Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
5-9 febbraio 7-10 maggio
MOVIMENTO VOCE
CANTO
RIFARE
IL CORPO II
a cura di Marco De
Marinis
Questo progetto è strettamente legato a quello proposto dalla Soffitta l'anno scorso con il titolo "Rifare il corpo. Lavoro su se stessi e ricerca sulle azioni fisiche dentro e fuori del teatro nel Novecento"; ne costituisce anzi il secondo e, per ora, conclusivo momento, condividendone le premesse e le finalità: sottoporre a una riflessione e a una verifica pratica attuale alcune esperienze fondamentali che nel corso del nostro secolo hanno toccato due tematiche di grande rilievo m teatro, e fuori, come il lavoro su se stessi e la ricerca sulle azioni f siche.
Si tratta, per quanto riguarda il teatro, di due fra le maggiori novità dell'intero secolo, che il teatro stesso acquisisce anche grazie all'azione di fermenti ed esperienze coeve esterne, facendone pO1 1 oggetto di sperimentazioni ed approfondimenti capaci a loro volta di produrre effetti ben al di là dell'orizzonte teatrale e di porsi come possibili riferimenti anche per pratiche con finalità non artistiche ma spirituali, pedagogiche, terapeutiche.
La ricerca sulle azioni fsiche ha alle spalle e come contesto il più ampio fenomeno della riscoperta del corpo, che caratterizza la società e la cultura occidentali a partire dalla fine dell'Ottocento e che produce a tutti i livelli e in tutti i campi, compreso appunto il teatro, una nuova, approfondita attenzione alla fisicità e al movimento e alle loro numerose, possibili funzioni (compresa quella espressiva) - nell'esigenza di superare divisioni e rimozioni plurisecolari.
Quanto al secondo tema, quella che il lavoro dell'attore sia prima di tutto, e più di tutto, un lavoro su se stessi rappresenta una delle grandi idee-forza proposte e praticate - anche qui sulla base di importanti suggestioni esterne - dal nuovo teatro novecentesco, da Stanislavskij in avanti. Come C1 hanno msegnato i grandi Maestri della scena contemporanea, quello su se stessi è un lavoro eminentemente tecnico, che però coinvolge l'attore come essere umano integrale: corpo e mente, esterno e interno, espressività ed emozioni, non più divisi e separati. E' evidente, quindi, che si tratta di un lavoro tecnico che non soltanto implica dei presupposti etici (pazienza, dedizione, disciplina) ma che soprattutto produce - se condotto correttamente -delle fortissime "ricadute" etico-spirituali-intellettuali, in termini di crescita personale dell'attore-uomo, di dilatazione della percezione e della coscienza.I1 progetto della stagione passata era articolato in tre momenti, riguardanti rispettivamente la ricerca di Gurdjieff (fondatore a Parigi nel 1921 dell'Istituto per lo Sviluppo Armonico dell'Uomo) sui cosiddetti Movimenti (o Danze sacre), la Biomeccanica del grande regista russo Mejerchol'd e l'Euritmia del fondatore dell'Antroposofia Rudolf Steiner, ed ha visto la partecipazione di specialisti, artisti e studiosi, di livello internazionale.
Quest'anno il progetto sposta la sua attenzione verso la seconda metà del Novecento, anche se due delle quattro esperienze di cui si intende dar conto affondano le loro radici nei primi decenni del--secolo e riguardano, come l'anno passato, personalità già scomparse, seppure da non molto tempo. Ci riferiamo a Etienne Decroux, padre del mimo contemporaneo, morto nel 1991 e di cui ricorre nel 1998 il centenario della nascita (Parigi, 1898), e a Moshe Feldenkrais (1904-1984), uno dei pionieri della psicomotricità e della medicina psicosomatica, inventore di un metodo di educazione e rieducazione corporea con importanti possibilità di utilizzazione anche in campo performativo e attoriale.
L'omaggio a Decroux, perché pure questo vuole essere il capitolo del progetto a lui dedicato (e non soltanto per il centenario ma anche per l'i nprowisa scomparsa di uno dei suoi allievi più importanti, da anni operante in Italia: Ingemar Lindh), sarà affidato (a parte una conferenza del curatore dell'intero progetto, Marco De Marinis, noto specialista di Decroux e della ricerca mimica contemporanea) a due giovani artisti italiani, profondamente segnati dal magistero decrouiano ed entrambi provenienti da Napoli: Michele Monetta, che tuttora opera in quella città, dove si è segnalato da tempo per il talento registico e per le notevoli capacità pedagogiche, ed Eugenio Ravo, che dopo aver lavorato a Bologna per molti anni, e spesso in condizioni di grandi difficoltà, è stato costretto a dover cercare altrove le condizioni per continuare la propria originale ricerca sulla poesia d'attore.
Delle tecniche di lavoro sul corpo messe a punto in tanti anni di ricerche e di insegnamento da Moshe Feldenkrais darà conto una nota insegnante austriaca, Livia Calice, specializzatasi in particolare sulle possibili utilizzazioni del cosiddetto metodo Feldenkrais in campo espressivo ed artistico.
Le esperienze che compongono gli altri due capitoli del progetto "RIFARE IL CORPO II" saranno proposte dagli stessi artisti, anzi artiste visto che si tratta di due donne, che le stanno portando avanti ormai da molto tempo: Rena Mirecka e Maud Robart; entrambe legate (e forse la circostanza non è del tutto casuale)a una della maggiori personalità del teatro del secondo Novecento, e cioè Jerzy Grotowski, che proprio nella nostra città ha presentato solo qualche settimana fa la sua ricerca più recente in occasione della laurea honoris causa conferitagli dall'Università di Bologna.
Di Rena Mirecka basterà dire che ha fatto parte del ristrettissimo numero di giovani attori che Grotowski riunì attorno a se nel 1959 per dare vita, a Opole, al mitico Teatro delle 13 File (che si sarebbe trasformato pochi anni dopo nell'ancor più mitico Teatro-Laboratorio). Dal 1982, distaccatasi dal maestro, Rena Mirecka ha iniziato una attività di ricerca e sperimentazione da lei diretta, conducendo seminari e progetti di ricerca esperenziale con la collaborazione di Ewa Benesz e Marius Socha. Si tratta di un lavoro, chiamato anche di educazione globale alla creatività, che sviluppa originalmente alcuni degli elementi della ricerca parateatrale svolta da Grotowski negli anni Settanta con la collaborazione, fra gli altri, proprio di Rena Mirecka.
Maud Robart, cantante haitiana con una ormai lunga esperienza pedagogica alle spalle, vanta invece il non piccolo merito di essere stata una di coloro che hanno iniziato Grotowski alla conoscenza pratica dei canti tradizionali caraibici e delle loro qualità vibratorie (come si sa, tutta l'ultima fase del lavoro di Grotowski, che da undici anni si svolge al Workcenter di Pontedera con la collaborazione essenziale di Thomas Richards, si basa proprio sui canti tradizionali, in particolare caraibici, e sulle loro caratteristiche vibratorie).