio op. 87 in Do maggiore
Allegro
Andante con moto
Scherzo. Presto
Finale. Allegro giocoso
 
* * *
Marco Enrico Bossi (1866-1925)
Trio sinfonico op. 123 in Re maggiore
Moderato
Adagio (In memoriam)
Allegretto (Novelletta)
Finale. Allegro energico

Sebastian Mannutza s’è diplomato al Conservatorio "Giovanni Pierluigi da Palestrina" di Cagliari e successivamente perfezionato all’Accademia musicale di Firenze con Cristiano Rossi. Numerose le esperienze come orchestrale: Orchestra sinfonica Toscanini di Parma, Orchestra del Teatro Rossini di Lugo, Orchestra del Teatro Comunale di Modena, Orchestra del Laboratorio del Teatro Alighieri di Ravenna. È primo violino del quartetto Grandi di Bologna, col quale s’è esibito in numerose città italiane.

Sebastian Ulises D’Angelo è nato a Rosario (Argentina), dove ha cominciato gli studi, poi proseguiti a Buenos Aires. Ha vinto concorsi per giovani violoncellisti e tenuto concerti di musica da camera in varie città del suo paese. Nel 1990, a soli 17 anni, s’è esibito come solista con l’Orchestra da camera di Rosario, del cui organico è poi entrato a far parte. Ha anche collaborato con l’Orchestra sinfonica di San Luis.

Marco Belluzzi ha compiuto gli studi di Canto, Pianoforte, Musica corale, Composizione e Direzione d’orchestra a Bologna. È attivo in particolare nel campo della musica da camera vocale e strumentale. Ha tenuto concerti e conferenze presso varie istituzioni musicali. Svolge altresì attività concertistica e di ricerca nel repertorio rinascimentale e barocco e in quello della musica italiana d’inizio secolo. È direttore dell’Orchestra da camera Intermusiche, specializzata nel repertorio contemporaneo e del ’900 storico. Ha composto musica sinfonica, da camera e per il teatro.

* * *

Si suole distinguere la musica da camera dalla musica sinfonica in base ad elementi d’ordine quantitativo. La prima impiega un numero più ristretto di strumenti: proprio dalla più sfumata sonorità essa trae il peculiare carattere di raccoglimento e d’intimità. Di solito, le risorse della musica da camera si concentrano nel puro fluire delle linee melodiche, nell’intreccio contrappuntistico e nell’elaborazione motivica anziché nella magnificenza fonica, tipica della musica orchestrale. Questa considerazione spiega come mai la musica da camera nell’800 non sia centrale nel catalogo di compositori come Berlioz, Liszt, Wagner, amanti delle grandi masse sonore, e lo sia invece in Schubert e Brahms, uniti da un saldo legame alla tradizione classica.

Nei lavori cameristici di Johannes Brahms le esigenze d’ampiezza sonora e densità armonica vengono soddisfatte soprattutto mediante un peculiare uso del pianoforte. Brahms fu avviato dal maestro Eduard Marxsen allo studio delle opere dei grandi maestri del passato: da Palestrina e Lasso a Haydn, Mozart e Beethoven. Lo stile brahmsiano plasma nelle solenni architetture della tradizione una natura sonora intimamente romantica. Per l’austerità delle forme, per l’esasperato atteggiamento di autocritica, ma soprattutto per la strenua difesa dell’ideale di una "musica pura", intrinsecamente espressiva, Brahms fu considerato dai contemporanei il diretto successore di Beethoven, il depositario d’una essenzialità musicale che le opere del contemporaneo Wagner negavano; fu quindi additato come simbolo del classicismo accademico, antiromantico e antiwagneriano. In realtà Brahms, beethoveniano nelle architetture, in molti aspetti dell’ordito musicale, persino del processo compositivo, mostra per altri versi – si pensi solo alla scrittura pianistica e all’impiego sperimentale delle possibilità timbriche e dinamiche degli strumenti – una schietta indole romantica. I percorsi armonici, spinti a volte ai limiti della tonalità, rivelano un’affinità molto stretta con quello stesso Wagner cui veniva correntemente contrapposto.

La situazione musicale italiana nell’800 è molto diversa da quella tedesca: compositori e pubblico, alieni dalla polemica fra "musica pura" e "musica a programma" propria del Romanticismo tedesco, preferiscono rivolgersi al melodramma. È solo nella seconda metà del secolo che, grazie all’iniziativa di alcuni compositori, s’assiste ad un ritorno alla musica strumentale. Marco Enrico Bossi fu tra coloro che, in un panorama musicale monopolizzato dal melodramma, si prefissero di dare nuovo impulso alla musica strumentale. Raggiunta la notorietà come promotore d’un rinnovamento della tecnica esecutiva organistica, fu apprezzato in seguito anche come compositore, particolarmente in Germania. Nelle sue opere, rivolte soprattutto all’organo e agli insiemi orchestrali, oltre al grande virtuosismo tecnico e alla perfezione delle forme, Bossi dimostra d’aver interiorizzato lo stile tardo-romantico brahmsiano.

Albarosa Curcio Costa

studentessa DAMS


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