Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna perin

IL "PERHINDÉRION" DELLE ALBE

Storie di un Teatro tra Africa e dialetto

***

DA "PERHINDÉRION"

Prima anta del trittico peregrinante

di Marco Martinelli e Nevio Spadoni

La biglietteria è nel viale d'ingresso della casa di riposo Garibaldi.

Gli spettatori-pellegrini sono lì, aspettano, chiacchierano.

Nel prato adiacente, quello dell'Istituto musicale Verdi, su un praticabile dipinto di rosso c'è una bicicletta nera, dalla linea primonovecento. Da una parte del praticabile pende uno scivolo metallico, come nelle corse a cronometro. Arrivano due uomini, giacca e pantaloni neri, camicia bianca, baffi e pizzetto dipinti sul volto, controllano il praticabile, la bicicletta, danno un'occhiata agli spettatori. Si sente ridere: sono le lampiridi, abiti colorati fine ottocento, rosso viola verdeacqua turchese, portano una mascherina nera dipinta sul volto. Ridono e prendono in giro un ragazzo, Alfred Jarry, giacca e pantaloni neri, camicia bianca, baffi e pizzetto veri, due trombe attaccate alla schiena come due alucce metalliche, che incede con fare grave e distaccato. Dietro di lui quattro musicisti della banda cittadina, tre vecchi alle percussioni e una ragazzina con la tromba. Le lampiridi fanno cenno agli spettatori col dito: "ssshhh!".

Maggio 1998. Schizzo di Cosetta Gardini per la Prima Anta di Perhindérion

Jarry: Il sole è tramontato regolarmente, il pescatore su ordine della guardia ritrae i tentacoli, il ciclista e il vetturino di carrozza diventano femminili lampiridi innamorate, l'elettricista dell'asse della stella realizza il gesto del magnetizzatore che, con l'indice tra i sopraccigli, revoca dall'imitazione della morte. Qui comincia il nostro Per-hin-dé-rion aperta parentesi traduzione dal bretone pel-le-gri-nag-gio chiusa parentesi. Sia-fat-ta-la-te-ne-bra! E-la-te-ne-bra-fu!
I musicisti cominciano a suonare il corale "Ich will hier bei dir stehen", dalla Passione secondo San Matteo di Johann Sebastian Bach. Jarry parte in bicicletta, poi i suonatori, dietro di loro gli spettatori-pellegrini. Le lampiridi fanno da "maschere", sono i cani-pastore del gregge degli spettatori-pellegrini. Si arriva davanti alla facciata del Teatro Rasi-ex chiesa di Santa Chiara. Emmanuel sul cavallo d'oro, scalzo, camicia e pantaloni, un morso da cavallo in bocca, Varia incastonata nella finestrella al centro della facciata, una veste-scultura metallica che arriva fino a terra. I musicisti smettono di suonare.
 
Jarry
Anta prima: Varia e il suo figlio Emmanuel, ovvero della dualità assurda e che salta agli occhi. Prima che la notte come un sipario scuro appaia, ascoltate e annunciate a tutti i popoli: ecco l'Apocalisse del molto comune, la storia di una di quelle larve
In lontananza il rumore della risacca, onde del mare.
 
Emmanuel
Varia... Varia... guarda quanti pellegrini
sono arrivati fin qui, sulla riva del nostro mare
con la speranza di un miracolo...
Varia non dice nulla.
 
Emmanuel
Alcuni sono giunti qui per te, Varia, da molto lontano
chi dai deserti africani
chi dalle montagne d'Oriente ricoperte di neve
chi dalle metropoli del Nord
sono tutti qui per te, fideles et orantes
affaticati dal lungo viaggio
pieni di doni e trepidi nell'attesa
aspettano un segno da te
prima che la notte scenda del tutto
e ci ricopra come una lapide
aspettano un miracolo...
Varia non dice nulla, guarda lontano.
 
Emmanuel
Non puoi deluderli...
Varia continua a tacere.
 
Emmanuel
Mamma... mamma... a m'tent d'ascolt?
Se non fai un miracolo subito
giuro che vengo lì e ti ammazzo con la mia lancia.
Stavolta Varia reagisce!
Varia
Sa dit? Con la tua lancia?
 
Brot fiôl rosp sgrazié
Raza d'zembol inciciuì
brot fiôl d'un cân
a saral mai qvesta la manira ad scorar cun la tu mâma?
Emanuel, Emanuel, s' oia mai fat cvânt a l'ò ciamê Emanuel?
Sarà mai un nome da dare a un bambino?
Faza d'asasén, che t'vu amazê la tu Varia.
Onde del mare, in lontananza.
 
Emmanuel
Mamma, siamo stracchi.
La nostra testa è stracca.
Il Cielo è di pietra, e non ci parla più.
Non sentiamo più le voci
le voci che ci guidavano nella salita.
Forse sono state le orecchie a indurirsi
a diventare pietra
chissà
sta di fatto
che siamo sordi coma di campanez
e solo un portento può guarirci.
Mamma, o fai sto miracolo
o giuro che vengo lì e ti getto di sotto!
Mamma... te lo ripeto per l'ultima volta, fa buio.
Ci basta un segno
signum mirabile
un miracolino, cosa ti costa?
Che ne so... piangi, se non sai fare altro!
Brutto figlio rospo disgraziato
razza di imbecille rincretinito
brutto figlio di un cane
sarà mai questo il modo
di parlare con la tua mamma?
Varia
Pianzâr? Pianzâr?
Dniz a tota sta zenta?
Che piangano loro
che ne hanno di motivi per piangere.
Tota sta zenta, `sti pellegrini
da dov'è che sono venuti?
Dai deserti africani?
Dalle metropoli del Nord?
Cosa ci fanno qui?
Cosa vogliono?
Chi li ha chiamati?
 
Piangere? Piangere?
Davanti a tutta `sta gente?
Emmanuel
Aspettano un segno, madre...
Varia
E lo vengono a cercare qui?
L'è pi e' mond, d'segni!
E' pieno il mondo di segni!
Stasì a ca' vostra!
State a casa vostra, orantes
e orate là dove vi han messo al mondo.
Sordi!
E dovrei essere io
io, Itro-Varia, Signora-bottiglia
a sturargli le orecchie?
A cavargli la rubazza lorda e mêrza
ch' j à ad dèntar?
 
Emmanuel
Una lacrimuccia, mamma...
oppure suda, suda qualche goccia di sangue...
 
Varia
Non ne ho già dato a basta di sangue?
Ne ho già versato delle tonnellate
delle cascate del Niagara ne ho versato
ne vogliono dell'altro?
Emmanuel capisce che Varia non cede, non cederà.
 
Emmanuel
Le cascate del Niagara
Le cascate del Niagara
ma se non sai neanche dove sono
le cascate del Niagara!
Adesso ti sei montata la testa, Varia
e stai contando troppe balle.
 
 
Tota sta zenta
la n' è vnuda acvé
par sintì stal falopi!
Tutta `sta gente
non è venuta qui
per sentire queste favole!
 
Son venuti fin qui per vedere qualcosa
e qualcosa vedranno!
Un fuoco, ecco cosa vedranno!
Mamma, ti brucio!
Io, sulla riva di questo mare
di questa palude
ti do fuoco.
Al centro della scultura-veste metallica di Varia ci sono lunghi fili di cera immessi in cilindri di rame. Sono la pancia di Varia, che ostruisce la porta d'ingresso del teatro. Le lamparidi appiccano il fuoco alla pancia della madre. Il fuoco divora lentamente la veste-pancia di Varia, aprendo così la porta-pancia del teatro. Nell'aria si diffondono le note del "canto dei santi anacoreti", dall'VIII sinfonia di Gustav Mahler. Varia, bruciando, la sua profezia.
 

 

 
Varia
Coma na muntâgna d'giaz
la s' sfarà la tëra a e' sol
e al stël al s'spaplarà
coma di matalon sgiugé.
Badì a cvel ch'a v'degh:
cla bes-cia
che par mel èn
la j è rmasta lighêda,
da e fond dla tera
la darà fura
per sagatê e' mond.
Sët tëst la j à
cun un côrp
 
ch'e pê un grân bison.
Guardiv d'atorna
parfèna al stason
agli è sgumbiêdi
busâna e fred d'istê
d'inveran al bes al dà fura
da e' su sòn.
A i ò vest un lop
l'et dè ch'e' dbèva
int un ebi d'acva mêrza
cun un agnël;
e tot chi mél nuv
ch'i t' ciapa indimpartot
e piân piân i t' scarpela la chêrna
e i t'brusa e'zarvel,
d'in do a dài fura?
La vita la bala cun la môrt
in e' stes fil
ch'e' ven, ch'e va pî d'nud
se pu t'at vult
t'truv sèmpra dla zenta ch'la rid.
che cun i su oc rabì
ch'i spuda de' fugh
la t gvêrda
e a dent sgrignì
la tira in êlt al chêrt
la taja cun la fëra
in do ch'la trova
teral ch'e' rosga
int e' stes môd
prenzip e asasen
la t'ströza i burdël
ataché a la teta
dla su mâma
s'la t'incontra pu ad nöta
cvant che la lona
la j à e' sghet
sègnat tre vôlt la fronta
che t'an la schëp.
La musica di Mahler si fa più alta.
 
Come una montagna di ghiaccio
si disfarrà la terra al sole
e le stelle si spappoleranno
come fichi schiacciati.
Badate a quel che vi dico:
quella bestia
che per mille anni
è rimasta legata
nel fondo della terra
uscirà
per distruggere il mondo.
Sette teste ha
con un corpo
 
che sembra un drago.
Guardatevi attorno
anche le stagioni
sono scombinate
tempesta e freddo d`estate
d`inverno le bestie escono
dal loro sonno
i lupi
bevono nelle pozze d`acqua
marcia
con gli agnelli.
E tutti quei mali
tutti quei mali nuovi
che ti prendono dappertutto
e ti bruciano il cervello
da dove vengono fuori?
La vita balla con la morte
sullo stesso filo
che va, che viene
pieno di nodi
se poi ti volti
trovi sempre della gente che ride.
E lei
che con i suoi occhi arrabbiati
che sputano fuoco
ti guarda
a denti digrignati
taglia con la falce
dove capita
tarlo che rosicchia
allo stesso modo
principe e assassino
strozza i bambini
attaccati alla tetta
della sua mamma
se ti incontra di notte
quando la luna
ha la falce
segnati tre volte la fronte
che non la scampi.
 
 
Varia
Dalle mie ossa
che come spighe secche scricchiolano
mille querce e mille spunteranno
e i miei occhi
come uccelli notturni
sopra la terra di dura zolla
vi bruceranno senza requie
vi bruceranno dentro un fuoco
che non potrete più spegnere.
Il fuoco lentamente si spegne. La porta-pancia di Varia, del teatro, si è aperta. Le lampiridi scostano i cilindretti di rame e Jarry entra in teatro, in bicicletta. Poi i quattro musicisti. Poi le lampiridi fanno cenno agli spettatori di entrare. Nella prima parte della platea c'è un palco bianco, sopra 8 bambini che ballano la monferrina, vestiti da scheletrini, accanto a loro un'enorme testa di Dioniso mozzata (o forse dormiente?). Sul palco in fondo, 4 sciucarèn a torso nudo e una corona d'edera in testa. Accanto al palco, gli aiutanti di Jarry sistemano la sua bicicletta su un praticabile rialzato. Jarry vi sale, pedala ma non avanza, pedala sul posto. La monferrina s'interrompe, ritorna il rumore del mare.
 
Jarry
Siete nella pancia di Varia. Siete nella pancia di Varia. Siete nella pancia di Varia. Potete sedervi o stare in piedi, stare sdraiati oppure le-vi-ta-re L'importante è non interrompere il Perhindérion, che non ha inizio che non ha fine. E se avete una bicicletta, pe-da-la-te!
 

 

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