Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Attività 2001 QUINTO COLLOQUIO DI MUSICOLOGIA

Conferenze e convegni

Quinto Colloquio di Musicologia
Dipartimento di Musica e Spettacolo dell'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
Palazzo Marescotti, via Barberia 4 - Bologna, 23 - 25 novembre 2001
 
Sabato 24 novembre, 15.30 - 19
Salone Marescotti
 
Tavola rotonda sul tema
 
La musicologia nell’Università riformata: ricerca e didattica
 
 
chairman: Loris Azzaroni (Bologna)
 
partecipanti: Lorenzo Bianconi (Bologna), Gianmario Borio (Pavia-Cremona), Biancamaria Brumana (Perugia), Amalia Collisani (Palermo), Fabrizio Della Seta (Pavia-Cremona; ADUIM), Francesco Luisi (Parma), Giancarlo Rostirolla (Chieti), Daniele Sabaino (Pavia-Cremona), Antonio Serravezza (Bologna-Ravenna)

Relazione di base

La tavola rotonda offre un’occasione importante per riflettere su questioni di grande attualità, che toccano da vicino tutti coloro che operano nell’Università.

L’attuazione della riforma ci ha visti impegnati in un immane lavoro di revisione degli ordinamenti didattici, lavoro notevolmente appesantito dal fatto che l’italianissima abitudine di iniziare a costruire dal tetto anziché dalle fondamenta ci ha costretto a rivedere per mesi, quasi quotidianamente, i nostri progetti. Abbiamo condotto su più fronti una lunga battaglia per la salvaguardia delle discipline della musica: dapprima con il MURST/MIUR e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), poi con il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) e gli uffici amministrativi degli Atenei, infine nelle Facoltà.

Molti di noi hanno visto in non pochi passaggi della riforma l’inclinazione a livellare le differenze e a svalutare le specificità, come a voler creare, per ragioni a me oggi ancora non del tutto comprensibili, un modello formativo fondato sul vago e l’indistinto, con toni e colori ridotti a poche sfumature di grigio, un insieme di griglie curricolari molto spesso punitive (a dir poco) per le nostre discipline. Il che ha portato diverse associazioni di musicologi ad impegnarsi in un ruolo fattivo d’indirizzo e di proposta, mediante la formulazione e la presentazione di un’ampia serie di emendamenti, di cui purtroppo poco o nulla è stato poi tenuto in conto.

Nelle fasi di applicazione della riforma degli ordinamenti didattici notevole è stato il conflitto sull’interpretazione del Decreto Ministeriale, contro una lettura in molti casi eccessivamente restrittiva, penalizzante nei confronti degli studenti e mutilante rispetto alle esigenze di rinnovamento da noi rivendicate: tanto che si sono dovuti moltiplicare gli sforzi e gli interventi per evitare l’assorbimento e il dissolvimento delle discipline della musica entro vaghe e generiche aree umanistiche, che puntavano ad allargare i propri confini a danno vuoi delle discipline caratterizzanti molti corsi di laurea specificamente musicali, vuoi delle discipline musicali tradizionalmente inserite in corsi di laurea in Lettere, Lingue, Scienze dell’Educazione.

Anche sulla linea della specializzazione e della ricerca non sembra che la riforma abbia brillato per spirito d’innovazione e per lungimiranza. Riconosciutole il valore aggiunto dei masters professionalizzanti, ho l’impressione che il nuovo modello formativo non abbia fornito correttivi adeguati a quelle imperfezioni e storture che da tempo lamentiamo.

Ancora non è del tutto chiaro né scontato, mi pare, come saranno regolati gli accessi alle Scuole di specializzazione per Insegnanti della Scuola secondaria. Dopo il triennio o dopo il biennio? o a metà dell’uno o dell’altro percorso? e per quali livelli di scuola? La preparazione dei futuri insegnanti non rischia di pagare il prezzo di una formazione universitaria che, come risulta dalla riforma, viene fondata su un modello alquanto generico sul piano umanistico generale, piuttosto superficiale sotto il profilo della specificità musicale e musicologica, ampiamente insufficiente sul versante pedagogico? E quale sarà in futuro il rapporto con i Conservatorii, i cui insegnanti già oggi sono impegnati nelle Scuole di specializzazione e i cui diplomati, una volta superate le prove di ammissione, fanno corpo unico con i laureati universitari, rendendo ancor più variegato, se possibile, il quadro di riferimento curricolare?

Qualche annotazione sul fronte della ricerca, un fronte già di per sé particolarmente caldo, ma oltremodo surriscaldatosi nelle scorse settimane per via di quanto riportato dalla stampa a proposito dei drastici tagli previsti dalla legge finanziaria: 140 miliardi in meno solo per l’Università, senza contare i tagli dei finanziamenti agli Enti di ricerca. E ciò mentre, statistiche alla mano, constatiamo che l’Italia spende per la ricerca una percentuale del prodotto interno lordo pari alla metà della media europea, una percentuale che la pone ad anni luce di distanza dalla Svezia (l’1,02% in Italia contro il 3,77% in Svezia), ed al quartultimo posto in Europa. Ed appuriamo che sia la spesa annua per i dottorati di ricerca che il numero annuo degli addottorati arrivano a fatica alla metà della media europea.

Questi dati allarmanti sullo stato della ricerca – solo per citare il tema dei co-finanziamenti in ambito universitario, la tendenza è di aprire sempre più gli spazi al settore privato e ai suoi interessi, con ciò che di positivo, ma anche di negativo ne consegue – possono facilmente venir messi in relazione con i problemi posti dalla riforma. Si provi a riflettere sul profilo del laureato in discipline della musica, o con una tesi in discipline della musica, com’è tratteggiato dal nuovo modello formativo: forse non molto di più di un mediamente agguerrito postliceale, un "tardomaturato" che (auspicabilmente) ha colmato le lacune della sua formazione secondaria e se l’è sbrigata con poche paginette per la tesi di laurea triennale, per la quale ha guadagnato una manciata di crediti; oppure un bruco che sta per tramutarsi in farfalla al termine di un biennio pomposamente definito specialistico, durante il quale ha "annusato" a distanza qualche spezzone di disciplina, ha saggiato qua e là possibili, futuri campi di perfezionamento, ma non ha avuto né il tempo né il modo di capire come approfondire seriamente questo o quel settore disciplinare, quale visione storica abbracciare, quali strumenti teorici e metodologici utilizzare, quali criteri critici adottare. Come approderà, se vorrà tentare questa via, al dottorato di ricerca? O per quale mercato del lavoro sarà pronto, un mercato che preme sempre più sull’Università per imporre modelli professionalizzanti costruiti a suo uso e consumo? Certamente il laureato "riformato" entrerà nel girone degli aspiranti lavoratori con qualche anno di anticipo rispetto ad oggi, se sarà stato raggiunto uno degli scopi primari della riforma, ossia – lo si è sentito dire ripetutamente – abbassare il numero degli studenti fuori corso ed abbreviare quindi il tempo medio necessario per il raggiungimento della laurea, specialistica e non. Ma quel poco di specializzazione che il laureato "riformato" avrà acquisito, e che lo avrà portato alle soglie del livello minimo di accesso al mondo del lavoro e della ricerca, sarà stato il frutto dell’invenzione di soluzioni alternative, di formule e marchingegni didattici fantasiosamente posti in essere dai corsi di studio più disinibiti, meno ligi a griglie e schemi imposti dall’alto, costrittivi per i docenti, penalizzanti per gli studenti, dequalificanti per le discipline musicali.

Queste poche riflessioni, improntate sì al pessimismo, ma fondate sulla speranza di un pronto ripensamento del modello di riforma alla luce delle sue prime esperienze applicative, possono tradursi facilmente nella serie di domande che elenco di seguito e che spero potrà servire ai relatori di questa tavola rotonda come traccia di discussione e al pubblico in sala come percorso di ascolto.

La discussione su questi punti si svolgerà in due parti, separate da un breve intervallo. Al termine i convenuti, se lo vorranno, potranno intervenire e porre altre domande o suggerire ulteriori risposte.

Loris Azzaroni
(Bologna)


Home

Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna