Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
Conferenze e convegni |
I Messaggi della defunta R. V. Trousova op. 17 sono tra le opere meglio conosciute di György Kurtág. La relazione, che si concentrerà sulla loro genesi e su alcuni aspetti dellintertestualità realizzata nella versione definitiva e negli schizzi, intende contribuire alla comprensione di alcuni procedimenti ricorrenti nellopera di Kurtág in generale. La lunga gestazione dellop. 17 (1976-1980) ha comportato varie tappe di revisione, con diverse nuove versioni dei singoli brani e ripetuti ritocchi alla pianificazione macrotestuale del ciclo. Il processo compositivo si attua in uno spazio di tensione tra la presenza, determinante, del testo poetico e un desiderio di rigore stilistico e tecnico. Fra i vari tipi di intertestualità vi è quello che la teoria letteraria denomina arte allusiva: decodificata localmente lallusione, il testo di riferimento è attivato nella sua interezza rispetto al testo di partenza, e ne arricchisce il significato. Si possono distinguere i rimandi intertestuali che prevedono la partecipazione consapevole del lettore-ascoltatore da quelli rilevabili in un dato stadio della composizione, ma non però destinati a unattualizzazione palese nel dettato definitivo.
La questione del confronto teorico tra Johannes Tinctoris (ca. 1435 - 1511) e Franchino Gaffurio (1451-1522) non è stata trascurata dagli studiosi; nondimeno, appare bisognosa di indagini supplementari. In particolare, la relazione intende riconsiderare sia il contesto del loro incontro diretto (la Napoli aragonese) sia lentità dei contatti come emerge dai rispettivi scritti, nonché verificare le indicazioni dei due teorici sulla scorta del repertorio polifonico coevo. Del confronto beneficiò soprattutto il più giovane Gaffurio, recependo lalto magistero di Tinctoris nel campo delle proporzioni e della notazione mensurale e sviluppandone i punti nodali in alcuni trattati che rappresentano versioni preliminari dei libri della Practica musicae (Milano, 1496). In tal modo Gaffurio, sul finire del Quattrocento, prese parte a una piccola querelle tra musicisti teorici e pratici ed alimentò un dibattito che nel nord dItalia avrebbe avuto uneco fino alla metà del secolo successivo (Spataro, ecc.). Anche a Napoli, daltro canto, la permanenza di Tinctoris aveva nel frattempo generato una filiazione locale di teorici e musicisti partigiani: sulla sua vera natura ci sarebbe ancora da indagare.
Nel Sei-Settecento le scene operistiche di tuttEuropa si popolarono di soggetti classici, attinti alla mitologia e alla storia greco-romana: drammaturghi di primo piano come il Metastasio vi ebbero ricorso per la quasi totalità della loro produzione. In realtà, lintento non era certo di riesumare né la mentalità né i costumi delle antiche civiltà del Mediterraneo. Ciò che veniva rappresentato rispecchiava piuttosto la cultura italiana del tardo rinascimento, comera stata interpretata dalla letteratura di quella stagione, dal Tasso alla pastorale: unepoca che sotto molti punti di vista aveva precorso problemi e valori propri delle corti europee dei due secoli successivi, proponendo, in particolare, unindagine non banale sulla prepotenza delle passioni e sul loro controllo virtuoso. I soggetti classici che calcarono le scene operistiche rispecchiano dunque, accuratamente celate dietro i personaggi di Roma o della Grecia antica, le angosce e le speranze di una diversa cultura, tesa tra ledonismo rinascimentale e i valori della Controriforma: cultura che, a sua volta, aveva guardato alla classicità come al proprio modello.
Il lavoro dedizione intorno alla partitura di Improvvisazione n. 1 per orchestra di Bruno Maderna (1952) configura sul piano critico-testuale un caso di autorità multipla o, meglio, di cooperazione autoriale. Lopera è trasmessa da un manoscritto autografo di Maderna, composto da fogli di diverso formato, conservato nella Fondazione Paul Sacher di Basilea. Dellopera esistono anche le parti strumentali staccate (Archivio Maderna del Dipartimento di Musica e Spettacolo dellUniversità di Bologna), redatte da Luigi Nono ed utilizzate per la prima esecuzione avvenuta nel 1952 ad Amburgo sotto la direzione di Maderna, nel ciclo di concerti intitolato "Das Neue Werk". Di tale esecuzione esiste una registrazione su nastro, lasciata da Maderna al Musikinstitut di Darmstadt per documentazione. Lautografo maderniano riporta tracce evidenti del lavoro compositivo (cancellature, annotazioni); lopera è però completa nello stadio delaborazione consegnato alla notazione musicale. Le parti strumentali redatte da Nono per la prima esecuzione risultano accurate nella stesura e nel segno grafico, ma il raffronto con la partitura di Maderna evidenzia non poche varianti di lettura degli accidentali (segni darticolazione, interpunzione del testo musicale), soprattutto per quanto concerne le indicazioni dinamiche ed espressive. Se la lezione degli accidentali fissata da Nono nelle parti strumentali destinate agli esecutori sia da considerare spuria rispetto al testo consegnato alla partitura da Maderna, è questione aperta. Nel concertare e dirigere lopera, Maderna dovette di fatto autorizzare la lettura che ne aveva dato Nono, trasmessa in forma notata ai singoli esecutori. Sotto tale profilo, la registrazione della prima esecuzione diretta da Maderna prospetta allascolto la possibilità che se ne tenga conto nel lavoro di collazione e dedizione. Nel discutere le varie implicazioni, occorrerà operare le necessarie scelte sul piano dei criteri e della tecnica editoriali. Nondimeno, lanalisi delluso degli accidentali nelle opere di Maderna e Nono composte negli stessi anni evidenzia aspetti poco o nulla indagati nella storia della recezione e dellascolto della musica seriale in Italia negli anni 50 e nei decenni successivi.
Lavvento della tecnologia, la diffusione dellinformatica, e soprattutto le conseguenze derivanti dallimpiego dei mezzi di trasmissione del suono, e quindi dellacusmatica, hanno avuto leffetto di svelare un nuovo parametro sonoro: lo spazio. I caratteri spaziali della musica sono stati marginalmente sfruttati nel corso dellintera storia della musica basti ricordare la scuola polifonica veneziana, le tre orchestre del Don Giovanni, il Requiem di Berlioz , eppure solo di recente, a partire dagli anni 50, essi son venuti a svolgere un ruolo di rilievo nella prassi compositiva e, di conseguenza, nella riflessione estetica e nellindagine musicologica. Questo intervento intende analizzare le differenti concezioni spaziali nella produzione di quattro compositori italiani contemporanei: si indagherà sia linfluenza fisica dello spazio, adottato come parametro esecutivo compositivamente controllato, sia la funzione chesso assume in chiave espressiva e poetica nellelaborazione linguistica specifica di ciascun autore.
Lantico problema della capra e dei cavoli (Alcuino, Propositiones ad acuendos juvenes) viene spesso citato nella moderna letteratura sullIntelligenza Artificiale come esempio tipico di una situazione che può essere affrontata e risolta in modo automatico sulla base di una precisa analisi formale e di un rigoroso processo di astrazione. Più che offrire soluzioni a un problema contingente, tali discussioni puntano proprio alla ricerca della soluzione in sé (il problema del risolvere i problemi), quindi allelaborazione di criteri analitici e strategie euristiche valide per intere classi di problemi. Beninteso, non tutte le situazioni problematiche della vita reale si prestano a una classificazione senza sbavature e tantomeno a una lucida rappresentazione nei termini di un linguaggio formale come il Prolog o il Lisp. Lintervento verte appunto sulla possibilità di applicare queste riflessioni ad un nucleo storicamente circoscritto di problemi di composizione musicale.